Diffuso il nome del capo dei trafficanti di uomini dalla Libia

Ermias Ghermay è il nome del capo dei trafficanti di uomini che dalla Libia arrivano in Italia. A Diffonderlo la giornalista britannica Alex Crawford

Ermias Ghermay nell'identikit della polizia (www.news.sky.com)

Ermias Ghermay nell’identikit della polizia (www.news.sky.com)

Ermias Ghermay è il nome del capo dei trafficanti di uomini che dalla Libia arrivano sulle coste siciliane in condizioni disumane. Il suo nome è stato reso noto dalla giornalista britannica Alex Crawford, corrispondente in Libia a partire dalla caduta di Gheddafi nel 2011, la quale ha condotto un’inchiesta in proposito per Sky News. La Crawford – insieme alla sua squadra- ha tentato più volte di rintracciare Ghermay, conosciuto anche dalla polizia e dalla magistratura italiane, che lo hanno più volte intercettato al telefono con gli scafisti ma senza essere mai riusciti a prenderlo, anche perché – come ha dichiarato il magistrato Geri Ferrara, componente della Dia di Palermo e della squadra antiscafisti – Ghermay agisce indisturbato «non essendoci al momento alcuna collaborazione da parte delle autorità libiche».

IL TRAFFICO DI UOMINI DALLA LIBIA ALLA SICILIA – Alex Crawford ha raccontato di aver seguito le principali rotte del traffico umano usate da Ermias Ghermay, attraverso cui contrabbanda migliaia di migranti. Migliaia di uomini che vengono continuamente abusati, picchiati, umiliati e sfruttati a causa del loro tentativo di raggiungere l’Europa. Quelli che riescono ad arrivare a Tripoli restano rinchiusi per mesi, prima di poter salire su uno di quei barconi della morte che, se non li ucciderà durante la traversata, li porterà in Sicilia in condizioni devastanti. Il capo della polizia di Zuwara, dice la Crowford, è esasperato dal fatto di conoscere uno per uno gli scafisti che ogni giorno caricano migliaia di persone sulle loro carrette, ma che non ha i mezzi per fermarli.

Alex Crowford racconta anche di aver avuto accesso, attraverso la polizia italiana, ad un dossier di circa 700 pagine nel quale le autorità nostrane hanno accumulato pagine e pagine di intercettazioni tra Ermias Ghermay e gli scafisti con i mezzi che usano per intercettare i mafiosi. Da queste intercettazioni è emerso che Ghermay sarebbe direttamente collegato all’affondamento di un barcone di migranti al largo dell’isola di Lampedusa, risalente all’ottobre 2013, nel quale hanno perso la vita 366 persone. Ma soprattutto emerge il disappunto di Ghermay non per l’enorme perdita umana, bensì perché potrebbe intaccare la sua reputazione e quella dei suoi scafisti.

migrantiLE TESTIMONIANZE DEI MIGRANTI – Una donna eritrea che è riuscita a raggiungere le coste siciliane, ha raccontato il suo viaggio ai giornalisti di Sky News: lo scorso luglio – quello del 2014 – è partita con 130 persone, tra cui 20 donne. Mentre stanno attraversando il deserto tra Sudan e Libia vengono fermati da un gruppo di una cinquantina di uomini armati che li catturano e li conducono in una casa. Una volta lì, hanno portato via tutti i loro effetti personali e hanno chiamato le loro famiglie – con gli stessi cellulari dei migranti – chiedendo un riscatto per la loro liberazione che ammonta a 3.300/3.500 dollari. Nell’attesa, sono stati rinchiusi all’interno di stanzette e continuamente torturati: gli uomini colpiti da manganelli, da scosse elettriche alle piante dei piedi, da una corda legata tra le gambe e il collo, cosicché anche il minimo movimento può soffocarli. Le donne brutalmente stuprate, senza che gli aguzzini usassero alcuna protezione. Se qualcuna di loro protestava, le cospargevano la testa di benzina e le davano fuoco, bruciando il cuoio capelluto, il viso, gli occhi. Una volta arrivato il riscatto, vengono abbandonati e riprendono la strada verso Tripoli, dove ad aspettarli c’è una ulteriore richiesta di soldi: 1.600 dollari per prendere un barcone, col quale hanno intrapreso il viaggio solo un mese dopo.

ENNESIMA TRAGEDIA IN MARE – Intanto una ennesima tragedia si è consumata al largo delle coste libiche. Una quarantina di migranti, secondo le testimonianze di quelli che si sono salvati, sarebbero annegati in seguito ad un naufragio avvenuto ieri mattina. A raccontarlo sono stati gli stessi sopravvissuti sbarcati ad Augusta dalla nave militare tedesca Schleswig-Holstein. Le vittime sarebbero tutte originarie dell’area sub-ahariana. I superstiti, una ottantina, hanno raccontato di essere salpati dalle coste libiche in 120 su un gommone, ma che questo si è sgonfiato poco dopo, piano piano, cominciando a imbarcare acqua. Circa 40 persone, tra cui donne e bambine, sono finite in mare annegando poco dopo. I più fortunati si sono aggrappati al gommone fino all’arrivo dei soccorsi.

Mariangela Campo

@MariCampo81

 

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