
Di Matteo: forse salta l’azione disciplinare
Per il magistrato Nino Di Matteo è un periodo a dir poco delicato. A Palermo è in corso il processo sulla trattativa fra lo Stato e Cosa Nostra avvenuta fra il 1992 e il 1993 in cui Di Matteo riveste il ruolo della pubblica accusa, motivo per cui Totò Riina lo minaccia continuamente di morte. Come se non bastasse, era stata avviata un’azione disciplinare nei suoi confronti in quanto, durante un’intervista del marzo scorso, aveva ammesso l’esistenza delle famose telefonate fra il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino. Ma almeno quest’ultimo problema sembra finalmente aver trovato una soluzione.
NON È ANCORA FINITA - Il procuratore generale della Cassazione, Gianfranco Ciani ha firmato infatti la richiesta di non luogo a procedere per questo procedimento disciplinare nei confronti del pm di Palermo. Ovviamente la richiesta è stata inoltrata alla sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura. Quest’ultima avrà l’ultima parola in quanto deciderà se accoglierla o meno. Allo stesso modo si dovrà decidere del futuro del procuratore capo di Palermo Francesco Messineo, a cui era contestato di non avere segnalato le presunte violazioni commesse da Di Matteo.
LE PAROLE DEL LEGALE - Sebastiano Ardita, avvocato del magistrato Di Matteo, ha già detto la sua facendo sapere di essere «contento sia sul piano professionale sia su quello umano», «abbiamo chiesto che si applicassero i principi vigenti della giurisprudenza e che si procedesse ad una rapida definizione, e le minacce recenti di Riina non centrano».
LA MINACCIA - Giovedì 10 dicembre Di Matteo è stato costretto a non partecipare all’udienza del processo Stato-mafia che si è svolta a Milano. La decisione fu dovuta all’intercettazione di una frase di Riina dal carcere proprio del capoluogo lombardo: «Corleone non dimentica. Tanto sempre al processo trattativa deve andare…». Nei giorni scorsi Napolitano ha dichiarato che «ai servitori della legge impegnati con coraggio su quel fronte, va la nostra piena, limpida, concreta solidarietà». Senza però fare mai il nome di Di Matteo.
Giacomo Cangi
foto: trs98.it; bagheriatoday.it