
Eurostat, Italia all’ultimo posto nella spesa per la cultura
L’Italia si è tristemente guadagnata l’ultimo posto in Europa per percentuale di spesa pubblica destinata alla cultura. Se nell’Eurozona si spende in media il 2,2%, il Belpaese è fermo all’1,1%. Non solo. Anche sul fronte dell’istruzione il portafogli non è affatto generoso. Se l’Ue destina il 10,9% al sistema scolastico, l’Italia spende soltanto l’8,5%. Peggio di noi c’è solo la Grecia, ferma al 7,9%.
A rendere noto il negativo record italiano è un’indagine pubblicata da Eurostat che compara la spesa pubblica del 2011 di tutti i paesi appartenenti all’Eurozona. Lo studio ha sottolineato come, in Italia, la spesa pubblica complessiva di quell’anno – che è stata pari al 49,1% del Pil – si sia concentrata in particolar modo sulla protezione sociale e sulla sanità (per le quali si è spende il 55% del totale), a scapito della cultura, dell’istruzione e di tutte le altre voci.
Al vertice della classifica della spesa destinata alla cultura in Europa, si posiziona l’Estonia che riserva il 5% della spesa pubblica al comparto “ricreazione, cultura e religione”. In fondo alla lista dei paesi che spendono poco per cultura e istruzione incontriamo poi la Germania che, però, riesce comunque a distinguersi in modo importante dal penultimo e dall’ultimo posto tutto italiano, dal momento che, nel 2011, ha destinato l’1,8% di investimenti in cultura (come ha fatto anche l’Irlanda) e il 9,4% in educazione. «Si tratta di dati che – commenta il ministero dell’Istruzione – costituiscono uno stimolo a invertire la rotta finora percorsa».
Per quanto riguarda invece la spesa sanitaria e la spesa in protezione sociale, l’Italia si guadagna un discreto settimo
posto sulla classifica comprendente tutti gli stati dell’Unione Europea. Il Belpaese, nel 2011, ha infatti speso il 14,7% dei soldi pubblici nella sanità (come anche ha fatto la Francia) e il 41% in assistenza sociale guadagnandosi così un primato rispetto alla media dell’Eurozona ferma al 39,9%. Sul fronte della difesa e dell’ordine pubblico, l’Italia è in linea con gli altri paesi Ue: nel 2011 ha fatto registrare rispettivamente un 3% e un 4% (contro il 3,9% della media europea).
Il nostro Paese si distingue dunque nel destinare una importante percentuale di spesa pubblica alla sanità e alla protezione sociale (voci che insieme fanno quasi il 55% del totale della spesa pubblica italiana, dunque al di sopra della media europea) anche se l’assistenza sociale resta sbilanciata sulle pensioni piuttosto che su casa, disabilità e politiche attive per il lavoro. Complessivamente, la spesa pubblica italiana è diminuita per tutte le voci tranne che per la voce che include gli interessi sul debito: qui il Belpaese segna un 17,3% (contro il 13,5% dell’Ue). Dietro di noi, solo la Grecia (con gli interessi al 24,6%), Cipro (al 24,1%) e l’Ungheria (al 17,5%).
Chiara Piselli
(Foto: vivianzionettuno.it)