
“Milano è out of fashion? Lo vuole lei”: intervista a Massimo Crivelli
Visto che ho l’occasione di parlare con un esperto, mi consiglia un look da giorno e uno da sera per donna?
Se fosse per me, direi una tuta da giorno e una da sera: mi sono sempre dedicato a questo capo fin dal mio esordio e, spesso, amo introdurre qualche dettaglio tipicamente sportivo anche nei capi eleganti. E poi è difficile per me parlar di sera… Io amo molto il giorno elegante, gli abiti da cocktail che vedi qui in boutique, io quasi li considero da giorno. Per la sera, la situazione si complica, nel senso che la gran sera mi risulta un territorio ostico, ancora da studiare, perché trovo molto difficile rendere “attuale” una donna con un abito da sera.
La sera è il momento in cui dovresti essere più libero, senza condizionamenti di gusto, visto che, magari, durante il giorno, sul posto di lavoro, devi attenerti ad un certo standard di abbigliamento (per intenderci, una donna avvocato raramente andrà in tribunale vestita come Lady Gaga). Il problema è che non riesco ad accondiscendere al fatto che non si debba tentare quello che non si è ancora visto, per paura di non avere l’approvazione altrui. Dalla Pompadour ad oggi sembra che gli abiti da sera siano sempre gli stessi. Un abito da gran sera deve sicuramente essere elegante, però la sfida è realizzare qualcosa che sia anche veramente creativo e originale.
Piccola curiosità: voci dicono che sia intenzionato ad aprire una nuova boutique a Roma. C’è da fidarsi?
Sì, confermo. Roma è una città che amo molto e, dopo Milano, ha sicuramente massima importanza nel retail del prêt-à-porter in Italia. Milano detiene ancora il ruolo di capitale della moda: se osserva, tutte le sedi principali delle grandi firme fanno capo a questa città. La crisi che ha colpito il mondo della moda, però, continua ad esserci ed è ancora consistente: le sfilate milanesi, come la città in sé, hanno subito un tracollo.
C’è stato un distacco, uno scollamento tra il concetto di innovazione, di ricerca, di sfida intellettuale e produttiva e la realtà con cui le stesse idee devono confrontarsi. Milano non riesce più a valorizzarsi a dovere, salvo in poche occasioni, come il Salone del Mobile e del Design, dove pure, si comincia già a sviare, svalutando la parte del pensiero e delle idee alla base dell’evento, per un panino e una bibita venduti in più.
Parigi e New York svolgono ancora bene il ruolo di vetrine della moda internazionale, Milano invece ha perso questa sua caratteristica, pur continuando a mantenere il ruolo di capitale economica della moda: sostanzialmente, è rimasta il campo base di chi non ha bisogno di essere promosso, come i grandi marchi.

Panoramica di Milano
Come riportare Milano agli sfarzi di un tempo?
Il problema è che adesso non vedo grandi capacità, collaborazione, né forse voglia effettiva di ripensare alla città sotto questo punto di vista, riportandola ai livelli del passato. Ci vogliono, così come c’erano, tanta economia, politica, cultura e idee, anche violentemente contrapposte, ma sempre in quella prospettiva di “bene collettivo” che hanno reso grande Milano.
In tema di recessione, un recente sondaggio ha mostrato come gli italiani non abbiano paura della crisi: è d’accordo?
Se gli italiani non la temono, beati loro…(Sorride). Penso che questo ci dica molto su quanto ne sappiamo davvero della realtà che ci circonda: sono convinto che chi lavora per davvero non sia così tranquillo in merito alla crisi. Bisognerebbe vedere chi ha effettivamente risposto al sondaggio. Io la temo? Sì e no. Sicuramente non la prendo a cuor leggero, ma penso che questa situazione sia comunque utile almeno in prospettiva. Credo e spero che ci abbia fatto puntare tutti maggiormente sulla qualità di ciò che facciamo. Credo anche che abbia premiato chi lavora con serietà e passione: infatti abbiamo assistito ad una doverosa pulizia forzata. Per quanto mi riguarda il rilancio è stato, ed è tuttora, la mia arma di difesa anti-crisi.
Le chiedo un parere da insider: dicono che puntare sui giovani sia l’arma vincente per sconfiggere la crisi. Tutti lo dicono ma qualcuno lo fa?
La novità, la freschezza intellettuale, la forza dirompente dei nuovi concetti è sempre un’arma vincente. Purtroppo è difficile, però, perché c’è molta concorrenza e quindi molta prudenza, al limite dell’ignavia. Inoltre, puntare sui giovani implica che ci siano dei buoni maestri a cui poterli affidare, per farli crescere e soprattutto in grado di riconoscerne e di promuoverne gli autentici talenti: il problema è che mancano. Non hanno tempo? No, direi che non ne sono capaci. Nella peggiore (ma non rara) delle ipotesi, si promuovono i giovani come modo per attirarsi visibilità e attenzione mediatica. Per puntare sui giovani, bisogna valutare con attenzione chi sono questi giovani, che cos’hanno da esprimere e qual è la loro preparazione (per evitare che facciano solamente una stagione e poi scompaiano dalle passerelle, come spesso accade). Questo significa, tra l’altro, che bisogna creare delle buone scuole, di effettivo spessore. Ripeto, attenzione prima ai maestri, per poter veramente aiutare i giovani.
Attingendo dalla sua esperienza personale, quali consigli darebbe ai giovani d’oggi?
Pensarci bene finché sono in tempo? No, a parte gli scherzi: sicuramente devono puntare sulla ricerca, anzitutto di ciò che vogliono esprimere veramente, fare un viaggio nel proprio io, analizzare le idee personali e scovare la propria creatività. Non bisogna mai stancarsi di farlo, né abbandonare le proprie passioni di fronte ai primi e ai successivi ostacoli. Poi bisogna imparare, guardandosi in giro, leggendo, andando alle mostre, sedendosi in un parco a guardare la gente, accumulando sensazioni. E’ necessario guardare più alla sostanza che all’apparenza: questa è sicuramente un’utile arma vincente. Bisogna avere la forza, la capacità e la volontà di tirar fuori qualcosa che sia veramente personale: il problema è che, non sempre, se ne ha davvero il coraggio.
La ringrazio per la sua gentile disponibilità.
Grazie a voi.
Si conclude così il nostro piacevole ed interessante viaggio nel magico mondo della moda. A nome di tutta la redazione del Wakeupnews, ringraziamo nuovamente Massimo Crivelli per la sua grande cortesia.
Nadia Galliano
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