Afghanistan, al via la Loya Jirga: esamina il trattato USA-Afghanistan

Un'immagine di una precedente Loya Jirga: la grande riunione mescola elementi politici, tradizionali e religiosi

Un’immagine di una precedente Loya Jirga: la grande riunione mescola elementi politici, tradizionali e religiosi

Kabul – Appuntamento di particolare rilevanza istituzionale, quello che si apre oggi a Kabul, capitale dell’Afghanistan. Alla presenza del presidente della nazione, Hamid Karzai, si apre infatti la Loya Jirga, un’assemblea tradizionale che riunisce i capi di tutte le tribù del paese, e che nella legge islamica assume valore di assemblea legiferante.

COSA SUCCEDE - La Loya Jirga, alla quale prenderanno parte circa 2.500 persone – tutti rappresentanti di famiglie e tribù che costituiscono il caposaldo della società afghana più tradizionale – è stata convocata da Karzai per esaminare il Bilateral Security Agreement, un accordo proposto dagli Stati Uniti d’America di fondamentale interesse nazionale: nel 2014, come è già noto, gli Usa ritireranno le loro forze dal paese asiatico, e la Jirga sarà chiamata a decidere quale dovrà essere il contributo statunitense nel periodo post-bellico.

NO SCUSE, SÌ ACCORDO - Durante la giornata di ieri si era diffusa una falsa voce secondo la quale gli anziani e i politici costituenti la Loya Jirga avrebbero posto, come condicio sine qua non per la firma del trattato, quella della presentazione ufficiale di scuse, da parte del presidente Barack Obama, per l’invasione dell’Afghanistan e per le numerose vittime civili provocate dall’azione militare, e dai bombardamenti con i droni, i velivoli senza guida utilizzati in ricognizione e per specifici attacchi (servirono, tra le altre cose, per individuare il rifugio di Osama Bin Laden in Pakistan), che proprio nelle scorse ore hanno provocato, nella provincia di Khyber Pakthunkhwa, la morte di sei ribelli talebani. Il vicepresidente Usa, John Kerry, ha smentito categoricamente la richiesta di scuse, annunciando la discussione che prende il via proprio in queste ore, e che dovrebbe durare almeno fino a domenica.

I TALEBANI - Come nelle precedenti occasioni, Karzai ha aperto il tavolo delle trattative ai talebani che, confermandosi, hanno declinato l’invito, parlando di un’assemblea illegittima, e definendo il presidente afghano «un fantoccio nelle mani negli Stati Uniti». Simbolo evidente di un conflitto che non ha, almeno allo stato attuale, alcuna speranza di dirsi concluso.

Stefano Maria Meconi

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