
Verdena – Endkadenz Vol.1 o del fregarsene del mainstream
La recensione di Wakeupnews dell'ultimo album dei Verdena, Endkadenz Vol.1
Una quindicina d’anni fa o giù di lì, esisteva l’inserto musicale de La Repubblica, Musica, diventato poi il mediocre XL, malloppo povero di articoli e recensioni musicali, anche un po’ sciatte, ma grondante di pubblicità della Calvin Klein o roba simile. Un perfetto settimanale per la gioventù di oggi che avrebbe apprezzato sempre più la musica patinata e per lo più ruffiana dei giorni nostri figlia di like e condivisioni, dimenticando la qualità e il concetto secondo il quale la musica – ma l’arte in generale – dovrebbe essere concepita dall’artista esclusivamente come espressione stessa della propria anima, del proprio corpo, senza il secondo fine di farsi ascoltare e apprezzare a tutti i costi. Sulla copertina di un numero di circa quindici anni fa dell’ottimo Musica, cartaceo del genere di livello insieme a Mucchio e Rumore, ricordo campeggiavano i Verdena e all’interno del settimanale veniva recensito ottimamente il loro primo album omonimo. Un esordio che colpì gli addetti ai lavori ma che difficilmente faceva presagire un futuro per il gruppo che si scostasse da atmosfere alternative-post grunge. La musica dei Verdena ha invece smentito i più ed è ormai storia l’evoluzione artistica e la qualità musicale che hanno caratterizzato gli splendidi Requiem e Wow, fino ad arrivare a questo loro ultimo lavoro, Endkadenz Vol.1.
LO SPIRITO DEI VERDENA – Ma il fattore che agli occhi del sottoscritto eleva i Verdena a unica, vera rock band italiana in circolazione – sì, non sono il primo a dirlo ma così è – è il loro atteggiamento di menefreghismo totale nei confronti del mainstream, delle major e la loro attitudine spinta unicamente a fare il proprio mestiere e a farlo bene. Le riviste musicali si sono patinate e riempite di modelle e profumi, le band puntano al maggior riscontro virale possibile per emergere, il soldo la fa da padrone, i Verdena continuano ad essere sé stessi, pur evolvendosi, fregandosene di quello che gli si vorrebbe imporre e piazzando già adesso uno dei migliori dischi dell’anno, Endkadenz Vol.1. – in attesa del secondo volume in uscita in estate. Un disco coerente con lo spirito della band, che richiama alle atmosfere malinconiche del loro esordio (Ho una fissa, Inno del perdersi), alle armonie figlie del cantautorato italiano con il ritorno al piano, tanto sfruttato in Wow (Nevischio, Diluvio, Puzzle) e propone delle novità assolute (Sci desertico, Derek).
ENDKADENZ VOL.1 – Apre le danze Ho una fissa, dove l’equilibrio tra melodia e bordate heavy si abbraccia naturalmente al testo non sense e a un malinconico tepore caro alla band, riportando alla mente pezzi come 40 secondi di niente e Spaceman. Entra prepotente poi il piano con Puzzle – ballata che si sarebbe incastrata perfettamente tra i brani di Wow – che viene poi lasciato per dare spazio alle chitarre elementari e alle atmosfere lo-fi del primo singolo, Un po’ esageri, irresistibile cavalcata pop-rock che richiama ad alcuni dei lavori più freschi e leggeri dei Pixies. Un trittico folgorante che porta a Sci desertico, un gioiello di originalità grazie alle ritmiche sintetiche e cibernetiche, una canzone che qualsiasi gruppo elettronico di successo degli ultimi anni avrebbe sognato di comporre. Si arriva così a Nevischio e per la prima volta nell’album si resta affascinanti principalmente dalle parole del testo – “e non sai di gelosia/nella mia mente sei comunque mia/faccio come il nevischio lo sai/avermi non potrai/non cambierò mai di stile/mi vedrai come adesso affondare/nel terreno che circonda il tuo viale” – che rimandano al miglior cantautorato italiano e strizzano l’occhio a Lucio Battisti. Dopo Rilievo e Diluvio, forse i pezzi meno convincenti del lotto sebbene coerenti con la prima parte dell’album e ricche di stranianti chitarre dal clima romantico, il disco torna a stupire con Derek, altra gemma, potente alternative rock tambureggiante e spiazzante. Ancora una ballata (Vivere di conseguenza) prima di tornare alle chitarre tipicamente prog di Alieni tra noi e farsi ritrovare felicemente impreparati per l’originale Contro la ragione, altro pezzo composto al piano, incredibilmente cento per cento anni ottanta. Un ritorno al passato con le atmosfere cupe e stranianti di Inno del perdersi precede il finale del disco, la conclusiva ballata dark, Funeralus.
ATTITUDINE ROCK - Endkadenz Vol.1 è un prodotto creativo, originale, pensato e composto con cura maniacale dai tre di Albino, ricco di sorprese, dove la classica forma canzone sparisce per lasciare all’ascoltatore strascichi di bellezza bizzarra, momenti di genuina dolcezza e di turbinii irresistibili. Tutto nel nome del menefreghismo nei confronti di chi li vorrebbe adeguati a quello che tira oggi. Un tempo tutto questo si chiamava rock ‘n’ roll, cosa che oggi in Italia sanno fare solo i Verdena.
Tracklist:
1 – Ho una fissa
2 – Puzzle
3 – Un po’ esageri
4 – Sci desertico
5 – Nevischio
6 – Rilievo
7 – Diluvio
8 – Derek
9 – Vivere di conseguenza
10 – Alieni fra di noi
11 – Contro la ragione
12 – Inno del perdersi
13 – Funeralus
Voto: 8,5
Gian Piero Bruno