
Caso Sea: parte l’inchiesta che imbarazza Procura e Comune di Milano
Aggiunto da Chantal Cresta il 18/03/2012.
Tags della Galleria Cronaca, Cronaca italiana, Primo piano
Tags: bruti liberati, Caso Sea: parte l'inchiesta che imbarazza Procura e Comune di Milano, Cronaca, Cronaca italiana, espresso, Firenze, fusco, gara d'appalto, Giuliano Pisapia, greco, insabbiamento, procura di firenze, procura di milano, robledo, sea, sel
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Roma – La peggiore battuta della settimana porta la firma del procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati: ‹‹Un tempo dicevano che Roma insabbia: per una volta lasciate che lo dicano di noi››. Per afferrare appieno la boutade, piuttosto allarmante a dire il vero, bisogna ricostruire l’ultimo scandalone finanziario che coinvolge la sinistra bella, attualmente senza pace sul fronte giudiziario.
Firenze – Giorni fa, L’Espresso dell’editore rosso più rosso che c’è, Carlo De Benedetti, ha pubblicato la sintesi di un’intercettazione telefonica. I 2 interlocutori sono l’amministratore delegato del Fondo F2i, Vito Gamberale, ascoltato in una coversazione alquanto equivoca con un uomo che qualcuno inquadra come Riccardo Conti (elemento non ancora confermato dagli inquirenti), esponente Pd, ex assessore della Regione Toscana, ex coordinatore nazionale delle infrastrutture del Pd nonché persona vicina a Massimo D’Alema.
Secondo L’Espresso, i due starebbero chiacchierando di operazione finanziarie e una di queste sarebbe la seguente: F2i – nel cui cda siedono entrambi i signori citati – si sarebbe aggiudicato il 29,75% delle quote della società di gestione aeroportuale di Linate e Malpensa (Sea), parzialmente privatizzata dal sindaco di Milano, Giuliano Pisapia. Base d’asta 385 milioni di euro. Fin qui nulla di male, senonché il colloquio lascerebbe intendere che il bando di gara emesso dal Comune sia stato disegnato per F2i a scapito di altri concorrenti tra cui una società indiana pronta ad offrire 40 milioni in più ma arrivata in ritardo di 10 minuti sulla consegna delle buste. Risultato: F2i si presenta sola e vince.
Ad intercettare le voci è la Procura di Firenze che sta indagando Gamberale e Conti per condotte fraudolente inerenti alcuni lavori mai realizzati su appalti autostradali in Toscana. Quando gli inquirenti fiorentini ascoltano la conversazione tra Gamberale e l’altro uomo, ne fanno un pacchetto e inviano il tutto alla Procura di Milano come sede competente. Qui, secondo L’Espresso, inizia un altro mistero.
Milano – I fiorentini mandano il fascicolo il 27 ottobre 2011. A Milano, però, tutto si ferma. Il primo a ricevere l’incartamento è il capo del pool reati finanziari e procuratore aggiunto, Francesco Greco, il quale esamina le carte, intuisce il possibile reato di turbativa d’asta, ne fa un pacchetto e invia il tutto ad un collaboratore in materia: Eugenio Fusco. E’ il 2 novembre. Viene aperto un fascicolo a “modello 45”, passo immediatamente precedente all’archiviazione: si indaga senza ipotesi di reato né sospetti.
Studiando il caso, Gresco e Fusco realizzano che l’ipotetico di crimine è di altro pool, ovvero quello per i reati contro la pubblica amministrazione, perciò fanno un pacchetto e inviano il tutto a Bruti Liberati perché visioni le carte, ne faccia pacchetto e lo affidi alla figura competente alla guida del dipartimento: Alfredo Robledo. Intanto le settimane trascorrono e qui è la tempistica ad essere importante perché il 14 dicembre Palazzo Marino celebra l’asta Sea e il giorno successivo emana il vincitore del bando: la F2i, appunto.
Torniamo in Procura. Le carte dovrebbero essere sul tavolo di Robledo, il quale però sostinene di non aver mai ricevuto nulla e quindi – si domanda L’Espresso– che fine abbia fatto un fascicolo che se gestito con velocità avrebbe chiarito subito gli aspetti oscuri dell’asta. Certamente prima che l’asta stessa venisse effettuata. Nello specifico la questione è capire che fine abbia fatto il dossier per tutto questo tempo, come ha fatto a scomparire e come a riapparire dopo le rivelazioni del giornale.
Bruti Liberati non parla con i cronisti. Due giorni fa, alle domande su chi fosse il pm a cui avesse affidato le carte, si è limitato a ribattere che la ‹‹procura è impersonale›› per poi concedersi battute inquietanti su insabbiamenti romani e milanesi presunti. Infine, il giudice ha concluso affermando che il
fascicolo non è più a “modello 45” e non c’è archiviazione.
Dalla vicenda si potrebbe desumere che la colpa dei ritardi è nei troppi ‹‹accertamenti preliminari ancora in corso›› – come ha dichiarato Bruti Liberati – sinonimo di garanzia di procedure in Procura. Sarà. Tuttavia per altre indagini analoghe, a Milano, si sgambetta a passo di marcia. Per dire: l’esponente leghista Davide Boni, accusato di corruzione nell’ambito di alcuni giri di mazzette nelle stanze del Pirellone, in pochi giorni è stato iscritto nel registro degli indagati ancora prima che le ricostruzioni dei due principali testimoni coinvolti – Michele Ugliola e Gilberto Leuci – siano state pienamente riscontrate. Ci mancherebbe, non sia mai che qualcuno possa insinuare che la Procura di Milano insabbi le inchieste che riguardano il Pdl e la Lega. Neppure Bruti Liberati.
Chantal Cresta
Foto || ansa.it; caffenews.it