Cento scatti per raccontare l’Asia

paesaggio del Tibet

Roma- “Sembrano semplici foto dell’Asia. In realtà sono il percorso di una vita in Asia. E’ anche il cammino di mio padre che vuole andare a vedere la guerra in Vietnam, la Cina, la modernità del Giappone, la magia del Tibet e del Mustang…”. Così Folco Terzani, figlio del giornalista e scrittore Tiziano Terzani, presenta la mostra fotografica “Tiziano Terzani. Clic! Trenta anni d’Asia”, in corso a Palazzo Incontro a Roma, fino al 29 maggio 2011.

L’evento espositivo, promosso dalla Provincia di Roma-Progetto ABC e organizzata da Civita in collaborazione con Fandango, è curato dallo stesso Folco. L’intento è quello di raccontare in cento foto quasi tutte in bianco e nero l’Asia di Terzani, quel continente che scelse come patria e di cui descrisse, dagli anni Settanta sino quasi agli anni Novanta, i tanti eventi politici, sociali, cogliendone magia, orrore, tristezza. La mostra è organizzata in concomitanza con l’uscita del film “La fine è il mio inizio”, tratto dal bestseller di Tiziano Terzani edito in Italia da Longanesi, regia di Jo Baier con Bruno Ganz, Elio Germano, Erika Pluhar, Andrea Osvart, in sala dal 1 aprile 2011.

Per tutta la vita tutta la vita Tiziano Terzani ha viaggiato con un piccolo taccuino per gli appunti in tasca e una macchina fotografica al collo per poter accompagnare i suoi reportage con le proprie foto. “Ci andai anzitutto perché era lontana, perché mi dava l’impressione di una terra in cui c’era ancora qualcosa da scoprire. Ci andai in cerca dell’altro, di tutto quello che non conoscevo, all’inseguimento di idee, di uomini, di storie di cui avevo letto”. Questa era la sua natura e il suo spirito profondo, un tutt’uno tra stile e filosofia di vita. L’esposizione, infatti, non è solo una galleria di fotografie, ma anche una riflessione del giornalista: gli scatti sono accompagnati da alcune didascalie come pensieri dello stesso fotografo che rivela il suo entusiasmo, la sua curiosità, le sue speranze e, talvolta, la sua delusione.

“Andai in Vietnam perché volevo capire la guerra e rivoluzione…”. E’ con questa riflessione che si apre la mostra con le immagini del Vietnam, la prima destinazione come inviato. Terzani racconta lo sconcerto di quella guerra moderna in un paese antico, ma anche la vittoria dei vietnamiti che sfilano sorridenti sui carri armati. Segue, poi, la sezione sulla Cina, che si rivelò una delle sue più grandi delusioni. Il giornalista documenta con foto nuovi edifici, uomini che marciano, funzionari del Partito Comunista. Si tratta di una serie di immagini di quella Cina nuova che doveva dar vita ad una società più giusta ed umana, ma che, dopo quattro anni, lo espulse a causa di alcune critiche espresse contro il regime politico di Deng Xiaoping.
Si cambia completamente scenario con il Giappone della metà degli anni Ottanta che rappresenta l’aspetto positivo dell’Asia, uscita dal sottosviluppo e diventata una nazione moderna, ordinata, impostata.

L'amji, o astrologo-erborista, medico tradizionale del re e della popolazione del Mustgang, nella sua casa

Il Gange, i santi mendicanti, le sue strade povere e polverose: questa è l’India raccontata da Terzani. Si va avanti nel percorso della mostra con la Cambogia, teatro di una cruentissima guerra che riempì il paese di cadaveri. “Segui le puzze dei cadaveri e ti troverai in Cambogia”, così ha commentato il giornalista. Ancora, si prosegue con l’ Unione Sovietica, dove Terzani assiste alla caduta del Marxismo, documentata dalle statue dei leader comunisti, ridotte in frammenti.

Ma è il Mustang, la vera sorpresa della mostra.“I posti al mondo in cui la civiltà con tutti i suoi prodotti non è ancora arrivata sono ormai pochi. Uno di questi avevo sentito dire, era il Mustang,” scriveva Terzani che visitò questo eden nel 1992. Ben ventidue foto sono dedicate a questo sconosciuto e fantastico regno, una delle regioni più isolate dell’Himalaya, una specie di Shangri-la dove, davanti agli occhi, si dispiega “un grandissimo niente”. Proprio in di questo angolo dimenticato del Nepal, Terzani ci presenta il re che vive in un castello fatto di pietre e di fango e i cui tesori sono pecore e cavalli, l‘Amji (il medico-mago), i visi intensi dei bimbi, i suoi paesaggi incontaminati.
In questo silenzio, il giornalista, si trovò finalmente col tempo necessario per permettersi quello che fino a quel momento non aveva potuto fare: fermarsi, aspettare. “Mi piace essere in un corpo che ormai invecchia.- così scrive Terzani- Guardare le montagne senza scalarle. Quando ero giovane volevo conquistarle. Ora posso lasciarmi conquistare da loro”.

La mostra si chiude con un invito, rivolto soprattutto ai giovani, a vivere una vita piena: “’Guarda!’ Il mondo è pieno di cose da esplorare. Il mondo che mi sono trovato io davanti in Vietnam, in Cambogia, in Cina, in India non c’è più. Ma c’è un altro mondo lì, per chi lo vuole scoprire. Ci vuole coraggio, determinazione, fantasia ma le possibilità ci sono. Io questa vita me la sono inventata e mica cento anni fa, ieri l’altro. Ognuno lo può fare. Ci vuole solo coraggio e determinazione e un senso di sé che non sia quello piccino della carriera e dei soldi, che sia il senso che sei parte di questa cosa meravigliosa che è tutta qui, intorno a noi. Allora capito? E’ fattibile per tutti. Fare una vita, una vita vera, una vita in cui sei tu. Una vita in cui ti riconosci…”.

di Chiara Campanella

Foto via www.civita.it

 

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