
Una crisi al giorno toglie il medico di torno?
Roma – Il 21 gennaio è stato approvato dal Consiglio dei Ministri il nuovo Piano sanitario nazionale per il triennio 2011-2013, che dovrà ora passare al vaglio del Parlamento.
Molti i problemi all’orizzonte, da risolvere asap, come direbbero in Inghilterra: as soon as possible. Sì, perché, se non si riusciranno a riparare, o perlomeno, limitare i danni, la stima è che, entro il 2015, assisteremo al pensionamento di circa 20 mila medici, che in parte non verranno rimpiazzati a causa della sempre attuale crisi economica.
Il periodo nero arriverà a partire dal 2012, anno in cui (oltre alla presunta fine del mondo) si assisterà all’avvio di un “saldo negativo tra pensionamenti e nuove assunzioni”: dal 2012 al 2014 è infatti prevista una carenza di 18 mila medici che diventeranno 22 mila dal 2014 al 2018.
Insomma: esci tu, che non entro io.
Il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, ed i suoi collaboratori hanno quindi sfornato un nuovo Piano sanitario, volto ad arginare questa parabola discendente, puntando sull’aumento di risorse finanziare per la formazione degli specialisti e sull’innalzamento del numero di contratti finanziati dallo Stato.
E poi, addio ai piccoli ospedali, che dovranno essere trasformati in strutture ponte per l’assistenza diretta sul territorio; incremento della prevenzione (vaccini e non solo); sviluppo di nuove tecnologie; migliore gestione delle liste d’attesa e massima specializzazione delle strutture ospedaliere, con l’obiettivo di creare una vera e propria rete utile ai percorsi di riabilitazione individuali.
Il Sistema sanitario dovrà inoltre assicurare a 24 h l’apertura di ambulatori necessari al trattamento dei casi meno gravi, arginando così il sempre costante sovraffollamento del Pronto Soccorso.
E non dimentichiamo i problemi legati alla mal distribuzione dei laboratori d’analisi, considerando il loro indispensabile valore nelle decisioni cliniche: “riorganizzazione della medicina di laboratorio e della diagnostica di laboratorio e per immagini” è infatti uno degli importanti punti su cui si articola il Piano sanitario.
La parola ora passa al Parlamento, dove il Piano dovrà affrontare il parere delle commissioni di merito, e successivamente sarà sottoposto ai sindacati, fino ad arrivare all’approvazione definitiva in Conferenza Stato-Regioni ed alla pubblicazione ufficiale.
Non ci resta che aspettare, sperando che questa frase non si trasformi in “non ci resta che piangere”.
Nadia Galliano
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