
Bar cerca personale ma i giovani rifiutano: ad agosto siamo in vacanza
Un bar nel centro di Napoli ricerca personale ma i giovani che si presentano fanno subito marcia indietro, dichiarando che ad agosto sono in vacanza
Aggiunto da Mariangela Campo il 01/08/2015.
Tags della Galleria Attualità, Cronaca italiana
Tags: Bar, disoccupazione, giovani, lavoro, napoli
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NAPOLI – Un tasso di disoccupazione giovanile talmente alto non si vedeva dalla fine degli anni Settanta del secolo scorso: così dicono i media, ma la verità sembra un’altra. È il caso, per esempio, di un bar nel centro di Napoli che cerca personale – dieci persone fin da subito – . Molti giovani si sono presentati per il lavoro ma ciascuno di loro, quando ha capito che c’era da lavorare tutto il mese di agosto, ha risposto: «No, grazie. Ad agosto sono in vacanza».
PARADOSSO ITALIANO – Il bar di cui sopra è il Chicco d’Oro, in piazza Municipio, di fianco al Mercadante. Il proprietario è un giovane ventiquattrenne che, con la sorella, ha ereditato il locale dai genitori che, purtroppo, sono entrambi deceduti. Il titolare, che si chiama Giovanni De Vivo, è stato intervistato da Paolo Barbuto, giornalista e responsabile del «Mattino online». Queste le parole del giovane: «Offro dieci posti di lavoro nel centro di Napoli ma non riesco a trovare personale: i giovani vengono, storcono il naso e dicono che loro ad agosto hanno già prenotato le vacanze, mica possono iniziare a lavorare. Questo è uno scandalo». E continua: «Dunque, in questo locale ci sarebbe bisogno di altro personale. Almeno dieci figure professionali per i vari tipi di attività, dalla gelateria alla pasticceria alla cucina perché qui facciamo tutto in casa. Abbiamo anche forni e cucine per la preparazione di dolci e cibo. Pensavamo che qui fuori ci sarebbe stata una fila di persone pronte a lavorare invece, per adesso, sono arrivati solo giovani che non avevano nessuna voglia di sacrificarsi e se la sono filata».
A questo punto, non senza ragione, il giornalista esterna il dubbio che lo assale e dice a De Vivo che, evidentemente, propone un lavoro di chissà quante ore ad una cifra di guadagno irrisoria. Ma il titolare non ci sta, e afferma: «Qui facciamo tutto in regola. Contratto nazionale di lavoro, due mesi a tempo determinato, in prova; poi quasi tutti passano a tempo indeterminato. All’inizio si guadagna il minimo contrattuale, intorno agli ottocento euro. I nostri turni non superano le nove ore. E le ore in più, quando ce ne sono, vengono retribuite come straordinario».
A questo punto la domanda è lecita: oggigiorno c’è davvero ancora qualcuno che può permettersi di rifiutare un lavoro con regolare contratto?
Mariangela Campo
@MariCampo81