
Caro Telegraph, ti racconto il ‘sopravvalutato’ Roberto Baggio
Il Telegraph inserisce Roberto Baggio tra i 20 calciatori più sopravvalutati della storia. In punta di tacchetti, spieghiamo ai colleghi inglesi la loro eresia

Roberto Baggio è stato inserito dal Telegraph nell’elenco dei 20 calciatori più sopravvalutati di sempre (laegend.com)
Caro Telegraph ti scrivo, così mi incazzo un po’. Mi incazzo perché sei molto lontano, ed oggi te ne sei venuto fuori con una oscena classifica dei 20 calciatori più sopravvalutati della storia. Ma della storia del calcio mondiale, non solo di Inghilterra. Che poi il calcio lo avrete pure inventato – più o meno – voi inglesi, ma considerando che l’anno prossimo festeggerete il cinquantennale del vostro unico titolo mondiale, mi sembra che siate stati dei buoni inventori e degli interpreti poco più che discreti. Arrivo subito al punto: in un articolo non firmato con una ventina di slide e il titolo sensazionalista acchiappaclick (Do you know clickbaiting? Master @ Beppe Grillo’s Academy, right?), con che coraggio vi siete permessi di dare del sopravvalutato a Roberto Baggio?
LA CLASSIFICA DEI CALCIATORI SOPRAVVALUTATI: IBRAHIMOVIC, GERRARD, SNEIJDER… E ROBERTO BAGGIO - No, non siamo i soliti italiani nostalgici. E sì, stiamo consigliando all’anonimo autore della classifica di darsi al più nobile cricket. Ma se voi guidatori contromano d’oltremanica avete buoni (?) motivi per rovesciarvi addosso il the delle cinque dal nervoso se qualcuno vi tocca quel colorificio ambulante che chiamate “regina”, sappiate che se ci bollate Roberto Baggio come “sopravvalutato” con un parere raffazzonato di 3 righe, allora è giunta l’ora di sbarrare le porte di Buckingham Palace. Perché stiamo arrivando a tirarvele giù a pallonate.

Roberto Baggio all’ultima apparizione in azzurro (calciatoribrutti.com)
“Giocatore buono per qualche giocata spettacolare (a bit of highlights player), Baggio ha spesso mancato i grandi match e la sua grandezza è leggermente distorta dalla nostalgia di metà anni 90 e dell’era di James Richardson (giornalista inglese esperto di calcio italiano, ndr) e del calcio italiano su Channel 4. Non aver vinto un trofeo principale con gli Azzurri è una lieve macchia sul suo curriculum internazionale”.
Questa la motivazione con cui il Telegraph bolla Roberto Baggio come uno dei 20 giocatori più sopravvalutati della storia del calcio. La cui in gran parte discutibile classifica completa recita quanto segue:
- Mario Balotelli (e qui siamo tutti d’accordo)
- Robinho (ci sta)
- Radamel Falcao (comprensibile per i non-risultati allo United)
- Zlatan Ibrahimovic (EEEEEEEEEEEEEEH?)
- Faustino Asprilla (mai giudicato un fenomeno da Pallone d’oro)
- David Luiz (pippa conclamata, gli unici a sopravvalutarlo sono i ct brasiliani che lo convocano)
- Ezequiel Lavezzi (valutazione eccessiva, altro giocatore mai ritenuto in grado di spostare gli equilibri)
- Wesley Sneijder (???!!!??)
