Controlli a distanza dei dipendenti. La Cgil sul piede di guerra

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Il segretario Cgil Susanna Camusso

Roma – Proprio non va giù al segretario della Cgil Susanna Camusso la misura introdotta per decreto attuativo nel Jobs Act del Governo Renzi la quale prevede il controllo a distanza di Pc, tablet e telefoni dei dipendenti da parte delle amministrazioni per sincerarsi della loro efficienza in sede di lavoro.

IL DECRETO DELLE POLEMICHE – Il decreto prevede, infatti, che «l’accordo sindacale o autorizzazione ministeriale non sono necessari per l’assegnazione ai lavoratori degli strumenti utilizzati per rendere la prestazione lavorativa, pur se dagli stessi derivi anche la possibilità di un controllo a distanza del lavoratore».

Sicché il Jobs Act consentirebbe ai datori di lavoro di prendere visione dei dati di ricerca dei dispositivi messi a disposizione del lavoratore ad ogni fine connessione in modo del tutto discrezionale, purché il lavoratore sia messo al corrente circa le giuste modalità d’uso degli strumenti informatici offerti per il lavoro e l’avvertimento sull’effettuazione di eventuali controlli. Il tutto nel rispetto del Codice della privacy.

Da qui le ire della Camusso che parla di «spionaggio contro i lavoratori» e di «grande fratello»«Sono molto preoccupata – continua il segretario – siamo di fronte a un’idea della vita della persona sconvolgente che impedisce al lavoratore di essere libero».

CAMUSSO PREPARA LO SCIOPERO – Secondo il sindacato, il decreto non rispetterebbe il Codice della privacy e lo Statuto dei lavoratori perciò la Cgil «è pronta ad intervenire» con il raduno di commissioni, ricorsi all’authority e appelli alla giustizia. Sciopero, dunque.

Il commento della leader della Cgil al decreto è arrivato a margine di un convegno sulla pubblica amministrazione e alla domanda se il sindacato ritiene incostituzionale la norma ‘Controlli a distanza’, la Camusso ha liquidato la cosa con vivace disappunto: «E’ persino eccessivo tirare in ballo la Costituzione, basterebbe avere un po’ di rispetto per le persone per sapere che non va bene, credo che anche il Parlamento possa dire fino a che punto disprezza il lavoro».

Chantal Cresta

 

 

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