Drastico calo della fertilità femminile dopo i 30 anni

In Scozia dei ricercatori hanno scoperto le ragioni per cui molte donne trovano più difficoltà nel concepire dopo i 30 anni, età in cui è andato già perso il 90% del patrimonio ovarico femminile

di Claudia Vallini

Lo studio condotto alla  University of St Andrews and Edinburgh University (Regno Unito), ha preso in esame per la prima volta il declino della riserva ovarica femminile dalla nascita fino alla menopausa. Dei 2 milioni di ovuli presenti alla nascita solo il 12% è ancora presente a 30 anni e il 3% a 40, un declino molto più rapido di quanto non si fosse pensato fino ad oggi.

Di questi milioni di ovuli solo 450 circa riescono a giungere a piena maturazione e dal momento che è il corpo umano stesso, quale macchina quasi perfetta, a scegliere e selezionare quelli migliori, la drastica riduzione numerica degli ovuli ha conseguenze di rilievo, tra le quali la maggiore difficoltà di concepimento e l’aumento delle possibilità di procreare un bambino meno sano.

La qualità degli ovociti si riduce con l’aumento dell’età femminile: la dotazione del numero degli ovuli si riceve in età fetale per cui proprio perché l’ovocita ha la stessa età della madre, più questa è in là con gli anni più elevato è il rischio che l’embrione possa essere affetto da problemi genetici e cromosomici. Non solo, una bassa qualità degli ovociti può rendere vane anche le tecniche di fecondazione assistita in quanto non adatta a garantire la prosecuzione di una eventuale gravidanza, aumentando il rischio di aborto spontaneo.

La ricerca è stata condotta su un gruppo di 325 donne di varie età nel Regno Unito, in Europa e negli Stati Uniti e ha dimostrato che 30 anni è la soglia in cui scatta inesorabile l’orologio biologico femminile. Fino alla menopausa l’apparato riproduttivo femminile continua a produrre ovociti, ma al tempo stesso il loro numero si riduce così drasticamente da poter essere scientificamente considerato quasi pari a zero. Sono emerse anche grosse differenze tra donna e donna nella quantità degli ovuli di ognuna, dimostrando che vi sono donne che partono con una riserva ovarica anche superiore ai 2 milioni e invece altre che non ne hanno mai avuti più di 35 mila.

Il risultato di questi studi, pubblicati sul Public Library of Science One, non rappresenta quindi altro che l’ennesimo ammonimento a non aspettare troppo a fare figli: le donne hanno infatti sempre avuto l’erronea convinzione che, dal momento che il loro apparato riproduttivo continua a produrre ovuli, la loro fertilità resti costante nel tempo, ma a quanto pare non è così.

E’ emerso inoltre che altri fattori contribuscono a ridurre la fertilità, in particolare il fumo, l’alcol , lo stress, ma anche le condizioni generali di salute della donna. Ci sono fattori psicologici e sociali che oggi portano la stragrande maggioranza delle donne nei Paesi sviluppati a posticipare l’età della prima gravidanza rispetto al passato. Il percorso di studi molto più lungo, la ricerca di un lavoro sicuro e ben pagato che permetta di lasciare la casa dei genitori, la carriera, l’incontro con la persona giusta, che spesso non avviene in età giovanile come una volta, nella ricerca del grande amore romantico tanto decantato e oggi in apparenza possibile.

Se il picco della fertilità si raggiunge attorno ai 20 anni, la maggior parte delle donne non si ritiene ancora psicologicamente pronta per un tale passo a quell’età, tenendo conto poi del fatto che i figli non sono più considerati manodopera da mandare nei campi o in fabbrica per contribuire al mantenimento di tutta la famiglia, ma al contrario si vuole offrire loro quanto di meglio possibile. I figli rappresentano oggi un grande costo che molte coppie faticano a sostenere, non supportate dalla società in cui vivono, che da un lato offre asili nido a costi stratosferici e dall’altro fa pesare alle donne le assenze lavorative per maternità nonostante siano riconosciute e tutelate per legge.

A fronte di queste gravidanze non più in età tanto precoce e ai conseguenti ridotti livelli di fertilità e qualità ovocitaria, vengono però in aiuto i progressi della scienza e della medicina che consentono di mantenere condizioni fisiche e di salute migliori che in passato. La possibilità di ricorrere a tecniche di stimolazione ovarica, un’alimentazione più sana ed equilibrata che aiuta a mantenere il corpo biologicamente più giovane, esami medici in grado di accertare prematuramente lo stato di salute del feto, la possibilità di assumere importanti integratori, quale ad esempio l’acido folico che, oltre a ridurre i rischi di spina bifida nel nascituro, stimola in modo naturale l’ovulazione.

Il dottor Wallace, uno degli studiosi che hanno contribuito alla ricerca, ritiene che la scoperta del drastico calo del numero degli ovuli dopo i 30 anni possa essere di grande aiuto alle donne che vanno incontro ad una menopausa precoce, in quanto, lo screening della riserva di ovociti consente di diagnosticarla anticipatamente dando così la possibilità di congelare e conservare gli ovuli stessi. Non solo, ritiene auspicabile che questo screening periodico divenga una pratica abituale e diffusa quanto quello per la ricerca del cancro alla cervice, oggi effettuato da moltissime donne tramite un semplice pap-test.

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