- Sergio Ramos (opinabile, ma non a parere del sottoscritto)
- Jack Wilshere (ha 23 anni: come fai a dare del sopravvalutato ad un 23 enne? Ah già, credevate di avere il nuovo Messi in casa solo perché correva come un indemoniato…)
- Steven Gerrard (VELO PIETOSO)
- Roberto Baggio (conto fino a 3 prima di far esplodere il Big Ben)
- Adriano (finalmente uno su cui siamo d’accordo…)
- Wayne Rooney (cattiveria inglese: il buon Wayne è brutto come un camion contromano tra Roncobilaccio e Sasso Marconi, ma è un signor giocatore)
- David Ginola (anche qui opinabile, poco conosciuto dal pubblico italiano, oggettivamente un talento discontinuo)
- Denilson (6 mesi di copertine sui giornali, qualche pedalada e nulla più)
- Florent Malouda (alzi la mano chi ha mai pensato che fosse un fenomeno…)
- Nicolas Anelka (giusto)
- Carlos Valderrama (coreografico visivamente, ma è sempre stato un giocatore mediocre)
- Georgi Kinkladze (cercasi attinenza extra-britannica tra lui e gli altri 19)
Già aver inserito il sontuoso Steven Gerrard nella classifica (una Champions League vinta praticamente da solo contro il Milan), fa pensare che l’elenco l’abbia stilato uno pseudo tifoso del Manchester United, infuriato per l’investimento a vuoto su Falcao e che rimprovera a Rooney il fatto di essere uno dei pochi a non avere una wag degna di nota. Ma al di là degli asti da suddito della regina calcisticamente frustrato, Roberto Baggio in una classifica dei sopravvalutati non ci può stare. È uno schiaffo alla storia del calcio moderno, all’eleganza, al genio, all’estro e alla sofferenza. Perché la storia di Roberto Baggio, caro il mio cialtrone del Telegraph, è una storia innanzitutto di sofferenza.
DUECENTOVENTI - Lanerossi Vicenza, la nobile provinciale, anno domini 1984. Dopo aver seppellito di gol i coetanei nelle giovanili, un Roberto Baggio pettinato come Riccardo Cocciante gioca la sua prima stagione da titolare nel 1984/1985, a 18 anni ancora da compiere. Si muove da trequartista o seconda punta, taglia le difese avversarie come un coltello caldo nel burro (o nel pudding, se preferite) e la insacca 12 volte in 29 partite. Promozione dalla C1 alla B. La Fiorentina lo compra di corsa, spendendo 2 miliardi e 700 milioni: quel ragazzino ha qualcosa nei piedi e nella testa. Ma due giorni dopo la firma sul contratto con i viola, Roberto Baggio va a giocare contro il Rimini. Ha già fatto gol davanti agli occhi di Arrigo Sacchi, all’epoca sulla panchina dei romagnoli, quando rincorre un avversario da dietro, entra in scivolata, la gamba si pianta a terra e si gira al contrario. Gli saltano crociato anteriore, capsula, menisco e collaterale della gamba destra.
Oggi sarebbero bastati forse 6 mesi per rivederlo in campo. Nel 1985 Baggio deve aspettare un mese solo per l’operazione, e l’artroscopia non esiste neanche sul vocabolario. Gli bucano la testa della tibia col trapano, poi tagliano il tendine, lo fanno passare dentro quel buco, tirano e lo fissano con 220 punti interni. Bassa macelleria medica e DUECENTOVENTI PUNTI DI SUTURA INTERNI. La Fiorentina potrebbe recedere dal contratto ma non lo fa, perché in lui ha visto quel qualcosa che lo renderà speciale. Non un “sopravvalutato”.

Roberto Baggio in maglia viola (calciomio.fr)
12 CHILI IN MENO, UN GOL E SALVEZZA - Roberto Baggio quando si sveglia dall’intervento ha la gamba destra che ha perso completamente massa e tono muscolare. Il ginocchio è gonfio come un melone e rosso per la tintura di iodio: non era stato cucito esternamente col filo, era tenuto insieme con delle graffette di ferro tipo quelle che si vendono dal cartolaio. Dopo due settimane dall’operazione pesa 56 chili: ne ha persi 12 dal dolore, che gli toglie la fame. Torna in campo nel febbraio del 1986, al Torneo giovanile di Viareggio. Durante i mesi di recupero vive così isolato dal resto della squadra che si dimentica di richiedere lo stipendio per cinque mesi. Esordisce in Serie A il 21 settembre 1986. Sette giorni dopo subisce una nuova lesione al menisco del ginocchio destro: nuova operazione, nuova maxi-convalescenza. Torna in campo 8 mesi dopo, a distanza di quasi due anni dal primo infortunio. Il 10 maggio 1987 contro il Napoli segna il primo gol della sua carriera su punizione. Quel gol regala l’1-1 alla Fiorentina. E vale la salvezza dei viola, tanto per dire.
