Decreto Milleproroghe: la farsa dei senza idee

Il ministro della Cultura Sandro Bondi

Roma – È stato approvato nella giornata di ieri il Decreto Milleproroghe dal Consiglio dei Ministri. Previsti tagli all’editoria e polemiche riguardanti il 5 per mille, per il quale sembra che non saranno più i cittadini a deciderne l’andamento finanziario. Dei 400 milioni di euro previsti (le effettive donazioni degli italiani), infatti, solo 300 entreranno in funzione, mentre gli altri 100 saranno destinati alla pur nobile causa della Sla.

Ma il colpo di coda ha sede tra le righe della bozza iniziale del decreto, dalle quali si evince l’intenzione di imporre un contributo aggiuntivo di un euro al prezzo dei biglietti delle sale cinematografiche, somma da inglobare e destinare ad una sorta di fondo per le attività audiovisive (riuscendo, così, anche ad adagiare comodamente le mani nelle tasche dei cittadini, contrariamente a quanto hanno fino ad ora affermato le più alte cariche dello Stato). Varrebbe a dire “Aiutati che Dio ti aiuta”, in poche parole. Insomma: oltre al danno, ora, arriva anche la beffa, nonostante il ministro Tremonti abbia immediatamente provveduto a smentire anche le virgole. Il settore reagisce comunque, ma non finisce qui.

Carlo Verdone

La notizia di fondo, la vera e propria farsa, riguarda il raggirato e mancato reintegro del Fondo Unico per lo Spettacolo (FUS) che, così, resta ostinatamente dimezzato. Non se ne parla neanche per sbaglio o in vino veritas da festeggiamenti natalizi perché lo sciacallaggio culturale deve proseguire indisturbato (alla faccia delle migliaia di artisti e non che sono scesi in strada nel corso degli ultimi mesi a causa di un vero e proprio attacco sia allo spirito che al portafogli): arrivando quasi a prendere in giro, si garantiscono soltanto sei mesi di rinnovo per il tax credit. Su una simile faccenda, non tarda ad intervenire Carlo Verdone per tramite di un’intervista a Repubblica. Fervido sostenitore del movimento degli addetti al settore audiovisivo, il regista e attore romano identifica come una sana presa per i fondelli la suddetta proroga. Trattasi, infatti, di una “doccia fredda”, di “una cosa ridicola pensata per tirare avanti fino a giugno”. “Sei mesi sono una presa per i fondelli” – conferma Verdone – “In tempi così brevi non è possibile progettare un investimento. Il rinnovo di tre anni sarebbe stato sensato, avrebbe aiutato l’industria a fare qualcosa di concreto”.

Sembra, dunque, che interi mesi di protesta non siano stati ancora utili a conferire alla questione l’interesse che merita, nonostante l’appoggio, tra gli altri, anche di diverse forze politiche non di poco conto. Il problema è che Bondi e soci, raschiando il fondo, i soldi per regalare falsi premi a pseudoregisti di favore li trovano eccome.

Unica certezza sostanziale: nessuno ha voglia di mollare neanche di fronte a ciò che sembra davvero una finzione di vigilanza a mezza palpebra nei confronti dell’intero settore dello spettacolo.

Staremo a vedere.

Stefano Gallone

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