Bertone, Ratzinger e quella circolare…

Nel 2001 il Segretario di Stato e il pontefice avevano le idee ben chiare su come affrontare i casi di pedofilia nel clero

di Pietro Paciello

Benedetto XVI

Che siano giorni di fuoco per il Vaticano è facile intuirlo. Non solo per le dimensioni sempre più spropositate assunte dallo scandalo dei preti pedofili con relativa (e proporzionale) indignazione da parte dell’opinione pubblica, ma anche per i maldestri tentativi di metterci una “pezza” da parte delle alte sfere d’Oltretevere.

Padre Raniero Cantalamessa, conduttore del programma Rai A sua immagine e Predicatore della Casa Pontificia, difende a spada tratta il pontefice paragonando gli attacchi a lui rivolti al più becero antisemitismo (chissà se papa Ratzinger, che in passato aveva fatto parte della Gioventù Hitleriana, avrà gradito tanto zelo!); per il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi,  Benedetto XVI è una “guida rigorosa”, “disponibile a nuovi incontri” con le vittime degli abusi, e ribadisce la totale volontà di collaborare con le autorità civili da parte della Santa Sede; infine il cardinale Tarcisio Bertone dà il meglio di sé discettando in maniera dotta e approfondita del legame tra pedofilia e omosessualità che escluderebbe,  in maniera categorica, che l’insana attrazione verso fanciulli in fiore sia dovuta al celibato dei preti.

Una domanda sorge spontanea: le vittime degli abusi erano quindi tutti maschietti?

Sorvolando su queste amenità, colpisce molto la volontà di papa Ratzinger di incontrare le vittime di pedofilia, mentre Bertone, contestualmente alla castroneria su citata, aveva comunque affermato la necessità di combattere il fenomeno pedofilia all’interno della Chiesa. Infatti i due, se non si tratta di un caso di omonimia, furono i firmatari, nel maggio del 2001, di un documento-circolare nel quale, con il liguaggio tortuoso tipico della burocrazia vaticana, si invita a tacere alle autorità civili di tutti gli Stati del mondo i casi di pedofilia (nel documento definita pomposamente “delitto contro il sesto comandamento del Decalogo commesso da un chierico con un minore al di sotto dei 18 anni di età”) nel clero, poichè “le cause di questo genere sono soggette al segreto pontificio”. Segreto pontificio che si basa sul principio secondo cui “tacere, cosa davvero assai difficile, come pure parlare pubblicamente con riflessione sono doti dell’uomo perfetto: infatti c’è un tempo per tacere e uno per parlare (cf. Eccle 3,7) ed è un uomo perfetto chi sa tenere a freno la propria lingua (cf. Gc 3,2)” (dalle “Norme sul segreto pontificio” firmate nel 1974 dall’allora Segretario di Stato, card. Jean Villot). Un capolavoro di omertà da far impallidire persino un camorrista!

Per quel documento Ratzinger, all’epoca Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, nel 2005 fu incriminato negli Stati Uniti, per la precisione a Houston (Texas), per “cospirazione contro la giustizia” in un processo contro preti pedofili. Fortuna volle che in quello stesso anno Ratzinger divenisse papa e, verso settembre, il ministero della Giustizia americano bloccò il processo su richiesta di Bush e Condoleeza Rice, a loro volta sollecitati dal’allora Segretario di Stato del Vaticano, Angelo Sodano: si doveva infatti accordare al nuovo pontefice l’immunità riservata ai capi di Stato.

Pino Nicotri

Tutto questo viene scandalosamente taciuto dai maggiori media. Il giornalista de “l’Espresso” Pino Nicotri ebbe il coraggio di pubblicare il documento-circolare nel libro “Emanuela Orlandi – La verità”, nonchè nel suo blog www.arruotalibera.i, e a parlarne in alcune interviste, come quella rilasciata, lo scorso marzo, a chi scrive.

Concludiamo con le parole emblematiche della volontà della Chiesa nel perseguire i suoi sottoposti, pronunciate dal cardinale fiorentino Ennio Antonelli rivolte ad un gruppo di giovani molestati sessualmente da un prete, poi ridotto allo stato laicale (e allo stato carcerario?), e per anni protetto dall’omertà dei suoi superiori e delle sue stesse vittime alle quali, in quanto fedeli, pesava molto dare scandalo alla Chiesa: “rielaborare in una prospettiva di fede la triste vicenda in cui siete stati coinvolti e invocare per mezzo del Signore la guarigione della memoria”.

Un Pater Ave Gloria

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