Da quel momento in poi giocherà sempre sul dolore, sempre “con una gamba e mezza”. Per amore di quella sfera di cuoio, che gli porta gioia e dolore quasi quanto il ginocchio. Quel ginocchio che si stabilizzerà per un po’ e lascerà fare a Roberto Baggio quello che tutti si aspettavano da lui: incantare.
MEGLIO DI MARADONA - Porta la Fiorentina nel giro di due anni dalla salvezza alla finale di Coppa UEFA, sconfitta solo dalla Juventus. In classifica marcatori con 17 gol supera Maradona e resta dietro solo a Van Basten. “Sopravvalutato”. La Juventus per farlo vestire di bianconero svuota un camion carico di soldi davanti alla sede dell’allora presidente Righetti: 25 miliardi di lire. Roberto Baggio se ne va via a malincuore, nonostante un rinnovo firmato fino al 1991. Alla conferenza stampa rifiuta la sciarpa bianconera, quando incrocia di nuovo la Fiorentina a Firenze in campionato non calcia il rigore decisivo per il pari e lo lascia a De Agostini, che sbaglia. Piedi bianconeri, cuore viola.
I tifosi juventini si dividono su di lui, ma quello che sta per diventare il Divin Codino li metterà tutti d’accordo a suon di gol e magie. Nel quinquennio bianconero vincerà uno scudetto, una Coppa Italia e una Coppa UEFA. Poco, ma non per una squadra in completa rifondazione, che sta solo mettendo le basi per il dominio futuro. Segna 52 gol in 84 partite tra 1992 e 1993. Nel 1993 seppellisce praticamente da solo il Borussia Dortmund in finale di Coppa UEFA, con la doppietta dell’andata al Westfalenstadion. A fine stagione alza uno strameritato Pallone d’Oro, il “sopravvalutato” Roberto Baggio. Quando lascia la Juventus per il Milan, nel 1995 ha affrontato in 3 anni costola fratturata, tendinite, pubalgia, lesione del tendine del ginocchio destro e distorsione al ginocchio sinistro.

Baggio con il Pallone d’oro 1993 (Wikipedia)
DO YOU REMEMBER, TELEGRAPH? - Eppure gli amici calciofili inglesi dovrebbero ricordarselo bene Roberto Baggio. Mondiali Italia ’90, finale 3° posto. Dice niente? Promemoria:
Ma si sa, gli inglesi hanno la memoria corta ai mondiali. Soprattutto per quanto riguarda quelli del 1994, che devono aver rimosso in quanto non si erano neanche qualificati. Vorremmo averli rimossi anche noi, ma non ce la facciamo a dimenticare quel colpo di biliardo all’88° contro la Nigeria, mentre mezza Italia – sottoscritto incluso – si era già alzata dal divano ad affogare il dispiacere nell’alcool (no ok, avevo 11 anni. Facciamo succo di frutta). Non riusciamo a toglierci dalla testa il calcio di rigore che bacia il palo e si infila alle spalle di Rufai, regalandoci la resurrezione più clamorosa dai tempi di Cristo. Roberto Baggio ci ha di fatto “tirati giù dall’aereo”, disse Sacchi. Esultiamo ancora oggi con quel contropiede perfetto contro la Spagna, Zubizarreta che chiude lo specchio meglio che può e Baggio che la infila nello spazio di uno spillo. Godiamo ancora per quell’uno-due chirurgico alla Bulgaria, e buonanotte allo spauracchio Stoichkov. Piangiamo ancora quando vediamo il rigore maledetto di Pasadena prendere il volo verso il cielo bollente di mezzogiorno. E ogni volta che lo riguardiamo, speriamo che la palla si abbassi di mezzo metro. Perché nessuno lo meritava, ma lui proprio no.
