
Basket playoff: Siena elimina Milano
Basket playoff: Siena elimina Milano in una gara 7 dominata e conclusa col punteggio di 80 a 90. Grande protagonista Daniel Hackett, leader di un gruppo solido che non vuole abbandonare lo scettro di campione d’Italia, nonostante la rivoluzione della scorsa estate. Per l’Olimpia Milano si tratta invece dell’ennesimo fallimento delle ultime stagioni, nonostante il ricco budget a disposizione di allenatore e dirigenza.
Lo spettro dell’ennesima e cocente delusione si materializza già dalle prime battute di gara 7: la Montepaschi Siena entra con la rabbia agonistica di chi si gioca tutto in una notte, mentre Milano approccia la partita avvolta nei suoi limiti e nelle sue paure. I biancoverdi conducono da subito, con i padroni di casa che riescono a restare aggrappati solo grazie a qualche iniziativa individuale e ai molti falli spesi da Siena per mantenere alta l’intensità difensiva. Il 42 a 44 del primo tempo è bugiardo: i toscani hanno ben altro piglio rispetto agli uomini di coach Scariolo.
Il secondo tempo lo dimostra: Hackett su tutti, ma anche Brown e Sanikidze diventano rebus indecifrabili agli occhi degli spaesati biancorossi. La corazzata messa in piedi dal presidente Proli e da Sergio Scariolo rivela, ancora una volta in questa disgraziata stagione, la sua vera natura: un gigante dai piedi d’argilla, formato da un gruppo di individualità male assortite. Siena invece, nonostante un budget ridimensionato e una qualità complessiva minore rispetto alle ultime trionfali stagioni, dimostra di essere una squadra vera, motivata a non mollare lo scudetto e abituata a vincere nonostante cambino gli interpreti. Sanikidze vola sulle teste degli avversari, Hackett fa a pezzi la difesa, mentre cala, mesto e rassegnato, il sipario sul campionato dell’Olimpia, dopo il fallimento in Coppa Italia e in Eurolega.
Al termine di una stagione così deludente, molte sono le considerazioni da fare. Innanzitutto dal punto di vista strettamente tecnico: le scelte di mercato sono state fallimentari dall’origine e non si può pretendere di portare a casa il titolo quando si cambia in corsa il progetto nato due stagioni or sono. Omar Cook, confermato ed eletto capitano a inizio stagione, si è rivelato un giocatore, oltre che assai limitato per caratteristiche tecniche, privo di carisma e leadership. Una volta tagliato è stato scelto Marques Green, un buon elemento per squadre di media classifica, ma da sempre inadatto a più nobili contesti.
Non solo questo: Richard Hendrix, chiamato a dare quel peso sotto le plance che Bourousis non può dare nonostante il talento offensivo, si è rivelato un’altra scelta totalmente sbagliata. Radosevic, richiamato a coprire la falla dopo essere stato spedito pochi mesi prima in prestito, si è rivelato ancora troppo acerbo. Infine, la più grande delusione è stato Antonis Fotsis: giunto a Milano come una delle ali forti migliori del continente, è sparito del tutto dalle scene dopo una prima stagione altalenante. Carenza di motivazioni? Decadimento fisico? Forse sono entrambe teorie valide. Resta il fatto che il greco ha sempre reso al meglio in un sistema collaudato come era quello di coach Obradovic al Panathinaikos: se ci si aspettavano da lui iniziative individuali in uno contro cinque, l’errore di valutazione è stato grave.
Di tutto questo risponderà certamente coach Sergio Scariolo. Ma prendersela solo con lui sarebbe miope e ingiusto: è il secondo allenatore della gestione Proli a fallire. Ma a differenza del predecessore Piero Bucchi, il tecnico di Brescia vanta un’esperienza e un palmarès che hanno pochi eguali in Europa. La causa prima del fallimento va cercata più in alto e il paragone col modello Montepaschi Siena è impietoso: i toscani hanno un sistema collaudato in anni di paziente lavoro e che ha permesso di crescere allenatori come Pianegiani e Luca Banchi e di restare al vertice anche quando le risorse economiche si sono ridotte. In sostanza: cambiano i budget, mutano gli attori, ma la società continua a credere negli uomini e nel progetto avviato diversi anni fa.
I dirigenti dell’Olimpia si sono affidati al caso e al portafoglio di Giorgio Armani: nessuna capacità di pianificare partendo da un impianto societario all’altezza delle esigenze, cambi di manager e ruoli in corsa, assai poca conoscenza del mercato, a parte i top player o presunti tali e l’idea, reiterata ogni anno, che basti un ricco budget per costruire una squadra di pallacanestro. Certo, i soldi sono la base da cui partire: ma senza competenza, progettualità e passione per l’Olimpia Milano, non è possibile raggiungere alcun obiettivo. La speranza è che stavolta la lezione sia servita e che avvenga una vera svolta, sempre nel segno di Giorgio Armani. Ma intanto un altro anno è stato buttato al vento e ancora una volta i tifosi biancorossi vedranno lo spettacolo di una festa che non sarà la loro. E che non è mai sembrata tanto distante.
Daniele Leone
@DanieleLeone31