
Eurovision, il racconto della prima semifinale
Malmö (Svezia) – Con l’impeccabile conduzione della comica Petra Mede, ha preso il via ieri nella cornice della Malmö Arena l’edizione 2013 dell’Eurovision Song Contest, il Festival della canzone europea. La prima semifinale ha visto in gara sedici artisti, in rappresentanza di altrettante nazioni, e ha garantito uno spettacolo di grande livello, grazie al collaudato schema dell’Esc, che prevede due semifinali della durata esatta di due ore. Niente politica, niente comici, pubblicità poca o nulla: un concentrato di musica che rincuora e segna una differenza ideale enorme con il nostro Sanremo.
La prima ad esibirsi è stata l’Austria, con la canzone Shine di Natalie Kelly, che non è riuscita a qualificarsi per la serata finale di sabato. Ennesima delusione per la compagine austriaca, che l’anno scorso aveva tentato il successo con Woki Mit Dem Popo, l’improbabile canzone rap (e sessista) del duo Trackshittaz. Grande accoglienza per la canzone della Bielorussia, l’energica e coinvolgente Solayoh di Alena Lanskaja, che infatti centra la finale. Qualificazione anche per il Belgio, che si esibisce con l’italo-belga Roberto Bellarosa in Love Kills, una canzone modesta e senza particolare lode. Non va bene alla Croazia, che porta sul palcoscenico il gruppo Klapa s Mora e la canzone Tristezza. Col senno di poi, un titolo azzeccato.
Non passa Cipro, che dopo la bella Ivi Adamou nel 2012 si affida a Despina Olympiou e Se ti ricordi me. Se la domanda era rivolta ai televotanti e alle giurie, beh, la risposta è stata un secco no. Giungiamo così alla Danimarca di Emmelie de Forest, che con la sua Only Teardrops è stata considerata sin dalle prime battute la favorita. E a giusta ragione: una canzone completa e totale, con una performance canora e visiva di altissimo livello. Se venissero confermate le previsioni, l’Eurofestival 2014 dovrebbe solo attraversare l’Øresund.
Bene Estonia e Irlanda (sette edizioni vinte), che si qualificano con due esibizioni sostanzialmente valide, forse maggiormente quella irlandese che si affida al bel Ryan Dolan. Passa anche la Lituania, sebbene schieri un cantante, Andrius Pojavis, con evidenti e imbarazzanti difetti di pronuncia inglese, e una canzone assolutamente priva di significato. Non arrivano a sabato Moldavia e Montenegro, questi ultimi con una esibizione rap-dubstep molto simpatica e coinvolgente, ma non apprezzata (forse più dalle giurie, che dal pubblico). Alla finale anche Russia, con la bella (ma insignificante) Dina Garipova, Ucraina con Zlata Ohnevic e Paesi Bassi, che approfittano della fama di Anouk, la quale però non rispetta il suo precedente successo e si lascia andare a una canzone già sentita, di poco spessore.
Attesa, ora, per la seconda semifinale di domani, che sarà sicuramente più interessante per le nazioni in gara: tra le altre l’Azerbaijan, che potrebbe tornare al successo dopo la storica vittoria del 2011, la Finlandia e la tanto attesa “bomba pro-gay” della cantante/sposa Krista Siegfrids, e la bella Valentina Monetta in rappresentanza di San Marino, che dopo la banale “Facebook song” del 2012, tenta il riscatto con una poetica canzone dal titolo Crisalide (Vola).
Stefano Maria Meconi
@_iStef91