
Per un’alfabetizzazione alla modernità. “Crescere nell’era digitale” di Giorgio Capellani
Con approccio tecnico-scientifico ma anche antropologico e filosofico, Capellani analizza le modalità secondo le quali è possibile operare una fondamentale "igiene" digitale nell'epoca dei surrogati virtuali
Nel 2017, uno studio sviluppato in favore dei risultati espressi nell’Ericsson Mobility Report ha confermato un dato di fatto che, se letto da un punto di vista meramente commerciale, può avere dei riscontri anche positivi per i calcoli finanziari di aziende, imprese e uomini d’affari; nella sostanza più analitica e filosoficamente profonda della questione, per contro, un simile dato rappresenta un segnale d’allarme non di poco conto: il numero di carte SIM (la smart card dei telefoni cellulari, per intenderci) ha superato quello degli esseri umani esistenti su questo pianeta.
Non è un caso, allora, se proprio su questo secondo imprescindibile dettaglio sceglie di soffermarsi Crescere nell’era digitale. L’uso delle nuove tecnologie nell’infanzia, nell’età scolare e adulta: quale futuro? (edizioni Edilibri), il nuovo importante saggio tecnico-scientifico-analitico di Giorgio Capellani, ingegnere civile esperto (e docente) di marketing, nonché collaboratore di aziende multinazionali attive nel campo delle tecnologie informatiche (parliamo di IBM e HP, tanto per evidenziare la caratura del soggetto in questione).
Non è un caso perché è proprio la fondamentale capacità di miscelare, a scopi interpretativi, elementi antropologici e spiegazioni attinenti al ramo sociale, tecnico e prettamente scientifico ad essere una caratteristica di importanza capillare per studiare, analizzare e comprendere, quanto più dettagliatamente possibile, l’irreversibile implicazione che il concetto di realtà digitale inevitabilmente ha nei confronti di un reale che non è più da considerare esclusivamente come un corpus sociale fatto di individui con un’identità esclusivamente fisica, ma in qualità di coacervo sostanziale tra definizione di un sé materiale che è anche, irrimediabilmente, il risultato di caratteristiche solo apparentemente virtuali.
È questa l’epoca in cui, veramente mai come in un qualunque precedente storico, l’essere umano è, imprescindibilmente, il prodotto di azioni concrete e immateriali, visibile e non visibile, concreto e insondabile, mobile e immobile, tangibile e irraggiungibile se non con pesantissimi bagagli di consapevolezza psicologica lungi dall’essere materia di studio in qualsivoglia programma didattico ministeriale.
Ecco perché un testo come Crescere nell’era digitale – a livelli accademici ma anche in linea di approfondimento personale – è importante da considerare in qualità di viatico per possibilità di potenziale comprensione di ciò che è, agli occhi dei comuni mortali, uno degli argomenti più delicati in assoluto da trattare nel tentativo di avvicinarsi, quanto più possibile, alla considerazione di dove il mondo reale stia andando e quali possano essere gli sviluppi di un possibile futuro ormai in netto distacco da tutto ciò che è ancora conosciuto sotto forma di passato (talvolta anche di eterno presente).
Descrivere o anche solo provare a definire un saggio di valenza tecnica legata con nodo scorsoio a implicazioni antropologico-filosofiche di gigantesca portata non è affatto facile in una qualunque sede meramente giornalistica. Tuttavia è possibile, se non altro, evidenziare quegli aspetti dell’opera che si rendono più importanti di altri ai fini di una comprensione generale che possa rendersi utile ad un’applicazione di teorie mai così pratiche, per quanto comunque richiedenti massima immedesimazione in dinamiche esistenziali che possono facilmente non essere proprie del lettore di turno (ma è proprio questa la condizione secondo la quale il gioco vale la candela: calarsi nel ruolo di essere umano moderno, con tutti i pro e i contro che ne possono scaturire).
E questi aspetti sono proprio quelli derivanti dallo studio approfondito, preciso e dettagliato che Capellani fa rifiutando apertamente sterili moralismi e inutili pressappochismi da quattro soldi, optando saggiamente (ma non poteva essere altrimenti) per un’attenzione chirurgica verso lo studio delle tecnologie sulla base delle reciproche implicazioni tra queste ed elementi pedagogici mai così fondamentali da recepire come in un’epoca in cui la sottile linea tra realtà e immaginazione/finzione/ricostruzione sta esalando i suoi ultimi respiri.
Capellani padroneggia adeguatamente ogni argomento seguendo ragionamenti che spaziano coscienziosamente tra medicina, psicologia, antropologia e filosofia, toccando persino (e per forza di cose) vette di evoluzionismo critico indispensabili per tentare di comprendere tutte le possibili motivazioni che fanno degli sviluppi tecnologici un andirivieni pericolosissimo tra surrogato ed estensione della personalità umana. Ne consegue un’attenta analisi anche di ciò che riguarda lo studio certosino della propria stessa evoluzione interiore, in linea non solo con età anagrafiche adolescenziali ma anche (se non soprattutto) con approcci adulti a realtà parallele che hanno già da tempo letteralmente sostituito ogni capacità mnemonica e intuitiva. Il tutto allo scopo non di additare chissà quale complice o aguzzino di una chissà quale purezza esistenziale annidata in epoche remote, bensì nel tentativo supremo di operare un’alfabetizzazione (qui definita anche come “igiene”) digitale che si renda fulcro necessario di una gestione dell’esistenza terrena quanto più prossima alla più giusta considerazione dei mezzi (tecnologici e cognitivi) che si hanno a disposizione.
Stefano Gallone
@SteGallone