Forconi Sicilia. Al Sud la protesta non si ferma

forconiSiracusa - Li hanno definiti disperati, mafiosi, estremisti ma i forconi di sicuro non si sono arresi. Il movimento dei Forconi Sicilia è nato in sordina due anni fa nel profondo Sud Italia e ha fatto sentire fortemente la sua voce in tutto il Bel Paese nel mese di dicembre, attraverso i Comitati riuniti degli Agricoltori, conosciuti come Coordinamento 9 dicembre. Negli ultimi giorni le esibizioni di protesta al Nord non si sono fermate, portate avanti da esili gruppi che fanno visita alle case dei politici, ultima la visita a casa dell’ex ministro Giancarlo Galan. Non sono mancati nemmeno gliultimatum al governo. Noi siamo andati a vedere cosa succede dove il movimento è nato e le ragioni che spingono i componenti del movimento a stare in un piccolo capannone nel centro di Siracusa anche in un giorno di festa e occasionalmente piovoso come Santo Stefano, nel quale i siracusani e gli italiani tutti continuano i banchetti familiari del periodo natalizio.

L’AUGURIO DI NATALE A CHI PUÒ FESTEGGIARLO - Lo stand dei Forconi Sicilia a Siracusa è stato allocato in pieno centro, di fronte al Pantheon, una delle chiese principali della città «cosicché tutti possano vederci ed essere sensibilizzati», afferma uno dei rappresentanti. E’ il giorno di natale ma l’appuntamento per una chiacchierata con alcuni membri del presidio è fissato per il giorno dopo.

All’interno della postazione c’erano all’incirca una ventina di persone, la maggioranza di loro uomini. Gli striscioni posti all’esterno stigmatizzavano la crisi e inneggiavano ai motivi della protesta; tra questi uno era indirizzato a tutti i cittadini con il provocatorio augurio di natale «a chi può festeggiarlo». Michel, 26 anni, fa il muratore. Parlando con lui emerge la sua storia e le ragioni che lo spingono a protestare: da anni fuori di casa, ha fatto da sempre il muratore e vorrebbe mettersi in proprio, ma i costi fiscali dovuti all’apertura di una nuova impresa lo frenano.

Movimento dei forconi IL DISINTERESSE DELLA GENTE - Dietro Forconi Sicilia vi sono storie di gente che soffre ma la loro presenza nella piazza cittadina non è ingombrante, sembra quasi passare inosservata ai tanti di passaggio e anche a coloro che da bravi cristiani vanno in chiesa nel giorno di natale. Si discute di questo con un altro forcone: un commerciante che da anni porta avanti la sua impresa familiare di fornitura di gas; da sempre in regola con le tasse, l’imprenditore racconta che la gente è indifferente anche perché apparire benestanti spesso è più importante di tutto. Questa persona ha scelto di far parte dei forconi perché è stanco di istituzioni regionali e nazionali che chiedono e non danno e che impongono sempre nuove tasse. Raffaele Lombardo, da governatore di Regione, ha aumentato l’accisa sulla fornitura di bombole a gas, racconta ancora l’uomo. Sono considerate un bene di lusso, nonostante in Sicilia ci siano interi paesi senza fornitura di metano che devono tutt’oggi utilizzare le bombole per rifornirsi del gas.

I PERCHÉ DELLA PROTESTA E TEMATICHE GLOBALI – Le ragioni del sit-in permanente vanno quindi approfondite. Dal presidio spiegato che la protesta non vuole essere contro i cittadini ma solo contro uno stato oppressore, contro Equitalia, contro l’Euro considerato come una delle prime cause di tutti i mali. Quando si parla di idee e proposte il primo riferimento è al programma stilato dal leader regionale della protesta, Mariano Ferro. All’interno di un grande contenitore di idee, ci sono però opinioni divergenti su diversi temi come ad esempio i rimborsi elettorali, alias finanziamento pubblico ai partiti. Se tutti sono d’accordo sulla loro necessaria rimodulazione, c’è chi vuole eliminarli ma c’è anche chi si dice preoccupato di una mancanza totale di fondi pubblici che darà spazio a nuovi partiti accentratori come l’ex PDL o il Movimento a 5 stelle. Nel calderone di idee si presentano anche temi di politica internazionale e nei volantini dello stand c’è spazio per il Fondo salva stati, il signoraggio bancario e addirittura le scie chimiche degli aerei. Una tesi cospirazionista secondo cui i cittadini verrebbero avvelenati con gas tossici emanati dai jet militari in volo. L’inserimento di questi temi è giustificato dalla volontà di aprire gli occhi ai cittadini a 360 gradi.

I SICILIANISTI - Durante la visita c’è stato il tempo di parlare di mafia, uno dei mali storici della Sicilia, e anche delle divisioni interne al movimento. Se la presenza di Cosa Nostra nei Forconi Sicilia è assolutamente negata, c’è chi dice anche che sarebbe auspicabile tra loro la presenza di persone che hanno subito le vessazioni mafiose. Si parla inoltre delle spaccature interne al movimento anche dopo il semi flop dell’iniziativa romana del 18 dicembre che ha dato luogo alla presa di distanza da Danilo Calvani, uno dei leader nazionale della protesta. Le divisioni non mancano anche a livello regionale. Se il movimento di Ferro vuole combattere a livello nazionale e locale, non mancano coloro che pensano che i problemi della Sicilia vadano discussi a livello autoctono, con la piena applicazione dello Statuto siciliano: i cosiddetti Sicilianisti.

forconi sicilia Volantino informativo (fotografia di Michel Di Giacomo)

Volantino informativo (fotografia di Michel Di Giacomo)

Assistere ad un dibattito tra rappresentanti dei Sicilianisti e i forconi legati a Mariano Ferro, è un’esperienza importante a chiunque voglia capire quali e quante sono le frange del gruppo. Il dibattito tenutosi nel giorno di Santo Stefano fu molto acceso; tema caldo della questione: la proposta di legge per una nuova moneta a credito siciliana parallela all’Euro chiamata “Grano” e le critiche al leader Ferro. Il futuro del Movimento dei Forconi è oggi ad un bivio e bisogna quindi fare chiarezza. Per questo motivo sabato 28 dicembre è stata tenuta una conferenza stampa dal leader Ferro in concomitanza con quella realizzata da Calvani, al fine di spiegare la direzione da imboccare.

IL MALCONTENTO DA CONSIDERARE - Dopo aver trascorso con alcuni Forconi il giorno di Santo Stefano e aver ascoltato alcune delle loro posizioni bisogna senz’altro prendere nota dell’elemento nuovo che la protesta di questo movimento porta con sè. Per la prima volta dopo le discese in piazza contro la Mafia in seguito alle uccisioni di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, a protestare ora non sono solo i sindacati, i partiti o i movimenti studenteschi da quest’ultimi fomentati, ma semplicemente i cittadini in quanto tali. L’oppressione fiscale, la mancanza di lavoro, la criminalità organizzata e una stabilità politica precaria stanno portando l’Italia ad una crisi totale che è chiaramente paragonabile a un tempo di guerra. Stigmatizzare come estremisti o delinquenti ampi movimenti di protesta non servirà al Governo e allo Stato per sopravvivere all’interno di una odiosa stagnazione. Le vere riforme in Italia ed in Europa sono l’unica vera medicina naturale per poter far tornare queste persone a celebrare le feste con le loro famiglie invece che sotto una tenda in un giorno piovoso.

Domenico Pellitteri

Foto: Michel Di Giacomo

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