Another brick in the wall: l’alba della Brexit. Cosa succederà adesso?

Il giorno della Brexit: possibili scenari, ansie, preoccupazioni, scenari futuri di una separazione

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(foto: newnotizie.it)

LONDRA- Un venerdì che potrebbe entrare nella storia, questo del 24 Giugno 2016 per il popolo britannico e per l’Unione europea in particolare. Nonostante le rosee prospettive pronosticate (o forse sperate) dai sondaggi, dai mercati e dagli Inglesi che sembravano essere propensi per il “REMAIN”, forse, qualcosa è andato storto! Come in tutte le “lovestories” più emozionanti, anche quella tra l’UE e il Regno Unito, è arrivata al capolinea. Il “LEAVE” con il 51.9% ha avuto la meglio, in particolare nel Galles e in buona parte dell’Inghilterra, mentre la Scozia, l’Irlanda del Nord e Londra hanno dato la loro preferenza al “REMAIN”. L’affluenza alle urne è stata del 72%.

EFFETTI DEL VOTO: CROLLO BORSE E DIMISSIONI CAMERON- In Galles il Leave ha ottenuto 0,85 milioni di voti, il Remain 0,77 milioni. In Scozia il Remain ha ottenuto 1,66 milioni di voti, il Leave 1,01 milioni. In Irlanda del Nord il Remain ha ottenuto 0,44 milioni di voti, il Leave 0,35 milioni. Uno degli effetti immediati di questa decisione è stato il crollo della sterlina e lo  scompiglio in Borsa. La sterlina, infati, all’annuncio dei sondaggi dopo le 23 era schizzata a 1,50 dollari, è poi precipitata fino a 1,32, il livello più basso dal 1985 e un tracollo con pochi precedenti.

Un’altra batosta da mandare giù per il popolo inglese sono state le dimissioni del primo ministro David Cameron, promotore della campagna pro-Ue,  che ha dichiarato:«Il popolo ha votato per lasciare l’Ue, la sua volontà deve essere rispettata». Ha anche aggiunto che resterà a Downing Street altri tre mesi, ma che a guidare i nuovi negoziati con l’UE sarà una nuova leadership.

RIUNIONI D’EMERGENZA-  Intanto Donald Tusk, presidente del consiglio UE, ha richiesto un vertice dei leader UE senza il premier britannico per “incoraggiare a mantenere l’unità a 27″ . Durante il pomeriggio l’Ue riunirà un vertice dei ministri degli Esteri, tra i quali presenzierà anche Paolo Gentiloni, per analizzare il voto. Se l’Europa si prepara ai futuri scenari, l’Italia non resta in panchina. Matteo Renzi ha convocato una riunione, questa mattina, presso la Sala Situazioni della Presidenza del Consiglio. Sulla Brexit il premier Renzi ha twittato questa mattina: «Dobbiamo cambiarla per renderla più umana e più giusta. Ma l’Europa è la nostra casa, è il nostro futuro».

CONSEGUENZE IN UK- Pur trattandosi di un referendum consultivo, Cameron, aveva promesso che in caso di esito positivo avrebbe applicato l’articolo 50 del Trattato di Lisbona, che consente a un paese membro di lasciare il Consiglio europeo tramite un procedimento burocratico che dura minimo 2 anni. Il Parlamento britannico però potrebbe approvare una mozione che cerchi di non applicare questo articolo. Seguendo l’iter ex art. 50 l’accordo raggiunto si attiva  dopo essere stato votato dal Regno Unito e da una maggioranza qualificata (almeno 20 degli altri 27 paesi membri) del Parlamento europeo. Una volta presa la decisione e “innescato” l’articolo 50, dichiara la Bbc, non c’è modo di tornare indietro a meno che non ci sia un consenso unanime da tutti gli altri stati membri.

(foto: cloudfront.net)

(foto: cloudfront.net)

Quali sembrano le conseguenze immediate di questa azione, forse, un po’ troppo avventata?

Sicuramente un paese spaccato in due, come era evidente dai risultati, Londra, la Scozia, le grandi città (Liverpool e Manchester), diversi centri del sudovest e l’Irlanda del Nord sono pro Europa, mentre l’Inghilterra più conservatrice ha scelto la Brexit con una partecipazione più massiccia del previsto. Ritornano vecchi spettri del passato che sembravano essere scongiurati: Londra,  mostrerà la sua unicità rispetto al resto del paese, a Belfast la convivenza politica tra unionisti e cattolici potrebbe essere sempre più difficile, la Scozia, stando alle parole del primo ministro Sturgeon, avanza l’ipotesi un ulteriore referendum sulla propria indipendenza.

