
Cassazione: no a carcere per lo stupro di gruppo
Roma – Nei casi di stupro di gruppo il giudice non ha l’obbligo di disporre la custodia in carcere. È quanto ha affermato una sentenza della Cassazione, stabilendo che il giudice potrà applicare invece delle misure alternative alla detenzione.
La pronuncia è senza dubbio destinata a far discutere. In particolare, la Cassazione ha annullato una ordinanza del Tribunale del riesame di Roma, che aveva confermato la detenzione in carcere per due giovani responsabili di una violenza sessuale di gruppo ai danni di una ragazza di Cassino.
I giudici hanno, infatti, affermato che «l’unica interpretazione compatibile con i principi fissati dalla sentenza 265 del 2010 della Corte Costituzionale è quella che estende la possibilità per il giudice di applicare misure diverse dalla custodia in carcere anche agli indagati sottoposti a misura cautelare per il reato previsto all’art. 609 octies c.p.». Per la Corte Costituzionale, la norma era stata ritenuta in contrasto con il principio di uguaglianza davanti alla legge, di libertà personale, nonché con il principio di funzione rieducativa della pena.
Forti le critiche soprattutto dal mondo politico. C’è chi, come la deputata del Pd Lorenza Lenzi, ritiene che tale decisione potrebbe scoraggiare le donne vittime di violenza a denunciare i propri aguzzini. Sulla stessa linea anche Mara Carfagna, ex ministro per le Pari Opportunità: « Le aggravanti per i reati di violenza sessuale – ha detto l’esponente del Pdl – furono introdotte proprio per evitare lo scempio della condanna senza un giorno di carcere per chi commette un reato grave come questo».
Angela Piras