Veltroni vs Bersani: l’identità del Pd

veltroni

Walter Veltroni, ex segretario Pd

RomaPier Luigi Bersani è nervoso. Comprensibile: ogni giorno, il segretario del Pd sente la cadrega del partito più traballante sotto il sedere e questo lo porta a polemizzare con chiunque rappresenti un avversario: i rottamatori di Matteo Renzi, Nichi Vendola e, immancabile, il leader del prossimo Movimento democratico, Walter Veltroni. Causa dell’ultimo alterco tra i due è stata una lettera che il solerte Walter ha pubblicato il 5 scorso su La Stampa.

Se si riesce a superare il potere soporifero tipico degli scritti veltroniani e si scende nel merito delle argomentazioni, la lettera non è affatto scontata. Il punto iniziale della questione sollevata da Veltroni è essenziale: “Tutti devono cambiare”. Se non lo fanno, continua l’ex sindaco di Roma, “rischiano di condannarsi al minoritarismo e di non essere in grado di tutelare le ragioni stesse della loro identità”.

Sarebbe stato sufficiente questo a far tremare il povero Gigi ma Veltroni continua e parla della necessità di rivedere i rapporti tra le parti sociali – come sta dimostrando il caso Fiat – per riequilibrare e modernizzare l’attività industriale secondo dinamiche economiche dettate dall’Europa del nuovo millennio. Quindi, Veltroni insiste: “[…] ora serve un nuovo modello, con un nuovo obiettivo: l’incremento della produttività totale dei fattori, introducendo fortissime dosi di innovazione nel nostro sistema economico ed aprendolo agli investimenti stranieri…”.

La lettera è una presa di coscienza dell’evoluzione dei tempi e dell’urgenza della politica (pidiellina) di adeguarsi ad essa. A voler essere elastici, le idee esposte si potrebbero interpretare anche come una bozza compiuta di programma elettorale. Una cosa che da sola basterebbe a restiuire il sorriso a tutti quegli elettori di sinistra che non si sono lasciati rincoglionire dalle sirene dell’antiberlusconismo. Coloro che hanno chiaro un fatto: se da 16 anni l’Italia non vede un’alternanza parlamentare ai suoi vertici non è per l’invencibilità di un pur temibile contendente come Silvio Berlusconi ma per la pressocchè assoluta inefficacia del maggior partito della sinistra italiana. E poiché l’efficacia di un organismo politico è proporzionale alla sua identità è indispensabile, secondo Veltroni, “(auto)riformare le regole di rappresentanza”. Giusto.

Tanto più che Veltroni è riuscito a riassumere il cuore della nullità del Pd senza mai menzionare Berlusconi e la Lega. Forse sarà per questo che nel partito non lo ha capito nessuno e il messaggio che è passato è stato il seguente: Veltroni vuole fare un altro Congresso del Partito democratico che, in soldoni, implica eleggere un altro segretario.

Inevitabile che Bersani si sentisse chiamato in causa. Meno prevedibile, invece, la sua reazione. Gigi, rispolverando l’anima rossa dei verd’anni, da comunista ha commentato: “Vadano davanti ai cancelli di Mirafiori a parlare di congresso. Secondo me gli operai li inseguiranno con i forconi”, facendo poi seguire la boutade con una lunga lettera al Messaggero ripetendo la necessità di una grande alleanza che si opponga al berlusconismo. Il solito, insomma. E così facendo Bersani ha dimostrato in sostanza 2 cose:

Uno – di aver aspramente criticato delle opinioni alleate senza prendersi neppure la cura di leggere una breve lettera. Peccato, perché nelle pessime acque in cui nuota il Pd ogni suggerimento potrebbe servire a rimanere a galla.

Due – di non voler rinunciare all’antiberlusconismo che altro è se non un vicolo cieco, il quale può portare solo ad una fine prematura ed inevitabile. Se la stabilità delle grandi ammucchiate sinistrosse dipende dall’esistenza politica del Cavaliere, di che vivrà il Pd quando quest’ultimo – ormai al tramonto della carriera istituzionale – si ritirerà o defilerà? Che farà allora il maggior partito

Bersani

Pier Luigi Bersani, segretario Pd

all’opposizione? Probabilmente quello che farà l’IDV di Antonio Di Pietro: imploderà in se stesso trascinando tutti con sé.

Ma il Partito democratico merita qualcosa di più. Una chance in più. Fosse solo per tutte le tribolazioni che i suoi elettori hanno dovuto affrontare dal 2007 a oggi.

Bersani, dunque, prenda nota dall’alleato Walter: “ […]la parola chiave del centrosinistra non può essere “difendere”, deve essere “cambiare” profondamente e dall’interno.

Un ultimo appunto su Veltroni: “cambiare” non significa tornare al passato. Se l’ex segretario coltiva l’ambizioni di ripresentarsi alla guida del Pd è libero di farlo ma tenga presente che, ormai, è bruciato. L’esperienza veltroniana si è conclusa e bene sarebbe se restasse tale. Troppe le conflittualità. Serve gente nuova e tra i rottamatori c’è già chi possiede i requisiti accennati da Veltroni. Ha ragione Giampaolo Pansa: Matteo Renzi deve ancora mangiarne molti di piatti di minestra prima di essere pronto per una leadership. Ma quando lo sarà, meriterà di vincere.

Chantal Cresta


Share and Enjoy

  • Facebook
  • Twitter
  • Delicious
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Add to favorites
  • Email
  • RSS

Ti è piaciuto questo articolo? Fallo sapere ai tuoi amici

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato.

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>

 
Per inserire codice HTML inserirlo tra i tags [code][/code] .

I coupon di Wakeupnews