Brexit. Volano i sondaggi: Uk spaccato in due

cameron

David Cameron (factmag.com)

Londra – I britannici sarebbero orientati verso il mantenimento del Regno Unito in zona Ue. E’ questo  quanto emerge dagli ultimi sondaggi dell’Opinium/Observer del The Guardian.

Secondo il centro studi del quotidiano britannico, infatti, un crescente numero di persone, 39%, è convinto che l’economia sarà rafforzata dal mantenimento della Gran Bretagna tra i 28.

Spiega Toby Helm, opinionista politico del The Guardian: a scongiurare la Brexit sarebbe la campagna referendaria di David Cameron che si sta battendo per evitarla malgrado le recenti difficoltà d’immagine prodotte dalla divulgazione dei Panama Papers.

Nonostante tutto, continuano dall’Observer, pare che tra gli inglesi si sia diffuso il messaggio che l’economia interna potrebbe trarre maggiore vantaggio dalla permanenza piuttosto che dall’uscita: 38% contro un – comunque notevole – 29%, convinto che il Regno Unito debba andarsene.

GRAN BRETAGNA SPACCATA IN DUE – Fin qui il tema economico. Nel complesso, invece, la percentuale di coloro che si orientano per lo status quo pare aggirarsi al 42%, tre punti in più del precedente sondaggio Opinium; sale però anche la percentuale di chi al contrario ritiene di voler uscire: 41%, due punti in più.

Diminuisce, invece, la percentuale di chi era indeciso: 14% rispetto al 18% del sondaggio precedente.

Appare così la fotografia di un paese spaccato in due laddove a decidere per poche schede sarà la fetta di attuali indecisi ai quali toccherà di scegliere se continuare a essere membro della Ue o no entro il 23 giugno, data del referendum.

Così l’occhio si sposta sulla politica interna. Racconta ancora Helm: tra i più convinti per il congedo dalla Ue ci sono gli attivisti anti accordi commerciali Ue/Usa: il Ttip, un trattato transatlantico di libero commercio e relativi investimenti finanziari, grazie al quale si omologherebbero anche molte pratiche di produzione e vendita dei generi di consumo. Il negoziato è inviso a molti convinti che l’omologazione – soprattutto agroalimentare – sarebbe un favore solo agli Stati Uniti, meno attenti nel controllo e selezione degli alimenti.

I conservatori del Tory inglese, per esempio, sono profondamente divisi sulla Brexit: il 45% la invoca, il 43% – tra cui lo stesso David Cameron – la teme.

Diverso il rapporto tra i labour: 59% è convinto della necessità di restare; il 28% vorrebbe andare.

Sicché la campagna referendaria si è tinta di verde finanza. Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi), l’Ocse, il Tesoro inglese nonché gli Usa di Barak Obama si sono mossi all’unisono per allertare la popolazione del Regno Unito: attenzione – è l’avvertimento – qui non si discute se fare morire la Ue o meno, ma se impoverire la Gran Bretagna, sede della City continentale, con effetti difficilmente contenibili. Pare che il messaggio sull’opinione pubblica stia in parte funzionando, ma l’incertezza rimane e regna sovrana.

UK POCO CONVINTA - Secondo il sondaggio di Opinium, il tema economico indirizza fino a un certo punto: 4 elettori su 10 credono che uscire o rimanere in zona Ue non farà differenza, il 23% è sicuro che la Brexit sarebbe un errore, il 21% crede che sarebbe un giovamento. Da qualsiasi parte la si guardi, l’elettorato è parcellizzato in sezioni uguali.

Quindi mentre ci si accusa a vicenda, dentro e fuori i gruppi politici, di avere appoggiato il Ttip in tempi di vacche grasse dell’area Ue e ora di fare marcia indietro in tempi difficili, ai sostenitori del No Brexit resta solo un dato a cui aggrapparsi per continuare a sperare: secondo Opinium il 39% degli elettori è ancora convinto che tutto il Regno Unito sia divenuto un’area più influente nel mondo grazie alle Ue contro un 18% convinto che sia stata proprio la Ue a rendere Uk e soprattutto la Gran Bretagna meno influente.

Chantal Cresta

Foto || googlemaps.com; factman.com

 

 

 

 

 

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