
Concordia: Schettino torna a casa. L’ira del Web contro il comandante
Roma – Ricerche di nuovo sospese. Il soccorso alla nave Concordia, gigante del mare naufragato davanti all’Isola del Giglio, si é intererrotto a causa di uno spostamento della nave. Non ci sarebbero le dovute condizioni di sicurezza per operare. Al contrario, durante la notte, i saf dei Vigili del Fuoco hanno potuto lavorare intorno alla parte emersa.
Intanto il comandante della Costa Concordia, Francesco Schettino, è tornato nella sua abitazione di Meta di Sorrento (Campania), scortato da polizia e carabinieri, in compagnia di moglie e fratello. L’ufficiale è riuscito ad evitare lo sguardo di fotografi e cineoperatori, entrando nella propria dimora attraverso un ingresso secondario. I domiciliari sono stati concessi a Schettino dopo che, ieri, il Gip di Grosseto non ha convalidato il fermo del comandante in carcere.
Fedele la ricostruzione di Michele Giuntini, inviato dell’ANSA, su quanto è accaduto ieri tra il gip e Schettino durante l’interrogatorio di garanzia di quest’ultimo sui fatti della Concordia. Il comandante avrebbe impiegato 3 ore per difendersi dalle accuse di disastro colposo e abbandono della nave. Poi altre 5 ore sarebbero state necessarie per attendere la decisione del gip e la scarcerazione. Ma, malgrado l’incontro fiume, restano ancora tanti dubbi intorno all’accaduto e alla condotta di Schettino.
Ieri in udienza, davanti al giudice Valeria Montesarchio e a 4 pm: il procuratore Francesco Verusio, i sostituti Pizza, Leopizzi e Navarro, il comandante ha ribadito la propria versione del fatto: ‹‹Ero io al comando›› della nave quando ha impattato sugli scogli, e ‹‹sempre io ho manovrato in emergenza salvando centinaia, migliaia di persone››, ha tenuto a precisare l’imputato.
Schettino ha ribadito di ‹‹non aver abbandonato la nave›› ma di essere sbalzato oltre il ponte per atterare, poi, sopra una delle scialuppe quando la nave si è inclinata. Un incidente, insomma, che però collide con quanto dichiarato oggi a Radio 24, da un prete dell’isola, accorso sulla riva la notte del naufragio, per aiutare i sopravvissuti. Il reverendo sostiene che il comandante era stato visto sulla riva con cellulare e pc. Elementi che farebbero pensare, dunque, ad uno sbarco organizzato.
Schettino, invece, sostiene che dopo lo scivolone che lo avrebbe catapultato fuori bordo, sarebbe stato impossibile ritornare sulla nave perché rovesciata su un fianco a 90 gradi: ‹‹Non potevo risalire sopra››.
Spiegata anche la rotta che la Concordia stava seguendo e che l’ha fatta impattare sullo scoglio de Le Scole, davanti al Giglio: ‹‹L’abbiamo trovato davanti sul percorso di navigazione››.
Attualmente Schettino è accusato di omicidio plurimo colposo, naufragio e abbandono della nave.
Nella serata di ieri, riferendo ai giornalisti i contenuti del dispositivo del gip, il difensore del comandante, Bruno Leporatti, ha affermato che il gip avrebbe potuto ritenere la situazione giudiziaria di Schettino ‹‹un problema di non ritenute esigenze cautelari, che possono essere garantite con una misura meno afflittiva di quella carceraria, la quale in questo paese, è extrema ratio››. ‹‹Non si può mandare in carcere una persona – ha aggiunto – solo perché lo chiede l’opinione pubblica che ti considera colpevole››. E poiché così è stato, è chiaro che la magistratura non ritiene il comandante un soggetto a rischio di fuga.
Per quanto riguarda la testimonianza di Schettino, il procuratore Veruso ha affermato che ‹‹La ricostruzione dei fatti non ha modificato l’impianto accusatorio della procura›› e dunque, lo stesso procuratore è rimasto ieri molto sorpreso quando il gip non ha convalidato l’arresto: ‹‹Non capisco il provvedimento del gip. Sono curioso di leggere le motivazioni, domani insieme agli altri colleghi ne prenderemo atto ››.
Nel frattempo è salito a 11 il numero delle vittime del naufragio mentre l’elenco dei dispersi non ha diminuzioni decise e con il passare delle ore aumenta anche la partecipazione della gente sull’accaduto. Sul Web si moltiplicano i commenti di indignazione per il comandante e gli elogi, di contro, per l’esemplare comportamento del capitano della Capitaneria di Porto, Gregorio De Falco, uomo di grande risolutezza che ha spronato Schettino a ritornare a bordo per accudire i passeggeri, senza tuttavia riuscirvi.
I messaggi più sentiti sono, come sempre, affidati a Facebook dove fioriscono i fan page pro e contro l’uno e l’altro mentre su Twitter spopolano gli hashtag #schettino, #defalco e #vadaabordocazzo.
Alcuni vorrebbero scoprire l’indirizzo mail del capitano Gregorio De Falco per ringraziarlo di persona: “Comandante De Falco tutta la vita”, “Onore al Comandante De Falco” e “Presidente Monti chiami il Comandante De Falco. Mostri al mondo il volto dell’Italia che tutti devono sapere c’è!”.
Altri ironizzano sul comandante: “Nonostante fosse buio e la capitaneria non si rendesse conto che “non si vede nulla”, Schettino è riuscito comunque a coprirsi di gloria. In taxi”. Spopolano anche le vignette di Schettino ritratto in una foto modificata con Photoshop mentre “gioca al suo videogioco preferito: abbandonare la nave”.
E poi insulti, lazzi, sberleffi: “Schettino è l’emblema dell’amministratore italiano: vede la nave che affonda e scappa via”. “Sono dell’idea che Schettino non avrebbe mai dovuto avvicinarsi alla riva”. “Continua a sostenere di non aver abbandonato la nave e di aver salvato migliaia di vite… ma è il gemello monozigote di Parolisi?”.
Infine, tanti i commenti degli stranieri che osservano gli accadimenti italiani: “You will have to live with your demons for the rest of your life…” scrive qualcuno.
Questo il clima ma c’è anche chi ritiene più corretto aspettare la fine delle indagini ricordando che vi sono anche molte testimonianze positive sui soccorsi forniti dall’equipaggio che sono state pressoché ignorate. Insomma, sulla nave non c’era solo Schettino.
Chantal Cresta
Foto || ansa.it