
Bella ciao contro l’Ave Maria: sfida sull’aborto a Bologna
Gruppi pro e contro aborto si scontrano a Bologna e sfiorano la rissa: quando i fondamentalismi hanno la meglio sul dialogo
Bologna – Aborto si o no: la disfida prosegue a Bologna a sfiora anche la rissa: anche stamattina è stata dura la contestazione dei comitati “Io decido” contro i gruppi di preghiera “a difesa della vita”, proprio all’ingresso del reparto di ginecologia dell’ospedale Sant’Orsola nel giorno in cui si effettuano le interruzioni volontarie di gravidanza.
GRUPPI CONTRO – Il conflitto era nell’aria e aveva già toccato vette importanti nelle scorse settimane. Da oltre quindici anni i gruppi di preghiera Giovanni XXIII, ispirati da don Benzi, si ritrovano il martedì mattina per pregare durante gli interventi di interruzione di gravidanza, cercando così di scongiurare quel che ritengono un atto lesivo della vita. Nelle scorse settimane, allora, alcune realtà bolognesi si erano mosse e unite in coordinamento con «l’obiettivo di difendere la libera scelta delle donne sulla propria vita».
PREGHIERA LAICA E RELIGIOSA? – Bella ciao contro l’Ave Maria: lo scontro di questa mattina lo si può riassumere in questo modo. Lo scontro tra il Coordinamento, di cui fanno parte anche la Cgil e la Fp- Cgil di Bologna, insieme all’Udi e ad altre associazioni di donne, e i gruppi di preghiera si è svolto senza contatto fisico ma con un duello di voci, che non ha risparmiato qualche alterco e reciproche accuse, anche pesanti.
LIBERA ESPRESSIONE – Secondo alcuni questo è un duello di civiltà, quasi una gara a chi ha il diritto più forte; e, in un certo senso, si tratta di un tentativo di far più rumore dell’altro, possibilmente mettendolo a tacere. Indubbiamente le preghiere contro l’aborto possono essere un trauma non facile da affrontare per le donne impegnate in una scelta già complessa; tuttavia il tentativo dei comitati di zittire la preghiera è una vera e propria violazione del diritto di libera espressione, garantito dalla Costituzione, prima ancora che una questione religiosa.
D’altronde quando i promotori della contro-manifestazione spiegano che sono mossi dall’intenzione di «difendere la laicità dei beni comuni», forse dimenticano che “laicità” non significa “ateismo di stato”, ma una condizione in cui le convinzioni fideistiche dei cittadini convivono nel reciproco rispetto, anziché nel sopruso del più forte sul più debole.
UNA GUERRA DI RELIGIONE – In questo, la vicenda assume le peggiori configurazioni delle guerre tra fedi, perché, tanto da una parte quanto dall’altra, si assiste a posizioni oltranziste incapaci di dialogare, assunte per partito preso come verità rivelate. E se da parte “religiosa” ce lo si potrebbe attendere, senza per questo giustificarlo, attacchi (quasi) violenti come questi dimostrano che l’ateismo contemporaneo è dottrinale e dogmatico almeno quanto la religione. Di fatto, in vicende come quella sull’aborto si assiste a uno scontro tra fondamentalisti radicali, dove nessuno può veramente dirsi “civile”.
Andrea Bosio
@AndreaNickBosio