Fingi falsa modestia su Facebook, o condividi citazioni importanti? Allora sei insopportabile

facebook-bugRoma – Che Facebook abbia cambiato le nostre abitudini è ormai innegabile, non passa ora senza che si corra a visualizzare gli aggiornamenti dei propri contatti, o a condividere stati d’animo o fatti personali con i propri amici virtuali. Il social network di Mark Zuckerberg ha modificato le abitudini quotidiane, spostando le relazioni a un livello astratto: conversazioni e scambi di idee avvengono per gran parte del giorno dietro allo schermo di un computer o tramite uno smartphone, con buona pace delle uscite in compagnia.

Tuttavia, ciò che viene inserito su Facebook non è sempre giudicato interessante dalla propria platea. A tutti infatti sarà capitato di sorprendersi alla lettura dello stato di un proprio contatto che ha pubblicato una banalità, o reso pubblici alcuni particolari intimi, degni di restare tali. L’uso che si fa di Facebook è piuttosto vario, e la piattaforma è divenuta un luogo in cui mettersi in mostra e cercare attenzioni.

Ma siamo sicuri che gli stati che condividiamo siano apprezzati da chi ci legge? A questa domanda ha cercato di dare una risposta Wait But Why, in un suo intervento sul quotidiano online Huffington Post. Questi ha infatti stilato una curiosa classifica, in cui ha individuato in sette modi in cui gli utenti di Facebook si rendono insopportabili agli altri. Non tutti infatti accedendo a Facebook ricordano le regole della netiquette.

Quali sono questi sette modi? Wait But Why individua innanzitutto la «vanteria», tipica è la frase con cui si mostrano agli altri i propri successi. Al secondo posto c’è «la rivelazione criptica», ossia un post che fa intendere ai propri amici che qualcosa sta cambiando, senza chiarire però cosa sia. Immancabile poi «l’aggiornamento letterale», ossia stati legati a citazioni celebri, soprattutto di grandi autori,  al quarto posto «il messaggio privato inspiegabilmente espresso in pubblico», affermazioni che si rivolgono a una persona in particolare e che non ha senso sbandierare ai quattro venti, segue «il discorso per la premiazione agli Oscar che salta fuori dal nulla», più che altro attestazioni di stima verso la collettività, così da generare l’interesse di qualcuno, «l’opinione incredibilmente ovvia», ossia una banalità. L’ultimo comportamento viene definito «il passo verso l’illuminazione», ossia frasi sagge e filosofiche non richieste.
Qualcuno forse si riconoscerà in questa classifica.

Angela Piras

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