
Film anti-Islam. Primavera passata: Obama “in fuga” svuota le ambasciate
Washington – Siamo solo all’inizio. Le rivolte fondamentaliste che hanno appena sconvolto Nord Africa e Medio Oriente sono solo un assaggio. Un’anteprima di quello che la primavera araba sostenuta dall’Occidente ha portato con sé: l’estremismo islamico salafita ora alleato di Al Qaida.
Lo sa bene il presidente americano Barak Obama, che della guerra in Libia contro Gheddafi ha fatto da sponsor d’oltreoceano, e che ora ha le orecche doloranti per le urla musulmane di mezzo mondo: ‹‹Obama, Obama siamo tutti Osama››. Lo sa così bene il presidente che dopo aver chiesto scusa per un filmetto – Innocence of Muslims- che nessuno ha mai visto, sta provvedendo in queste ore ad evacuare le ambasciate di Sudan e Tunisia sperando che nulla capiti a quanti in loco devono rimanere. Quindi via con i consigli: ‹‹I cittadini statunitensi che rimarranno in Tunisia devono usare la massima precauzione ed evitare le manifestazioni››, caldeggiano dalla Casa Bianca intenta a rinforzare le truppe anche in Yemen, Libano ed Egitto. Capito il successo della democrazia islamica?
Allora rivediamo le tappe di questo trionfo politico degli ultimi giorni, tanto per non cadere in errore. Tanto perché un balordo qualsiasi residente a Cerritos (Los Angeles), Sam Bacile – al secolo Nakoula Basseley Nakoula – presunto produttore del film insieme al compare Alan Roberts, presunto regista, già artefice di pellicole porno a basso costo, non passino né per intellettuali incompresi né per capri espiatori di un’amministrazione presidenziale allo sbaraglio.
L’attacco all’ambasciata di Bengasi costato la vita all’ambasciatore Chris Stevens è caduto tra 11 e il 12 settembre, data storica per gli estremisti. E’ stato un agguato organizzato. I presunti 100 terroristi che hanno aggredito la delegazione americana in Libia erano armati, sapevano dell’arrivo di Stevens e dove era il luogo in cui risiedeva la comitiva diplomatica. Pare anche che la Cia fosse a conoscenza del pericolo ma lo abbia sottovatutato. Sempre in queste ore Mohhamed al Megaryef, presidente del Congresso Nazionale libico, ha rilasciato un’intervista alla TV americana Cbs per far sapere come ‹‹alcuni›› degli arrestati non sono libici ma individui provenieti dal Mali e dall’Algeria. Difficile quindi credere alla barzelletta della reazione scomposta di qualche scalmanato. Rimane da capire chi si sia disturbato con tanto impegno e qui si torna al magma indefinito di ribelli, mercenari, terroristi di ventura o organizzati che hanno occupato la Libia ai tempi del conflitto contro Gheddafi. Che sono stati armati fino ai denti dalla Francia di Nicolas Sarkozy con l’appoggio di un Obama incapace di dire no. Esattamente come è incapace ora di fare la voce grossa con i governi inetti o conniventi di Tunisi e del Cairo all’indomani dell’agguato e preferisce chiedere scusa del nulla di quattro fotogrammi su You Tube, manco in America non ci fosse libertà d’espressione (Primo emendamento). E neppure quella Obama è in grado di difendere giacchè è attualmente in scontro aperto con Google per la richiesta di censura del film che il motore di ricerca rifiuta di assencondare.
Ora salafiti e qaedisti, già preponderanti in Libia come in tutti i paesi musulmani tra Africa e Medio Oriente, hanno fatto il salto di qualità con l’aggressione al consolato libico, ottenendo un risultato determinante: hanno portato a termine le prove generali di una colossale mobilitazione globale. E per fare tutto ciò è bastato additare un presunto film blasfemo, di cui non si sa nulla e se pure si sapesse tutto non sarebbe diverso.
Media e sistemi di comunicazione hanno fatto il resto. Il mondo musulmano si è connesso e si è rivoltato. Senza domande. Senza dubbi. Tutti in blocco e dagli al demonio bianco al quale oggi con la violenza si deve inculcare l’interpretazione dell’Islam e guai a chi non si inginocchia e domani qualcos’altro.
Il ruolo migliore, tuttavia, lo gioca la Casa Bianca. Non potendo ammettere, in piena competizione elettorale, il fallimento annunciato delle primavere ha cercato il rattoppo del film additandolo – insieme ai fondamentalisti, incredibile, – come causa principale delle devastazioni e dei morti delle ultime 72 ore. Una calata di braghe in piena regola.
Al momento la situazione sembra essersi placata. Tumulti rientrati. In Libano però i fondamentalisti di Hezbollah non hanno perso tempo. Dopo aver salutato Benedetto XVI in partenza dalla visita di 3 giorni a Beirut e scambiato con lui intensi messaggi di pace, hanno radunato le folle. Dice il leader Hassan Nasrallah che occorre sollevarsi contro il film blasfemo perché: ‹‹Il mondo intero ha bisogno di vedere la vostra rabbia sulle vostre facce, nei vostri pugni e (ascoltarla) nelle vostra grida››. Sia chiaro: siamo solo all’inizio. Obama e l’Occidente tutto sono avvertiti.
Chantal Cresta
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