
Altro che Tsipras. Il sud Europa si deve unire contro la Merkel
Molti opinionisti e giornalisti, e anche parecchi politici, considerano la vittoria di Alexis Tsipras (il quale in questi giorni sta facendo visita a diversi capi di Governo, tra cui Matteo Renzi) come una vera e propria benedizione perl’Europa. Ma se è vero che il leader di Syriza ha intenzione di non pagare il debito pubblico greco, l’Europa rischia seriamente di essere distrutta in maniera definitiva.
PREVISIONI - Nel 2013 il debito pubblico della Grecia rispetto al pil era del 174,9% e nel 2014, secondo le previsioni autunnali di Eurostat, raggiungerà il 175,5% e sarebbe dovuto cominciare a scendere solo a partire da quest’anno: 168,8% nel 2015 e 157,8% nel 2016. Gli analisti economici, però, non sapevano che a gennaio i greci sarebbero andati a votare e che a vincere le elezioni sarebbero stato Tsipras, un politico che intende fare della spesa pubblica il suo cavallo di battaglia. Per cui non è da escludere che il debito pubblico greco, già enorme così com’è, continui pericolosamente a salire invece di scendere.
NUMERI - Ma chi detiene il debito pubblico greco che sta creando, e continuerà a creare, tanti problemi a Tsipras? Come ha riportato ilsole24ore.com, le banche più esposte con la Grecia sono quelle tedesche con 10,203 miliardi. Seguono quelle francesi (1,368 miliardi), olandesi (923 milioni), spagnole (301 milioni) e portoghesi (263 milioni). E le banche italiane? Sono esposte più dei Paesi Bassi e della penisola iberica: ben 800 milioni.
PERICOLO - Se Tsipras malauguratamente decidesse di non pagare l’abnorme debito pubblico greco, a rimetterci sarebbero gli altri paesi. Non solo, ma con questa eventuale mossa di Tsipras e del suo esecutivo prenderebbero maggiore forza le forze politiche che, nei vari paesi europei, sostengono che il proprio debito non vada pagato. Si prenda ad esempio il partito Podemos, che secondo un recente sondaggio è il primo partito di Spagna. Se anche gli spagnoli smettessero di pagare il debito, le banche di tutta Europa subirebbero un colpo pesantissimo. E a quel punto l’effetto a catena in altri Stati non sarebbe da escludere.
L’UNIONE FA LA FORZA - È questa la strada che Tsipras e i suoi sostenitori europei vogliono intraprendere per cambiare l’Europa? La speranza per tutti i cittadini europei è che la risposta sia negativa. Ma su una cosa Tsipras ha ragione: l’Europa va cambiata radicalmente, altrimenti la sua ragion d’essere fallirà. Che fare allora? I paesi che stanno soffrendo di più la crisi, cioè quelli del sud Europa, anziché farsi la guerra e minacciare di non pagare il proprio debito mettendo in difficoltà gli Stati esposti, dovrebbero unirsi per fronteggiare la Germania e il nord Europa.
ASSEGNO DI DISOCCUPAZIONE - Come ha detto più volte il professor Luigi Zingales, la prima cosa che Italia, Grecia, Spagna, Portogallo e Francia dovrebbero chiedere (se non pretendere) al resto d’Europa è l’introduzione di una sorta di assicurazione contro la disoccupazione a livello europeo. I paesi che hanno un tasso di disoccupazione basso (come la Germania, paese in cui i disoccupati nel 2013 era pari solamente al 5,3%, dato che secondo Eurostat è destinato a scendere ulteriormente) dovrebbero pagare un assegno di disoccupazione ai cittadini dei paesi che invece stanno vivendo un momento difficile (nel 2013 il tasso di disoccupazione in Grecia era pari al 27,5%, in Italia al 12,2%, in Spagna al 26,1%, in Portogallo al 16,4% e in Francia al 10,3%). Ovviamente, se un giorno l’Italia e la Spagna avranno una disoccupazione bassa e la Germania invece ce l’avesse alta, l’assegno funzionerebbe in ugual modo ma all’inverso rispetto a come verrebbe attuate oggi.
Nel lungo periodo, invece, i paesi del sud Europa dovrebbero puntare a trasformare l’Unione europea negli Stati Uniti d’Europa. A quel punto non solo la politica monetaria sarebbe comune, ma anche quella fiscale. Se la Germania ed in generale l’Europa del nord non ne volesse sapere, l’unica via che l’Europa del sud avrebbe per sopravvivere sarebbe quella di uscire dall’euro e di adottare una sorta di euro2 meno debole e più svalutato. Non è un’alternativa esaltante, ma se Tsipras, Renzi, Hollande, Rajoy e Passos Coelho non cominciano a trattare con Merkel e compagnia, si rischia di andare verso il disastro.
Giacomo Cangi
foto: ilmattino.it