
Corno d’Africa: una tragedia annunciata
Roma - La scarsità e l’irregolarità delle pioggie nel 2010 hanno provocato una siccità nel corno d’Africa e nella parte orientale del continente che sta degenerando in una strage umanitaria di gigantesce proporzioni: sono in piena carestia buona parte della Somalia, del Kenya, dell’Etiopia, dell’Eritrea, nel Gibuti e nella stessa direzione vanno i Paesi limitrofi come l’Uganda, il Sud del Sudan, la Tanzania.
Questa siccità, la peggiore dal 1950, mette in pericolo di vita 12 milioni di persone. A essere più colpiti sono i bambini: già a luglio 2011, nel Kenya settentrionale circa 385 mila i bambini sono colpiti da malnutrizione acuta, a cui si aggiungono i 29 mila neonati nati morti tra giugno e agosto.
A riempire le fila delle vittime ci sono, poi, i migliaia di sfollati che marciano verso i campi profughi, tutti quelli che muoiono di fame e di sete e quelle persone che restano uccise durante i blitz dei gruppi armati vicini ad Al Qaeda che terrorizzano alcune aree della Somalia.
E’ proprio in Somalia che la situazione è più grave, dove all’emergenza sanitaria si aggiungono le difficoltà politiche del Paese, martoriato da venti anni di guerra civile. Ad agosto un convoglio che trasportava aiuti umanitari è stato assalito da uomini armati, provocando la morte di dieci persone e il ferimento di altre.
Il più vicino campo profughi, quello di Dadab, in Kenya, durante l’emergenza, è diventato il più grande del mondo: a fronte di una capacità di 90 mila persone, ne ospita più di 400 mila. A denunciare la situazione, qualche mese fa, è stato il responsabile dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati, Ron Redmond, secondo cui “i bambini muoiono nonostante le cure, perché spesso arrivano al quarto stadio di malnutrizione che compromette l’organismo in modo irreversibile”.
A luglio, il G20 si è riunito presso la Fao, a Roma in un incontro straordinario per lanciare un programma di aiuti per la Somalia. E’ intervenuto anche il presidente dell’Unicef, Antony Lake che ha fatto risalire le cause del disastro all’aumento del prezzo del carburante e dei generi alimentari.
In effetti, la siccità è andata a sommarsi ad altri fattori come l’aumento dei prezzi degli alimenti, del petrolio, la crescente desertificazione, i limitati investimenti nelle politiche agricole a favore dei contadini, la mancanza di politica di sicurezza e sovranità alimentare.
Le conseguenze sono state la penuria di scorte alimentari, di pascoli per gli animali, il peggioramento delle condizioni igienico-sanitarie. La siccità ha sempre colpito questa zona del mondo. E’ la prima volta che, però, è così violenta. Già nel 2008 si è paventata una situazione simile nella stessa zona, perchè gli stessi fattori erano in gioco, eppure, lo scampato rischio non è servito per correre ai ripari.
Dominga D’Alano