
Basket playoff: Milano batte Siena ed è campione d’Italia
Basket playoff: Milano batte Siena 74 a 67 in gara 7 e torna regina dei canestri. Grande prova di Gentile e Melli. La Montepaschi cede solo nel finale
Basket playoff: l’Olimpia Milano batte la Mens Sana Siena 74 a 67 e torna regina dopo 18 anni, vincendo lo scudetto numero 26 della sua gloriosa storia, al termine di una partita e di una serie di straordinaria intensità. Siena cede lo scettro dopo sette titoli consecutivi e lascia la serie A per questioni che non hanno nulla a che fare con lo sport, ma con l’onore delle armi che si deve a chi non ha mollato fino all’ultimo secondo, mostrando l’incredibile forza di volontà che l’ha portata a dominare il basket italiano negli ultimi anni.
LA PRESSIONE – Quando la partita comincia, in una serata umida di un’estate che sembra non voler iniziare, il peso dei ricordi e della paura gonfia il cuore dei tifosi che riempiono il Forum di Assago. Sono passati quasi vent’anni dall’ultima volta che questo pubblico ha assaggiato il dolce sapore della vittoria, con capitan Gentile, papà di Alessandro, che alzò al cielo la coppa dello scudetto dopo aver distrutto la resistenza della Fortitudo Bologna. Da allora tanti anni sono passati e l’Olimpia Milano, da bella e gloriosa, si è trasformata nell’ombra di sé stessa, falcidiata da crisi societarie, promesse di rinascita e atroci beffe. Troppi inferni ha dovuto attraversare Milano e oggi una finale ha il peso di uno psicodramma che si riverbera in ogni palleggio, ogni tiro e ogni goccia di sudore degli uomini in campo.
LA PAURA – Gli inferni di Milano hanno tante forme. Quella di una retrocessione sfiorata e di una salvezza giunta solo nella desolazione di tiri liberi sbagliati volontariamente per perdere di pochi punti, piuttosto che rischiare di portare una partita ai tempi supplementari. Quella degli anni bui e tremendi delle gestioni fallimentari del caciottaro Caputo, dell’inesistente Bryant e dell’affarista Corbelli. Quella di un tiro da tre punti del guerriero Dante Calabria sputato dal ferro in una maledetta finale di quasi dieci anni fa e tramutatosi, orrenda beffa del destino, in una parabola da quasi centrocampo di Ruben Douglas, capace di scaraventare Milano in un burrone quando era a un solo passo dalla rinascita. E poi gli anni a guardare Siena banchettare contro le flebili resistenze di una squadra forte, ma non abbastanza, fino alla fragilità del gruppo allenato da Sergio Scariolo, presunti eroi fatti di argilla.
LA SERIE – E’ da questo tunnel di buio e desolazione che i ragazzi di coach Banchi vogliono uscire quando l’arbitro alza la palla a due per dare inizio alla settima partita di una serie che sembra non voler finire. Milano si era ricacciata in un nuovo inferno con le sue mani: dopo le prime due partite, con alle spalle un campionato dominato, la sfida sembrava ormai indirizzata. Ma ecco l’orgoglio di Siena, l’improvviso e recidivo blackout biancorosso e gli uomini di coach Crespi si erano ritrovati mercoledì sera con il match point in casa. Ma Milano si era scossa e aveva condotto la partita in Toscana. Improvvisamente però di nuovo quel buio e in un amen i padroni di casa si erano presentati con la palla dello scudetto fra le mani. Ma stavolta il destino aveva altri programmi: il pallone di Jenning sputato dal ferro e il canestro della vittoria di Curtis Jerrells.
LA SFIDA – Quando la gara inizia, i giocatori biancorossi sembrano non sentire il peso del recente passato sulle spalle: l’Olimpia è subito aggressiva, con Melli, Samuels e le zampate di Langford. E’ una squadra che pare aver guardato l’inferno negli occhi e averlo sfidato per risalirne le pareti fino a riveder le stelle. Ma la salita non è mai priva di asperità e pericoli: nel terzo quarto la sfrontatezza lascia il posto alla paura e Siena, trascinata da Green, Hunter e Haynes, ribalta il risultato fino al più otto all’inizio dell’ultimo periodo.
IL TRIONFO – Milano sta precipitando fra le fiamme, di nuovo, nell’atroce ripetersi del suo destino. I 12000 cuori biancorossi rivedono improvvisamente la tripla di Douglas, i sogni e le illusioni spazzate via, di nuovo, in un crudele ciclo della storia. Ma questa volta c’è un altro Gentile, il figlio Alessandro, a prendere per mano i compagni, a dire loro di non aver paura, a guardare in faccia quell’inferno e a mostrare il suo sorriso da scugnizzo. E dietro di lui i cuori d’acciaio di Melli, Jerrells, del ritrovato Hackett e di David Moss. Quando il mastino con le trecce alza la mano per il tiro da tre che può decidere la partita, il Forum trattiene il fiato e di nuovo rivede le immagini atroci e beffarde del recente passato. Ma questa volta la palla buca la retina, spazza via la paura e gonfia i cuori dei tifosi biancorossi. Godi Milano, tuo è il trionfo, tua è la gloria. E ti sia dolce il risveglio domattina, dopo una notte di festa: i tuoi inferni sono solo un lontano ricordo.
Daniele Leone
@DanieleLeone31