Sempre più forte e concreto il rischio di una profonda e insanabile spaccatura del Regno Unito .

Altre conseguenze più intrinseche potrebbero riguardare aspetti concreti della vita di ogni cittadino britannico, quali:

  • VISTI- Non sarà più sufficiente un documento d’identità per spostarsi nell’area Ue dopo la Brexit, i cittadini britannici dovranno richiedere il visto per viaggiare nell’Europa continentale.
  • VIAGGI- La caduta libera della sterlina rispetto all’euro diminuirà il potere d’acquisto dei cittadini britannici in vacanza nel resto d’Europa. Aumenteranno anche i prezzi dei biglietti aerei, visto che gli accordi comunitari concedono alle compagnie aeree europee di operare senza limiti di frequenza, capacità o prezzo nello spazio aereo del continente.
  • LAVORO- Molto probabile è delocalizzazione di molte attività, in particolare quelle delle grandi banche, che operano nella city.

Per i cittadini britannici che vivono nei paesi europei: 1.3 milioni cosa potrebbe cambiare?

  • PENSIONI- Le pensioni potrebbero risentirne fortemente a causa del crollo della sterlina e non garantire una vecchiaia serena, nonostante i sacrifici.
  • SANITA’- La sanità varia in base al paese, per chi risiede in zone come la Francia esiste un accordo bilaterale per cui gli espatriati possono usufruire del servizio sanitario nazionale, ma le spese sono sostenute dalla sanità britannica.
  • LAVORO-  Sarà richiesto un permesso di lavoro come per tutti gli extracomunitari.
  • FUNZIONARI EUROPEI- Il destino di chi presta servizio presso le istituzioni europee come cittadino britannico non è mai stato più incerto, alcuni pensano di acquisire una seconda nazionalità.
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foto: (lucascialo.altervista.org)

Dall’altro lato della Manica, gli europei si ritrovano con un’Unione che, in questo momento ha un nervo scoperto e che ha appena sovvertito la dogmatica certezza di un’ unione inossidabile mostrando che,in realtà, come in tutte le convivenze e unioni, apparentemente idilliache, anche questa non è irreversibile.

Questa vicenda ha mostrato che dall’Unione si può uscire e tutti gli equilibri, le certezze di un’ unione apparentemente molto salda, rischiano di far vacillare il lavoro di anni e anni. Questo castello, ormai, di carta rischia di ripiegarsi su se stesso al primo ripensamento di un altro Paese europeo con un’opinione pubblica fortemente euroscettica che voglia seguire l’esempio della “democrazia” britannica. Alla luce degli ultimi eventi questa ipotesi non sembra nemmeno tanto improbabile considerando i festeggiamenti dopo il risultato del voto britannico arrivate dai leader populisti dell’UE da Wilders a Marine Le Pen, ai quali si unisce anche Matteo Salvini, che auspica la stessa sorte per l’Italia.

FERITE PROFONDE- Questa spaccatura europea cela altre ferite molto più profonde e malcontenti generali che portano a non cercare un dialogo, ma una separazione, un muro. I leader non riescono più a comprendere, o forse, sono troppo lontani dalle dinamiche che spingono la gente a decisioni che possono sembrare così estreme o addirittura insensate, ma che, in realtà, non vogliono esprimere altro che un profondo dissenso. Creare scontri, mettersi gli uni contro gli altri, far prevalere gli interessi di pochi, sempre gli stessi, sulle necessità non è servito ad altro che a portare altre ferite e a far ergere muri, barriere invalicabili in cui il pregiudizio e la voglia di rivalsa, la rabbia, ha prevalso sul buon senso. La politica del “coltivare il proprio orticello” del non riconoscere che il nostro pensiero non può chiudersi nella visione del singolo paese, ma deve essere ampliato a livello internazionale. Oggi tutti parlano di un giorno triste per l’Europa, si sa, le separazioni (anche se politiche) lasciano sempre un po’ d’amarezza, quel senso di impotenza e quell’incertezza che ti fa pensare a come sarebbe andata se … ma l’Europa se vuole restare in piedi deve imparare da questa lezione inglese a capire meglio le esigenze del proprio popolo, ascoltarlo e creare una vera unione fatta di principi solidi, di ideali, di valore e non solo di interessi e fuochi di paglia che potrebbero essere carburante di xenofobia e populismi che in questi momenti di crisi cercando di alimentarsi.

Citando una famosa frase di Douglas Adams, in Guida galattica per autostoppisti, “cara Inghilterra” (in attesa del verdetto definitivo) : «So long,and thanks for all the fish!» La vera sfida europea inizia adesso.

Mariateresa Scionti

 

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