Jeff Koons: l’arti-star a Basilea

Basilea – Forse in Italia è più conosciuto per essere stato il marito di Ilona Staller ma Jeff Koons, 57 anni, è uno degli artisti più celebri dell’era attuale. Esploso negli anni ’80, l’artista americano è applaudito e contestato con la stessa passione da chi ritrova nelle sue opere una divertita critica a questi tempi insolenti e kitsch e da chi, invece, nelle sue idee sull’arte vuole leggere un opportunistico quanto vuoto cavalcare l’effimero e l’esteriorità priva di emozione.

La sua creatività apparentemente ripetitiva ha il merito di aver rinnovato l’eredità dei ready-mades di Duchamp, del Dadaismo e della Pop Art. Lo racconta bene la mostra antologica che fino al 2 settembre ospita la Fondazione Beyeler a Basilea, la prima mai ospitata in Svizzera, dove sfilano circa 50 lavori che condensano tre gruppi nodali di opere – “The New” (risalente agli anni 1980-1987), “Banality” (1988) e “Celebration” (dal 1994 su cui ancora oggi sta lavorando) – considerate dall’artista le tappe decisive nell’evoluzione della sua arte.

Scelti insieme a Koons, ci sono in mostra gli oggetti di uso quotidiano in stile readymade del primo gruppo di opere, realizzate negli anni Ottanta, che poi si trasformano in  manufatti artigianali, sculture meravigliosamente provocatorie in legno, porcellana e vetro a specchio per “Banality”, la serie di grande successo realizzata a partire dal 1988, quella che è diventata un po’ il manifesto di tutta l’arte di Koons ed è stata una tappa fondamentale nella sua ricerca della propria identità artistica, con motivi che attingono tanto alla storia dell’arte quanto dalla cultura popolare, e che tramite un intervento di collage vanno a comporre figure nuove.

A partire dal ’94, con “Celebration”, la serie alla quale l’artista americano continua ancora oggi a lavorare, arrivano le sculture dalle forme monumentali opere in acciaio, perfettamente lavorate. E compare la pittura, con i quadri di grande formato, caratterizzati da una minuziosa attenzione al dettaglio. Dipinti e sculture, il gruppo di opere più cospicuo, nelle quali Koons celebra l’essere bambino e il tempo dell’infanzia; sviluppa motivi che richiamano i compleanni e le usanze della festa e ricorre a una forma scultorea che stilizza i tratti e dà vita a figure iconiche. Pezzi che sono diventati imprescindibili dal pensiero intorno all’opera di Koons, come il Ballon Dog con tutte le sue varianti e l’Hanging Heart.

Tra le opere in esposizione non può non spiccare la famosa imponente scultura in porcellana Michael Jackson and Bubbles, che Koons ha definito una “Pietà contemporanea”, assurta oggi a icona postmoderna. «La scultura esprime l’ideale di Jeff Koons di un’arte che unisce in sé tutti gli opposti e attraverso cui l’artista intende raggiungere il pubblico più vasto possibile», dicono i curatori Sam Keller e Theodora Vischer.

Natalia Radicchio

Foto via http://medien.basel.com

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