
Festa Lega Nord. Niente invito per Bossi. Gentilini: «Il suo tempo è finito»
Treviso – Lo “sceriffo” colpisce nuovamente. Questa volta il nemico preso di mira non si trova sul fronte opposto, non è l’immigrato clandestino e non è un “culattone”. Ora l’obiettivo da abbattere si trova all’interno. E non è uno qualsiasi, ma colui che fino a qualche tempo fa era rispettato come un re: Umberto Bossi.
Il vicesindaco di Treviso della Lega Nord Giancarlo Gentilini ha le idee chiare: «Alle feste della Lega è tempo che Bossi non partecipi più. Può venire come presidente, ma non prendere la parola».
Più che un consiglio sembra un ordine quello che esce dalla bocca del leghista di Vittorio Veneto, denotando, per l’ennesima volta, che la famosa frattura, formatasi all’interno del Carroccio, non si è minimamente rimarginata.
Il tutto nasce dai preparativi per la festa della Lega Nord che si terrà al Prato delle Fiera nella prima settimana di settembre (dal giorno 6 al giorno 9). Un evento a cui il Senatùr non ha partecipato per ben due anni consecutivi. In questo caso il copione è leggermente diverso: non è stato invitato.
Nessuna una traccia dell’ex leader della Lega Nord è rinvenibile nel programma: il 6 la tradizionale cera della circoscrizione trevigiana; il 7 la serata dedicata a parlamentari ed eletti; l’8 l’appuntamento con Flavio Tosi e il 9 quello attesissimo con Roberto Maroni.
«Alle feste della Lega Bossi può partecipare ma solo come spettatore - ribadisce Gentilini - il suo tempo è finito, comincia invece il tempo di Maroni».
Uno come tanti: questo è il ruolo a cui può ambire il Senatùr. Ruolo che calza a pennello con quella carica formale, presidente federale della Lega Nord, che gli è stata concessa dopo aver passato il testimone al nuovo segretario del partito Maroni.
Lo “sceriffo”, però, deve continuare a inferire sulla povera carcassa di Bossi, pretendendo da parte di quest’ultimo un atto di pentimento: lui rappresenta una delle cause principali della perdita di credibilità e di consenso che ora la nuova Lega sta tentando in tutti i modi di recuperare.
Colpa sua, ma anche della sua ristretta cerchia di fedeli che «che avrebbe dovuto rendersi conto che Bossi – prosegue il vice sindaco di Treviso - non aveva più la possibilità di essere un animale politico. L’animale politico deve controllare tutto, nulla gli deve sfuggire. E invece tanti hanno taciuto volutamente».
Ormai sembra definitivo: per l’ex timoniere del Carroccio non c’è spazio nella Lega 2.0. «Il suo impero è finito» afferma Gentilini, rivolto non soltanto al re abdicato ma anche ai suoi pochi sostenitori. La nuova Lega Nord deve riconoscersi soltanto in Maroni che ha deciso di portare rinnovamento nel partito. Quelle dello “sceriffo” sono parole di rispetto nei confronti del nuovo segretario federale: «Maroni è portatore di una Lega che non fa proclami come non suonare l’inno nazionale, eliminare la bandiera italiana, di portare i ministeri al Nord: tutte cose che alla gente non interessa. Alla gente interessa la sicurezza in generale e la sicurezza del posto di lavoro. Se questi nostalgici non se ne faranno una ragione, non dovranno più incidere sulla nuova Lega».
Sembra, però, che Bossi voglia tutto tranne che accettare la sconfitta, continuando a recitare la parte del sovrano a cui è stato usurpato il trono. «Io ho voce in capitolo anche quando dicono che non ho voce in capitolo» tuona il fondatore del Carroccio in un’intervista rilasciata a fine luglio alla Repubblica. Troppo orgoglioso, al punto tale di illudersi di poter continuare a far valere la sua posizione. «Statuto o non statuto farò rientrare chi non meritava di essere mandato via. Poi voglio vedere se cacciano anche me» minaccia il Senatùr a chi gli fa notare che lui, ora come ora, può limitarsi soltanto a dire la sua, come presidente federale, sugli espulsi dopo il 30 giugno.
L’impressione è che il caro Bossi voglia convincere più se stesso che i propri interlocutori. Forse la sua parte nella scena politica che conta è terminata veramente. La sensazione che si ha è quella di una spaccatura più di forma che di sostanza: Maroni prosegue per la sua strada intento a consolidare il proprio potere all’interno del Carroccio, mentre il Senatùr può fare affidamento soltanto a quei pochi sudditi che sembrano sostenerlo non tanto per fedeltà, quanto per mero opportunismo, nella vana speranza che continuare a sbandierare lo stendardo del vecchio sovrano possa comportare dei benefici.
Intanto Bossi deve incassare l’ennesimo colpo, sicuramente non l’ultimo.
Giorgio Vischetti
foto|| repubblica.it; ilgazzettino.it; static.haisentito.it