
VIDEO – Droga Krokodil, la vita vera di un tossicodipendente
RUSSIA- Il giornale Huffington post ha pubblicato il documentario del fotografo italiano Emanuele Satolli che ha trascorso il suo ultimo anno di vita a Ekaterinburg per testimoniare la vita delle persone dipendenti dalla Krokodil.
LE COOCKHOUSE E CHI CI ABITA - Sono delle case o baracche dove vivono i tossicodipendenti. In queste abitazioni viene direttamente “cucinata” la Krokodil. Il Time ha pubblicato un video di tre minuti che racconta la storia di Zhanna, una consumatrice di Krokodril che ha imparato a cucinarla privandola delle sostanze mortali. La donna ha rivelato: « Sono una brava cuoca, molto spesso le persone mi chiamano per “cucinare”. Riesco a portare avanti la mia dipendenza sopravvivendo», poi aggiunge: « Da quando ho iniziato tutti i miei amici sono morti. Non mi spaventa più nulla».
COS’È LA KROKODIL - Questa droga che ha avuto il suo massimo utilizzo nel 2011, è composta da pillole di codeina polverizzate, diluite e cotte con prodotti chimici destinati all’uso domestico. Le sostanze chimiche hanno gravi ripercussione all’interno dell’organismo: le vene si bruciano, la pelle diventa squamosa e nei casi peggiori la carne marcisce e lascia scoperto lo scheletro. Attualmente in Russia reperire la codeina non è facile, visto che nel 2011 fu fatta una legge per controllarne la vendita.
L’EROINA - In Russia il consumo di eroina è davvero un fenomeno limitato, visto che si smerciano quantità ridotte e dal prezzo davvero inaccessibile, a differenza della Krokodil che si cucina avendo a disposizione prodotti che hanno un prezzo irrisorio. Il sospetto che questo utilizzo, ormai diffuso di questa sostanza, arrivi fino agli Stati Uniti è molto forte. Ma per il dottor Michale Lynch non c’è da preoccuparsi perché in America la codeina non si può reperire così facilmente e l’eroina è più a buon mercato. Recentemente però sono apparse sui corpi di alcuni tossici delle piaghe incancrenite che lasciano spazio a sospetti concreti. A detta di Mark Woodward, portavoce dell’Oklahoma Bureau of Narcotics, sarebbe colpa di un utilizzo sconsiderato di aghi sporchi.
Giulia Orsi
Foto: Giornalettismo.com