
Bafana Bafana: sogno e magia di una favola sudafricana
Troy Blacklaws, “Bafana Bafana. Una storia di calcio, di magia e di Mandela”. Illustrazioni di Andrew Stooke. Traduzione di Nello Giugliano. Roma, Donzelli, 2010
di Laura Dabbene
Pelé ha 11 anni e la pelle d’ebano. Il nome che porta, quello del grande calciatore brasiliano stella della Seleção, gliel’ha dato il padre, operaio in una miniera del Sudafrica dove si scava “oro per i danarosi”. Come gli altri ragazzi del villaggio in cui vive, lontano dalle grandi città, Pelè non ha scarpe né una bicicletta, né libri di scuola o carta su cui scrivere. Ma un sogno ce l’ha: vedere dal vivo la nazionale di calcio sudafricana, i Bafana Bafana, le cui prodezze ammira in un vecchio televisore alimentato dalla batteria di un’automobile. Come può un bambino senza soldi e senza scarpe realizzare il suo ambizioso desiderio? Forse con l’aiuto del Vecchio Jamani, saggio stregone che legge il destino nelle conchiglie, ma soprattutto grazie ai magici amuleti che gli animali selvatici del bundu gli regalano per affrontare il suo viaggio: un dente di lince per trovare coraggio, un’unghia di salamandra per nuotare veloce, un pelo di sciacallo per pensare in fretta, una coda di camaleonte per diventare invisibile e una piuma di ibis per volare in alto.
Con questo bagaglio Pelé parte per rincorrere il suo sogno, incoraggiato dal vecchio nonno che, seduto sul sedile rosso di una vecchia automobile, attende che torni a trovarlo colui che “ebbe il coraggio di combattere contro un pitone gigante per liberare la sua gente”: Nelson Mandela.
Lanciato in un’avventura attraverso il Sudafrica per raggiungere Città del Capo, il ragazzo si imbatte in eventi e situazioni in cui si destreggia grazie alla magia degli amuleti, sfruttandone il potere miracoloso con astuzia e saggezza, fino all’epilogo, fino ad afferrare il suo sogno e stringerlo forte tra le mani.
La favola di Pelè e dei Bafana Bafana è quella di un paese dove la modernità delle gradi città, Port Elisabeth o Johannesburg, si affianca alla tradizione della giungla oscura e profonda accanto a cui si trovano piccoli villaggi di capanne d’argilla. Un paese dove il calcio dei grandi stadi costruiti per ospitare i Mondiali 2010 e le nazionali è il miraggio per tanti ragazzini che giocano con una pallina da tennis, in un polveroso campo senza erba. Ma come si è realizzato il sogno della libertà e dell’uguaglianza grazie ad un ragazzo nato in una capanna d’argilla e imprigionato per 27 anni costretto a spaccare pietre, così si può avverare il desiderio di calciare un vero pallone, su un vero campo erboso, insieme ai propri eroi. E Troy Blacklaws lo racconta in una fiaba, con la semplicità che si addice ad un racconto per bambini capace di parlare, nonché di affascinare, anche agli adulti.
Sullo sfondo di una vicenda che intreccia elementi fortemente aderenti alla realtà – come la povertà di un villaggio dove vivono solo donne, vecchi e bambini perché gli uomini lavorano nelle miniere in luoghi lontani – ed altri di pura fantasia fiabesca (gli animali parlanti della giungla), Blacklaws inserisce richiami alla storia del Sudafrica, dell’apartheid e soprattutto della figura che nell’immaginario popolare simboleggia la forza della dignità e della speranza, il presidente Mandela.
Bafana Bafana non è il primo libro che l’autore sudafricano, nato nella provincia del Natal nel 1965, ha dedicato alla narrazione del mondo dell’infanzia in un paese lacerato dai conflitti razziali e retto da un sistema di governo basato sulla segregazione. Dopo Karoo Boy (2004), storia di un 14enne nel Sudafrica degli anni Settanta descritto dalla critica come memorabile al pari del salingeriano giovane Holden, nel 2005 è uscito invece Blood Orange, parzialmente basato sulla sua esperienza autobiografica di studente liceale alla Paarl Boys High School, dove era emarginato dai compagni bianchi in quanto kaffirboetie, amico dei negri. In questa sua ultima prova letteraria, che lo fa finalmente conoscere in lingua italiana grazie alla traduzione di Nello Giugliano realizzata per Donzelli editore, Blacklaws consegna ai lettori la storia di un altro giovane ragazzo sudafricano, nero questa volta, con il commento visivo affidato ai disegni realizzati dall’artista Andrew Stooke.
Un libro dolcemente capace di far credere nei sogni e nel potere di renderli reali.
FOTO via/ www.babelio.com; http://www.donzelli.it