
Un trapianto di cellule potrebbe curare la paralisi
La ricerca è stata effettuata dalla Cambridge University’s Veterinary School
Roma – Grandi passi in avanti per trovare una cura alla paralisi. Questo è quanto emerge da un rivoluzionario esperimento britannico, che ha restituito un parziale movimento a dei cani con lesioni midollari grazie a delle cellule olfattive.
La ricerca è stata effettuata dalla Cambridge University’s Veterinary School in collaborazione con la MRC’s Regenerative Medicine Centre di Edimburgo e pubblicata sulla rivista di neurologia Brain. Sono stati utilizzati 34 cani a cui sono stati prelevati le cellule gliali olfattive, successivamente riprodotte in laboratorio e trapiantate a 23 di queste bestiole all’altezza della lesione spinale subita. Queste cellule si trovano nella parte posteriore del naso e continuano a riprodursi anche nell’adulto. Furono scoperte nel 1985 dal professor Geoffrey Raisman, attuale presidente del Neural Regeneration dell’University College di Londra.
Tutti gli animali di questa ricerca presentavano condizioni d’insensibilità ai quarti posteriori e d’immobilità delle zampe posteriori. Dopo il trapianto delle cellule, i cani sono stati messi su un tapis roulant e la maggior parte di loro ha mostrato un significativo miglioramento delle capacità motorie.
I risultati raggiunti da questa ricerca rappresentano il punto di partenza per la successiva fase che verrà portata avanti sugli esseri umani. Lo stesso professore Raisman resta coi piedi per terra: «Questa non è una cura per le lesioni spinali negli umani, che potrebbe essere ancora molto lontana, ma è certamente il passo avanti più incoraggiante in molti anni e un avanzamento significativo verso una terapia che funzioni anche sulle persone». Anche il coautore della ricerca, Robin Franklin, sottolinea come il trapianto di queste cellule comporti una rigenerazione del tessuto nervoso molto localizzata, non avendo effetto su altre capacità compromesse come la funzionalità sessuale, quella della vescica e dell’intestino. Più probabile che questa cura possa essere utilizzata combinandola con altre terapie farmacologiche e riabilitative.
Giorgio Vischetti
foto|| corriere.it; tantasalute.it