
Vespa Raid to Armenia – Viaggio da Alexandroupolis ad Ankara
Marco e Viviana sono arrivati ad Ankara e sembrano aver risolto i problemi di carburazione: il Vespa Raid to Armenia continua
Nuova tappa del Vespa Raid to Armenia, il viaggio in Vespa di Marco e Viviana attraverso 5 Paesi.
ALEXANDROUPOLIS – ANKARA (756 KM)
DESTINAZIONE TURCHIA - Ci svegliamo presto la mattina e, dopo una sana colazione con uova strapazzate capaci di combattere anche la più inflessibile forma di stitichezza, carichiamo il Piaggio. Oggi sarà molto dura, Ankara dista a 756 km da dove ci troviamo. Il momento della veritá é arrivato, ripartirá il mezzo? Tratteniamo il fiato e, con il piede destro, abbasso la pedivella. Incredibile, il mezzo è ripartito immediatamente e, allora via, non abbiamo tempo da perdere. Dopo alcuni chilometri si ripresenta il problema di carburazione.
CONFINE CALDO - Sulla strada che porta al confine ci siamo solo noi. Alla dogana greca, il funzionario ci lascia passare senza alcun controllo e, dopo alcune centinaia di metri, la strada diventa strettissima. Siamo a conoscenza dei pessimi rapporti tra i due Paesi conseguenza delle rivendicazioni turche sulle Isole grece dell’Egeo e dell’invasione di Cipro Nord da parte delle forze armate turche negli anni settanta. Deduciamo che la strada strettissima altro non è che una forma di difesa passiva da parte dei greci, in caso di invasione terrestre dalla frontiera, i mezzi passerebbero uno alla volta con conseguente ritardo dell’avanzata turca. Dopo la strada stretta ci troviamo sopra ad un ponte di legno con due militari greci all’inizio e altri due a metà. I militari greci ci fanno segnodi andare e, arrivati a metà, notiamo a 50 metri le bandiere dei due Stati che si fronteggiano con due militari turchi a metà via. Il confine passa in mezzo al ponte.
Superata la bandiera greca entriamo in territorio turco e, i militari di Ankara, ci sorridono indicandoci di proseguire. Dopo alcuni metri, dietro a delle piante, scorgiamo un pennone altissimo con una bandiera turca gigante sventolante con particolare orgoglio. Giungiamo alla dogana turca e nessuno parla inglese. Ci sono tre check point e rispettive pratiche burocratiche da seguire. Al secondo controllo veniamo colpiti da un infarto per mia colpa. Erroneamente, consegno la carta verde assicurativa scaduta e, il funzionario turco, mi dice “Marco… Broblem” indicando con il dito la data scaduta il 14 Aprile scorso. Prendiamo atto dell’errore e consegniamo la carta verde in corso. Il funzionario ci fa segno “ok” e ci esclama il “go”. Perfetto, possiamo entrare, per un momento mi è venuta in mente la scena alla frontiera turca del famosissimo film “Fuga di mezzanotte”. Ripartiamo dopo un’ora dalla dogana turca particolarmente accaldati causa il sole cocente.
SULLA STRADA PER ISTANBUL - La Turchia si presenta subito collinare, la strada è buona ma il problema di carburazione persiste. Dopo venti chilometri, decidiamo di affrontare il problema carburatore una volta per tutte. Ci fermiamo ad una stazione di servizio e apriamo il carburatore. Chiedo l’aria compressa ad un camionista turco per pulire i getti e, quasi subito, noto che la parte anteriore del carburatore “balla”poichè si è allentata la vite. Ecco il problema. Stringo con tutta la forza nelle mie braccia e richiudo tutto. Accendo è sembra che il problema è stato risolto. Prima di ripartire, il camionista ci offre il the augurandoci che Allah sia con noi durante il viaggio. Ripartiamo e, il motore, gira perfettamente. Ora puntiamo Istanbul alla massima velocità: da dove ci troviamo mancano ancora duecentosettanta chilometri.
ISTANBUL, DRIVE THROUGH - Dopo tre ore arriviamo ad Istanbul. La città è immensa. Ci impieghiamo un’ora abbondante ad attraversarla, il traffico è da far impallidire chiunque. L’impressione che abbiamo da quello che possiamo vedere è di una città molto curata, dalla cura delle aiuole alla gestione degli spazi residenziali. Ci sono ovunque pennoni con giganti bandiere turche sventolanti al cielo azzurro. Attraversiamo il ponte e, finalmente, leggiamo il cartello “Welcome to Asia”. Sulla strada ci sono dei caselli per i quali bisogna avere una tessera che, ovviamente non abbiamo e quindi non possiamo pagare. Ci fermiamo a fare benzina e, un cartello, ci indica che mancano ancora quattrocento chilometri ad Ankara.
DESTINAZIONE ANKARA - La strada per Ankara è molto bella, non presenta buche. I primi duecento chilometri passano velocemente, mentre gli altri duecento sono attraverso le montagne, e che montagne. È diventato buio e sembra di essere sul Passo del Brennero in continuazione. Stremati, alle 22.45 arriviamo nella capitale turca dopo tredici ore in sella al Piaggio. Abbiamo appuntamento in centro, piazza Zikilay, con un ragazzo turco, Okan Dogan, il quale si è offerto disponibile ad ospitarci a casa sua tramite couchsurfing. Appena arrivato, Okan ci porta a mangiare il migliore kebap di Ankara. Non esiste paragone rispetto a quello che mangiamo in Italia. La cena è stata pagata da Okan che, nonostante la mia insistenza, non ha voluto sentire storie, poichè questa é l’ospitalità turca.
CASA OKAN - Dopodichè, arriviamo a casa di Okan. Ci ha preparato un materassino maxi in soggiorno. La casa è tappezzata da bandiere turche e foto di Atatürk e, prima di farci dormire, ci offre il “raki” il tipico liquore turco che assomiglia pari pari alla nostra Sambuca. Ci sistemiamo e andiamo a dormire sotto lo sguardo vigile di Kamel Atatürk, il simbolo dell’orgoglio turco.
Marco D’Agostino
come posso fare a non definirvi dei grandi avete un coraggio da vendere ed un entusiasmo da pagare con la buona sorte che tutto possa andare per il verso giusto vi aspettiamo Melo Randagio