
Alitalia-Etihad. Accordo vantaggioso per chi?
ROMA - In una nota congiunta le due compagnie aeree hanno annunciato di aver trovato un accordo per l’ingresso di Etihad con il 49% di Alitalia ma resta da risolvere con i sindacati il nodo dei 2.251 licenziamenti e con le banche la ristrutturazione del debito. Sullo sfondo le ombre di un’operazione complicata che rischia di protrarsi a lungo con possibili danni per gli utenti e per la stessa Alitalia.
L’ACCORDO ALITALIA-ETIHAD – Due giorni fa con un comunicato Alitalia ed Etihad annunciavano di aver raggiunto un accordo per l’acquisizione da parte della compagnia di bandiera degli Emirati Arabi Uniti del 49% delle azioni Alitalia. Etihad investirà nell’operazione 560 milioni di euro.
GLI ESUBERI – L’accordo bilaterale Alitalia-Etihad lascia irrisolto il problema di un’intesa con i sindacati sugli esuberi. Il nuovo piano industriale per il rilancio dell’ex compagnia di bandiera italiana prevede 2.251 licenziamenti. «Non possiamo condividere 2.251 licenziamenti», ha affermato il segretario nazionale della Filt-Cgil Mauro Rossi. Gli fa eco Uiltrasporti per bocca del segretario nazionale Marco Veneziani: «Noi 2.251 esuberi non li accetteremo mai». La prossima settimana il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi incontrerà i sindacati insieme al collega Giuliano Poletti, ministro del Lavoro.

Il piano esuberi sarà gestito grazie ad un Fondo speciale alimentato con l’addizionale comunale sui diritti d’imbarco (www.lastampa.it)
BANCHE – Il 13 giugno scorso il consiglio di amministrazione di Alitalia ha approvato il bilancio 2013 ma ad oggi non è stato comunicato alcun dato, eccezion fatta per 233 milioni di euro di accantonamenti e svalutazioni. Non resta che affidarsi al bilancio 2012, dove è riportato un indebitamento finanziario netto di 1 miliardo. Per ridurlo parzialmente, Alitalia ed Etihad chiedono di rinegoziare una parte di questo debito, pari a 565 milioni di euro. Con la rinegoziazione si cancellerebbe un terzo del debito (180 milioni) e i restanti 380 verrebbero convertiti in azioni Alitalia, consentendo l’ingresso dei creditori nell’azienda. Chi sono i creditori di questi 565 milioni? Intesa Sanpaolo, Unicredit, Monte dei Paschi e Popolare di Sondrio: le prime due si sono dichiarate disponibili a questo sacrificio. MPS e Popolare di Sondrio hanno finora espresso un secco “no”.
OPERAZIONE COMPLICATA – I sindacati da una parte, le banche dall’altra. L’accordo Alitalia-Etihad rischia di protrarsi a lungo, ben oltre l’estate. Nessun problema se Alitalia fosse un’azienda sana, ma non è così. Il bilancio 2012 parlava di un rosso di 280 milioni. Ipotizzando che il 2013 sia in linea con l’anno precedente Alitalia si ritroverebbe con un passivo in bilancio di 500 milioni. Senza i soldi freschi di Etihad aumenterebbero le difficoltà di Alitalia nella vita di tutti i giorni, con il rischio che i 2.251 esuberi di oggi si trasformino in 3000.
IL FONDO INPS – I dipendenti licenziati da Alitalia godranno di un particolare trattamento grazie al “Fondo speciale per il sostegno del reddito e dell’occupazione del personale del settore aereo”. Istituito presso l’INPS ha lo scopo di integrare gli ammortizzatori sociali (mobilità, CIGS, solidarietà) garantendo ai dipendenti l’80% della retribuzione lorda. Questo Fondo è alimentato anche dall’addizionale comunale sui diritti d’imbarco, in pratica quella che ogni passeggero paga, pari a tre euro a biglietto (ne sono esenti i voli tra aeroporti nazionali). Non è escluso che questa addizionale possa essere aumentata nel caso in cui il Fondo non abbia risorse sufficienti per gestire i 2.251 licenziamenti di Alitalia.
Paolo Ballanti
@paoloballanti
Foto: www.rai.it, www.lastampa.it