MALEDIZIONE MONDIALE - Sarà ancora questione di centimetri ed un altro legno accarezzato, stavolta il palo, a sancire la maledizione del “sopravvalutato” ai Mondiali. Quel destro al volo nei tempi supplementari, a Barthez incenerito, che avrebbe riscritto la storia del mondiale dei galletti. Questa è la storia dei “mancati successi” di Baggio in azzurro. Tre mondiali persi ai calci di rigore (un 3° ed un 2° posto, per la cronaca), perché nei tempi regolamentari, con lui in campo, l’Italia non aveva mai perso. Poi vabbè: ci sarebbero una stagione e 22 gol al Bologna per guadagnarsi, di fatto, la convocazione ai mondiali 1998. Così, come se fosse una formalità. Le parentesi in rossonero e nerazzurro, tristi più per demeriti societari che suoi. E il finale di carriera a Brescia da libro Cuore, ennesima tappa di una via Crucis calcistica senza lieto fine.

Roberto Baggio esce in barella: una scena vissuta troppe volte in carriera (theteller.it)
L’ULTIMO CALCIO - Roberto Baggio ha un conto in sospeso con i mondiali: vuole tornarci, per l’ultima volta. Ha 35 anni nel 2001 e inizia la stagione con 8 gol in 9 giornate. Poi, ovviamente verrebbe da dire, il crac. Il 21 ottobre rimedia una distorsione al ginocchio sinistro in seguito a un contrasto con Filippo Cristante. Si riprende. Una settimana più tardi, contro il Venezia, rimedia un’altra distorsione dopo un contrasto duro con Antonio Marasco. Colpo di grazia, la rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro con lesione del menisco interno rimediata durante Parma-Brescia, semi-finale di Coppa Italia. Sembra finita, ma non per lui. Operato a Bologna il 4 febbraio 2002, rientra in campo a 77 giorni dall’infortunio grazie ad un pesantissimo lavoro di rieducazione. A tre giornate dalla fine del campionato, in trasferta contro la Fiorentina, segna un gol dopo due minuti dal suo ingresso in campo. Poi raddoppia. Poi salva il Brescia dalla retrocessione all’ultima di campionato. Segna 11 gol in 12 partite, ma non basta a Trapattoni: non è completamente ristabilito dall’infortunio e non è in forma ottimale, dice. È finita con l’Italia, Roby.
Non c’è lieto fine, ma il destino gli regala il più bello degli addii. Il “sopravvalutato” Roberto Baggio disputa l’ultima partita della sua lunga carriera due anni dopo alla Scala del calcio, il giorno del mio compleanno (cosa che non fregherà a quelli del Telegraph, ma a me sì): il 16 maggio 2004. Milan-Brescia finisce 4-2, ultima giornata della stagione 2003-2004. Roberto Baggio si congeda con un assist di sinistro per Matuzalem: morbido come una carezza, invitante come un frutto proibito. Al momento dell’uscita dal campo, Paolo Maldini va ad abbracciarlo. Tutto san Siro si alza in piedi, ed assieme allo stadio si alzano ad applaudire anche tutti quelli che guardano la partita da casa. Io l’ho fatto, con le lacrime agli occhi.

L’ultima partita di Roberto Baggio, in un san Siro stracolmo (accadevaoggi.it)
Qualcuno che scrive al Telegraph, evidentemente, quel giorno non era davanti alla tv. Gli facciamo un favore: vada a risentirsi gli applausi di san Siro mentre il “sopravvalutato” esce dal campo. E per cortesia, tiri via la foto di Roberto Baggio da quella parziale, insulsa ed inappropriata classifica. Non sarà come duecentoventi punti di sutura, ma vederlo lì fa un male che non si può spiegare.
Francesco Guarino
@fraguarino
il Telegraph dovrebbe solo che vergognarsi.
Non seguo il calcio, oggidì mi fa orrore.
Ma Baggio? Dai, Baggio è nei cuori pur di chi è nato dopo, siamo seri.
io ci avrei messo michael owen
Articolo perfetto. Solo un paio di piccole puntualizzazioni.
Nella sua biennale parentesi rossonera, Baggio ha comunque vinto uno scudetto.
Nei suoi quattro anni al Brescia, la squadra di Baggio ottiene sempre la salvezza.
Bene, quelle quattro salvezze sono le uniche ottenute dalle rondinelle dal 1968 ad oggi !!!