Famiglia naturale: dagli orrori antropologici all’esegesi di Francesco

Su "famiglia naturale", "sottomissione" e altri termini c'è una grande battaglia; eppure certe volte basta tornare alla storia per capire

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Mario Adinolfi, alfiere della battaglia per la “famiglia naturale” (panorama.it)

Il dibattito sulla famiglia, sulla sua struttura, sulle nuove forme di aggregazione sociale familiari e sul ruolo dei singoli al loro interno imperversa su ogni media; nelle settimane scorse è stato difficile accendere un televisore e non ritrovarsi in mezzo a una discussione che parlasse di “indottrinamento gender” o “famiglia naturale”, per non parlare di Mario Adinolfi & C., sempre pronti a brandire Bibbia – malcitata – e martello ideologico. Le parole di ieri del Papa, poi, hanno riacceso il dibattito e ci costringono a puntualizzare qualche dato.

FAMIGLIA NATURALE: UN ERRORE SINTATTICO – Parlare di “famiglia naturale” apre praterie nell’italiano; l’aggettivo “naturale” è di difficilissima interpretazione e, nella vasta gamma di possibilità, non si trova un’accezione su cui tutti siano concordi. Sembra portare con sé il messaggio di “presente in natura” o “come natura insegna”; bastano un minino di biologia e di storia per capire che di naturale la struttura sociale che chiamiamo famiglia non ha nulla.
Trent’anni di Quarck hanno reso evidente come nel mondo animale esista di tutto, dalla coppia che alleva i cuccioli all’abbandono immediato; nel senso più umano, parlare di “naturale” relativamente a una forma sociale è almeno altrettanto sbagliato. Inutile farla lunga.

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Il secondo matrimonio di Mario Adinolfi: a Las vegas con Silvia Pardolesi (gossipblog.it)

FAMIGLIA NATURALE: UN ERRORE ANTROPOLOGICO – Nella storia e nella preistoria della nostra razza, la famiglia ha assunto tutte le forme immaginabili e anche qualcuna in più. Passiamo da società matriarcali con i figli allevati in comune a società patriarcali, magari anche poligame; sono esistite culture in cui era praticata anche quella che noi chiameremmo promiscuità, il libero amore di stampo comunista, ma senza il gusto della trasgressione. In mezzo c’è il nostro modello, emerso nel tardo XVIII secolo, affermatosi nel XIX, mutato nel primo Dopoguerra, confermatosi nella struttura attuale durante il secondo Dopoguerra, oggi in via di ridefinizione, ancora una volta. Abbastanza per chiamarla “tradizionale”? Dipende dai punti di vista: gli amanti della tradizione cattolica usano l’aggettivo per ciò che risale a Trento e nel ‘500 la famiglia era ancora diversa, come diversa era stata nei secoli del Basso Medioevo, nella tarda antichità e… beh, ci siamo capiti. Insomma, ritenere che il modello famigliare del XX secolo nella cultura occidentale sia qualcosa più di un buon modello, inserito nel suo tempo, è un profondo errore antropologico.

DIFFERENZE – Le differenze tra le tradizioni famigliari sono così chiare che gli stessi supporter di Adinolfi inorridirebbero di fronte alle pratiche che le famiglie cristiane adottavano tranquillamente alcuni secoli addietro. Tipo sposarsi dopo l’arrivo del primo figlio, ma vivere già insieme da un pezzo; o mandare i figli a crescere con i cugini, per imparare un mestiere diverso da quello del padre, e non stiamo parlando di tredicenni svegli, ma di bambini che oggi inizierebbero le scuole e che all’epoca potevano tornare utilissimi al lavoro. Ah, i cugini si sposavano: si, oggi è incesto, come nei video porno in rete.

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Costanza Miriano, giornalista e autrice di “Sposati e sii sottomessa” (libreriamo.it)

SOTTOMISSIONE – Il Sabatini – Coletti definisce sottomesso come “soggetto al dominio, all’autorità di qualcuno, privo di autonomia”; dove Costanza Miriano abbia estratto il suo “sostenere da sotto” è un mistero linguistico, eppure ci ha costruito un libro abbastanza noto, “Sposati e sii sottomessa”. Potremmo avanzare dotte ipotesi, ma nella lingua viva quel che conta è l’uso, l’abbiamo imparato a nostro discapito. Sottomessa porta un’accezione negativa, di inferiorità essenziale, non di collaborazione tra ruoli differenti: il Papa intendeva proprio questo, con le sue parole di ieri. C’è chi si difende rimandando a san Paolo: ma Saulo di Tarso difese anche la schiavitù, ciò nonostante la Chiesa ha un’opinione non proprio felice della tratta di esseri umani, l’ha ribadito oggi il Papa. Come mai si va contro la Scrittura?
Semplice: la Bibbia è stata scritta attraverso uomini che vivevano un tempo e una società, parlando quel linguaggio e vivendo quell’aria. Prendere la lettera della Bibbia è quanto di più sbagliato un cristiano – beh, chiunque – possa fare: serve studiare, riflettere, pregare, capire. Solo alla luce di quest’azione di esegesi la Chiesa costruisce la sua interpretazione, la sua Tradizione: piaccia o no, come la Chiesa ha condannato la schiavitù, così condanna la subordinazione tra esseri umani nella famiglia. Reciprocità, invece, è il ruolo delle persone.

EPPURE LA FAMIGLIA È BELLA, NONOSTANTE I TRADIZIONALISTI – Mi immagino già le risposte di alcuni lettori: “non sei cattolico”, “perché attacchi la famiglia?”, “vuoi distruggere la coesione della nostra società?”, “i soliti attacchi alla Chiesa!”. Ecco, no, chiariamolo prima ancora delle accuse: a me il modello sociale genitori-figli piace e convince e vorrei costruirne uno; credo sia il migliore. Da lì a volerlo imporre agli altri, ce ne passa; da lì a credere che sia una forma “naturale” di società (mi chiedo anche cosa sia una “società naturale”, eh), ce ne passa ancora di più. E di sottomissione proprio non parlo: preferisco la reciprocità.

Andrea Bosio
@AndreaNickBosio

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