
Una seconda amnistia per il Myanmar

Aung San Suu Kyi
Sulla rotta del Processo di Riconciliazione Nazionale avviato dal primo governo civile del Myanmar, instauratosi con le elezioni del novembre 2010 (e nelle quali si ricordi non fu data la possibilità alla leader dell’opposizione e Premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi di partecipare), sono stati liberati nella giornata di venerdi circa 651 prigionieri politici.
Si tratta della seconda amnistia (la prima si ebbe lo scorso 12 ottobre, con la liberazione di circa 230 persone), e la direzione intrapresa è quella del rispetto delle condizioni indicate come imprescindibili da Unione Europea e Stati Uniti d’America per porre fine alle sanzioni imposte da anni al Paese.
Alla conferma della notizia, il Presidente Obama sembra abbia già dato disposizioni affinché si dia avvio al processo di scambio dei diplomatici tra i due Usa e Myanmar.
La notizia è stata, ovviamente, accolta con favore dalle opposizioni, in particolare dalla Liga Nazionale per la Democrazia, il partito di Aung San Suu Kyi appunto, che ritiene il numero ipotetico di prigionieri politici (allo stato attuale delle cose) diminuito e passato da circa 1700 persone a circa 1000.
Ancora lunga la strada da percorrere per il generale e Presidente Thein Sein, per portare a compimento il processo di riconciliazione nazionale e far uscire cosi il Paese dall’isolamento internazionale, nel quale era piombato da anni.
Intanto un nuovo appuntamento in vista: le elezioni parziali del Parlamento (48 seggi che non consentiranno comunque di cambiare gli equilibri del potere) il 1 aprile 2012, e questa volta, finalmente, Aung San Suu Kyi ci sarà!
Plinio Limata