Elezioni Malesia, nuova vittoria del Fronte Nazionale

Najib Razak, primo ministro uscente, è stato riconfermato nel suo incarico

Kuala Lumpur – Ennesima affermazione elettorale quella uscita ieri dalle urne della Malesia per il Fronte Nazionale, il partito che governa la scena politica della monarchia elettiva del sud-est asiatico sin dal 1957, quando la nazione ottenne l’indipendenza dal Regno Unito. Come in Italia con la Democrazia Cristiana durante la prima repubblica, così il Fronte Nazionale in Malesia ha continuato ad affermarsi nelle elezioni, nonostante le accuse di brogli che anche stavolta sono provenute dall’opposizione (in Malesia vige infatti un sistema bipartitico).

Il risultato di ieri, tuttavia, è meno forte rispetto alle previsioni della vigilia del voto: Barisan Nasional, il partito che fa capo al primo ministro uscente Najib Tun Razak, ha ottenuto 132 dei 222 seggi del Parlamento, mancano la maggioranza dei due terzi fissata a 148. Il partito di opposizione, Pakatan Rakyat, ha guadagnato 7 seggi rispetto alle consultazioni del 2009, portandosi a 84. La differenza in termini percentuali è del 4% circa (50,27% per il Bn e 46,75% per il Pr).

Anwar Ibrahim, a capo del Pakatan, ha annunciato che le elezioni sono state macchiate da trucchi dei risultati, accusando i leader politici uscenti (e rientranti, in questo caso) e la commissione elettorale creata ad hoc: «È un’elezione che consideriamo truccata e la Commissione elettorale ha fallito nel proprio compito. Le irregolarità ci sono costate molti seggi, soprattutto nei collegi in cui c’era una sostanziale parità».

La situazione sociopolitica della Malesia, uno stato formato dalla confederazione di tre monarchie sparse in una zona molto vasta dell’Oceano Indiano, è particolarmente complessa: la sempre maggiore componente etnica cinese (la Cina è inoltre uno dei nuovi e più importanti partner commerciali del paese) spinge per una riforma profonda del paese, che migliori l’economia ed elimini le discriminazioni razziali, oltre a quelle sociali che vedono una maggiore stabilità della zona peninsulare, dov’è la ricca e moderna capitale Kuala Lumpur, e gli stati di Sabah e Sarawak, che fanno parte dell’enorme isola del Borneo.

L’unico dato certo, a questo punto, è che Razak, che ha invocato la collaborazione dell’opposizione per un «programma di riconciliazione nazionale che abolisca i privilegi», resterà in carica, ma lo stretto margine del voto di ieri potrebbe indurlo a varare un governo di transizione, che si dimetta entro la fine dell’anno e restituisca la parola agli elettori malesi non più tardi di gennaio 2014.

Stefano Maria Meconi

@_iStef91

 

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