Facebook sa e dice tutto di noi

Tutte le informazioni su Facebook

Tutte le informazioni su Facebook

Peggio di una suocera pettegola o di un piccolo paese, dove tutti sanno tutto e il pettegolezzo è linfa quotidiana.

Solo che stavolta il problema è ancora più serio, coinvolgendo l’intera rete della comunicazione globale via internet. A farne le spese, seppur dichiaratosi finora ignaro della faccenda, è il social network più famoso del mondo, Facebook.

La piattaforma più utilizzata sul web ha infatti fornito da anni (almeno a partire dal 2007, stando a quanto stabilito dalla Symantec Corp) i dati dei suoi utenti alle numerose agenzie di e-commerce che spopolano sulla rete. Gusti, preferenze, cibi preferiti, abitudini sessuali, anche le più piccanti) e alimentari alla merce di società che hanno così avuto informazioni preziosissime per impostare il loro marketing.

Il problema è nato quando Facebook ha consentito ai suoi utenti di poter accedere ad applicazioni esterne (per esempio Pet Society, o i numersoi giochi online) dando tuttavia l’assenzo alla visione delle proprie informazioni personali per poterne usufruire.

L’intera impalcatura ideata da Mark Zuckerberg ha dichiarato tuttavia che le società non hanno mai fatto usi (ed abusi) dell’incredibile materiale di cui hanno gratuitamente disposto, ma allora si afferma di conseguenza il problema della protezione della privacy di chi regolarmente si connette ad internet. Un esempio su tutti è quello della posizione geografica, che consentirebbe una collocazione precisa di prodotti commerciali in base alla nazione e al ceto sociale. Sotto torchio finiscono così anche colossi come la Apple e Google, le cui applicazioni forniscono continuamente dati sullo spostamento (in senso fisico e letterale) dell’utenza.

A questo punto, non più ignari dell’incredibile truffa a cui è sottoposto chi del web fa uso e consumo, resta da scegliere due strade: quella di continuare ad andar avanti come nulla fosse o iniziare a cambiare continuamente le proprie password. Una soluzione “tampone” che comunque non risolverà il problema. E non serve essere professionisti del www per saperlo.

Adriano Ferrarato

 

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