Festival di Berlino: in concorso l’incontro tra le culture

In concorso al Festival di Berlino 'Inbetween Worlds', 'Stratos' e 'Praia do Futuro', tre film che raccontano il difficile dialogo tra le culture

Inbetween Worlds in concorso al Festival di Berlino

Inbetween Worlds in concorso al Festival di Berlino

È stata una giornata cruda e difficile da digerire quella conclusasi ieri alla sessantaquattresima edizione del Festival di Berlino, interamente dedicata ai drammi politici, etici e sociali che interessano l’intero globo terrestre. Il concorso della Berlinale ha presentato al pubblico e alla critica tre pellicole di indubbio valore civile, rappresentanti situazioni di disagio umano, legate alle difficoltà vissute nei territori rappresentati.

IL TEATRO DI GUERRA AFGANO - Inbetween Worlds della regista Feo Aladag, il primo film della giornata, riprende perfettamente queste caratteristiche, a cominciare dal palco su cui si svolgono le diverse vicissitudini della trama, ovvero l’Afghanistan, paese dilaniato da incessanti guerre e lotte di potere. Protagonista della vicenda è Jesper, combattente tedesco che torna in Medio Oriente tra le file dell’esercito, schierato in difesa di un villaggio messo sotto assedio da parte dei talebani. In questo logorante teatro di guerra, l’uomo incontra Tarik, interprete afgano, e la sorella Nala, con cui stringe un singolare e difficile rapporto umano, destinato ad essere osteggiato e, probabilmente, danneggiato dall’inevitabile e insuperabile situazione circostante.
Quello che viene messo sullo schermo da Feo Aladag è un incontro tra due culture diametralmente distanti, complesse e il cui dialogo risulta difficile e spesso osteggiato da imposizioni esterne; quello che cambia, rispetto alle tante pellicole che negli anni hanno raccontato questo specifico conflitto a fuoco, è il punto di vista affidato alla Germania, uno degli stati che osteggiò la guerriglia iniziata da Bush a seguito dell’attentato alle Torri Gemelle. Si mostra così, tramite questa pellicola, un’ideologia completamente diversa e realmente attaccata al tentativo di riportare un ordine democratico, aspirato ma ancora non raggiunto.

LA GRECIA DELLA CRISI ECONOMICA - La seconda pellicola in concorso al Festival di Berlino, invece, porta il titolo greco di Stratos ed è diretta dal regista Yannis Economides. Rispetto al film precedente le ambientazioni ed i colori sono differenti ma, anche qui, ciò che risalta è la cupezza che invade tutta la visuale, in perfetto stile noir.
Stratos, protagonista della narrazione, è un uomo ambiguo, taciturno, dalla doppia vita; di notte lavora in un panificio e di giorno è un serial killer professionista. I soldi sporchi che guadagna li utilizza per pagare il debito morale che ha con Leonidas, un vecchio amico incarcerato che gli salvò la vita. Chiuso in questa doppia personalità, lavora senza tregua e si occupa della famiglia dei vicini, in particolar modo della piccola Katerina, a cui si lega in modo estremamente paterno. Quella di Stratos è una vita decadente e probabilmente senza speranza nè via di uscita, rappresentata, non a caso, nella Grecia simbolo dell’attuale crisi economica, anch’essa desolata e di cui l’uomo diventa lampante metafora. Così l’animo impietrito ed abbandonato di Stratos si riflette anche nei luoghi ripresi dalla regista, mostrando la solitudine ed il grigiore di un paese sconfitto e la cui rinascita fatica ad arrivare.

Un'immagine del film Praia do Futuro

Un’immagine del film Praia do Futuro

CULTURE A CONFRONTO - Ancora culture a confronto nella pellicola Praia do Futuro di Karim Aïnouz, dove si incontrano i colori e la acque del Brasile con l’austerità e le terre della Germania. Donato, bagnino della Praia do Futuro, scorge in mare due uomini in netta difficoltà; nonostante l’intervento immediato e tempestivo, riesce a salvare solo uno dei due, Konrad, un turista tedesco. Tra i due nasce un’immediata attrazione fisica che, in breve tempo, diventa amore, portando il giovane Donato a seguire il suo compagno a Berlino. Le diversità culturali dei due uomini vengono, dopo pochi minuti di riprese, inesorabilmente a galla, frapponendosi tra il sentimento dei due; Donato non si sente tedesco e non riesce a sopportare il peso di una città così densa di passato. «È una città che ha sofferto così tanto dolore e guerra e cambiamenti. Ha così tante cicatrici e ferite e sangue versato. Ma io non sono tedesco, posso capire ma non ho da portare il peso della storia che invece grava sui tedeschi. Per me Berlino è una Fenice», afferma il protagonista. Utilizzando come espedienti due splendidi sfondi di mondi diversi, Karim Aïnouz racconta con semplicità e, probabilmente, con qualche stereotipo di troppo, il difficile incontro tra eterogenei luoghi di vita.

LA GIORNATA DI OGGI - Politica e società sono temi caldi che verranno affrontati anche nella giornata odierna del Festival di Berlino, che vede in cartellone la presentazione, nella sezione Forum, delle pellicole Scent of Revolution, Velvet Terrorist e Parasite.
In concorso, invece, tre diversi film di stampo internazionale: Aloft di Claudia Llosa (già regista de Il canto di Paloma, Orso d’Oro nel 2009) che vanta un eccelso cast composto da Jennifer Connelly, Cillian Murphy e Mélanie Laurent, Black Coal, Thin Ice di Yinan Diao, ambientato in una Cina a tinte noir e The Third Side of the River di Celina Murga, dramma familiare posizionato nello splendido scenario offerto dall’Argentina.

Alessia Telesca

foto: filmforlife.org; oglobo.globo.com

 

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