
Domani meno infarti grazie al ritorno dell’ora solare
Roma - È emerso da uno dei convegni che si stanno svolgendo, anche in questo momento, al 114° Congresso Nazionale della Società Italiana di Medicina Interna (SIMI): lunedì prossimo, ovvero domani 28 ottobre 2013, sarà il lunedì con meno infarti dell’anno. Questo pare dipendere dal ritorno dell’ora solare, quando il fisico riesce a recuperare un’ora di sonno e, dunque, anche il cuore ne trae beneficio, funzionando meglio Queste le parole di Gino Roberto Corazza, presidente della SIMI:
«Lunedì prossimo avverrà un calo del dieci per cento degli infarti rispetto a un normale giorno della settimana grazie al ritorno dell’ora solare tra il 26 e il 27 ottobre. Un utile promemoria per ricordare che c’è una relazione molto stretta tra la qualità e la quantità delle ore dormite e la salute»
In generale, infatti, il lunedì è tipicamente il giorno nero per gli infarti, almeno per la concomitanza di tre fattori: il dormire meno rispetto al venerdì e al sabato (giorni di ‘riposo’ dal lavoro), il dormire peggio, cioè in orari diversi rispetto a quelli richiesti dall’ orologio biologico di ciascuno e lo stress tipico dell’era moderna dell’inizio della settimana. Il dottor Corazza, però, spiega anche che questo vantaggio dell’ora solare non è evidente negli anziani, probabilmente perché in loro la quantità di sonno è più costante. La riduzione degli infarti, legata al ritorno dell’ora solare confermerebbe, secondo gli esperti, il potere di protezione che il sonno svolge per evitare diverse patologie: per esempio, un sonno insufficiente o di scarsa qualità è correlato ad alterazioni del sistema infiammatorio e di quello immunitario, a un maggior rischio di diabete e obesità, e soprattutto allo sviluppo di malattie cardio e cerebrovascolari. Riportiamo le parole del professore Nicola Montano, professore associato di Medicina Interna all’Università di Milano:
«In chi dorme poco o male il rischio cardiovascolare, quindi di infarto, aumenta del 48 per cento. Il disturbo più frequente è l’apnea ostruttiva notturna, di cui soffre più del 3 per cento della popolazione. I disturbi del sonno, inoltre, rendono meno efficace il trattamento antipertensivo con un significativo aumento del numero dei farmaci per ottenere la normalizzazione dei valori della pressione. Sarebbe quindi auspicabile che la sindrome delle apnee notturne venisse riconosciuta e trattata precocemente».
Mariangela Campo
Foto: www.saperesalute.it; www.stileattivo.wordpress.com