L’Europa e l’assenza di dibattito pubblico in Italia. Intervista ad Andrea Maresi

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Andrea Maresi è l’attuale Responsabile delle relazioni con i media del Parlamento Europeo in l’Italia. Autore del libro edito in inglese Comunicare l’Europa in Italia: lacune e opportunità, riveste oggi un ruolo centrale all’interno del “passaggio informativo” fra Bruxelles e il nostro Paese per quello che riguarda l’attività del Parlamento europeo. Lo abbiamo incontrato durante la prima lezione del “Corso di giornalismo e politiche europee 2014” promosso da Tia Formazione internazionale – partner di WakeUpNews – in collaborazione con il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri e con l’Associazione della Stampa Romana. I prossimi appuntamenti, dopo il 19 settembre, sono quelli del 17 ottobre, 14 novembre, 5 dicembre 2014 nella sede della Stampa Romana. Ci si può iscrivere anche dal secondo seminario per  accedere all’intero corso. La prima lezione è disponibile online.

Durante lo svolgimento delle lezioni si è approfondita in maniera particolare la questione della comunicazione pubblica italiana nei confronti dell’Unione europea. Dopo aver analizzato i vari aspetti tecnici e giornalistici, e discusso a lungo a proposito di ciò che i cittadini pensano dell’Europa, si è giunti alla conclusione che, di fatto, in Italia non si parla molto di Ue e che, tanto i media quanto i politici italiani, sono spesso i primi responsabili. La conseguenza inevitabile è che la stessa Europa finisca con l’essere percepita da noi italiani come un qualcosa di molto distante, come se non ci riguardasse o appartenesse.

Dott. Maresi, secondo lei a cosa è dovuto questo fatto? A chi dobbiamo attribuire le maggiori colpe? Ai politici che non ci descrivono correttamente la realtà europea oppure a cosa?

Beh, certamente il mio lavoro mi permette di stare a contatto continuo con il Parlamento europeo e quindi conoscerne le principali notizie in tempo reale che poi cerco di diffondere ulteriormente. Per il resto concordo in pieno con la tesi che è emersa durante il Corso di giornalismo e politiche europee: è vero che in Italia si parla poco di Europa e Ue. Se dovessimo cercarne le cause personalmente mi verrebbe da dire che di fatto l’Ue è tutt’ora un progetto in costruzione. Per fare un po’ di storia dell’Ue, nel 2007 è stato firmato un accordo – il Trattato di Lisbona – che dalla sua entrata in vigore, nel 2009, regola fra l’altro le competenze fra Unione e Stati membri, aumentando di fatto i poteri del Parlamento europeo che diventa co-legislatore con il Consiglio dei ministri.

Questo fa sì che a Bruxelles, ovvero tutti i 28 Paesi dell’Unione e il Parlamento europeo, si possa prendere decisioni che impattino in maniera diretta sulla vita quotidiana dei cittadini di tutta l’Ue, e quindi anche sulle nostre tasche. La cifra oscilla tra il 70 e l’80% della legislazione comunitaria. Come può essere per una norma sugli alimenti, sul trasporto, i fondi di sviluppo regionali o molte altre decisioni. Di recente, ad esempio, è stata approvata una legge sul roaming, che stabilisce tagli sulle tariffe per le connessioni internet in tutta Europa. Ed è stata decisa tutti assieme a Bruxelles. Però in Italia non se ne è parlato molto, o comunque il messaggio che è stata una decisione presa a livello europeo non è del tutto passato a beneficio dei cittadini. E perciò si finisce col parlarne poco o comunque a non dargli l’adeguata rilevanza mediatica.

Esistono ad oggi degli strumenti per migliorare i processi di partecipazione al dibattito e alla vita pubblica europea?

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Andrea Maresi

Sì, già oggi esistono degli strumenti di mobilitazione popolare come ad esempio l’iniziativa dei cittadini, una sorta di referendum chiesto dal basso far partecipare la popolazione in maniera attiva alla formazione legislativa europea. È accaduto di recente ad esempio con l’European water movement, il referendum per l’acqua pubblica europea che ha coinvolto oltre un milione di cittadini provenienti da molti paesi europei nel comune intento di sottoporre al legislatore un tema di interesse pubblico condiviso. Dopo la fase iniziale, la proposta passa alla Commissione europea e al Parlamento europeo che successivamente potrebbero decidere come trasformare in legge tale richiesta. Queste raccolte di firme di fatto possono influenzare notevolmente le decisioni che vengono prese.

Comunque per una maggiore presenza sui media e dunque per informare meglio la cittadinanza sarebbe auspicabile ed efficace che gli stessi rappresentanti politici e i loro dirigenti di partito a livello nazionale coinvolgessero gli eurodeputati. Potrebbero farlo, per esempio, nei talk show più seguiti. Ma questo non avviene praticamente mai.

Quali sono oggi le principali fonti del giornalismo europeo? Ci sono degli agenti particolari, oppure in realtà è un mondo tutto da raccontare?

È difficile parlare di fonti privilegiate. Soltanto il problema della traduzione linguistica, e questo rappresenta un grande ostacolo nella comunicazione europea purtroppo inevitabile se si vuole rispettare il pluralismo culturale, renda molto difficile veicolare notizie che spesso escono “solo” in inglese, francese o tedesco. Pur se spesso, certamente per quanto riguarda notizie importanti, vengono riproposte nelle 23 lingue comunitarie dopo poco tempo. Oggi però abbiamo un alleato che si chiama internet e quindi gli alibi del passato cadono completamente.

Molti deputati al Parlamento europeo, oltre ai tradizionali mezzi di comunicazione, usano spesso Twitter. Basterebbe perciò collegarsi con il sito www.ep.europa.eu per scoprire commenti vari in commissione di competenza o in plenaria circa una decisione specifica, un commento, un voto… Basterebbe, cioè, costruirsi sui social network un’adeguata rete di contatti, e il gioco è fatto. Sarà comunque fondamentale conoscere almeno l’inglese per battere gli altri giornalisti nazionali.

Tuttavia si potrebbe tranquillamente dire che esiste anche un’altra Europa, della quale i nostri media non sempre parlano?

Beh, certamente in Italia abbiamo il terribile difetto di essere un po’ provinciali, nel senso che tendiamo a guardare soltanto in casa nostra, quando invece la nostra casa ha confini europei. Tutto quello che succede in Ue, invece, ha un impatto diretto sulle nostre vite, non e’ più politica estera ma interna. Purtroppo la maggior parte delle redazioni non se ne sono accorte… Molti giornali degli altri paesi hanno invece una visione dell’Ue più matura. E finiamo sempre col parlare di questioni interne, piccoli retroscena, scontri tra partiti, commenti su commenti di ogni singolo rappresentante politico e partitico omettendo quello che di fatto è oggi la terza Camera, il Parlamento europeo.

Ci può fare qualche esempio specifico?

Ultimamente mi pare che si menzionino in continuazione i vincoli europei. La realtà è che l’Italia non ha ancora messo in atto riforme che doveva fare già da tempo, e se non ci riuscirà ora le questioni si ripresenteranno aggravate nei prossimi anni, con una situazione insostenibile. Il mondo è cambiato e non è più possibile e conveniente ragionare a livello nazionale. Se vogliamo migliorare la nostra posizione dobbiamo guardare di più allo scenario europeo, e lì cercare di avere un impatto cos’ da trarne dei benefici sostenibili.

Prendiamo ad esempio la politica estera europea. Averne davvero una ci permetterebbe posizioni coerenti a livello internazionale, si pensi su tutti la lotta al terrorismo, ma porterebbe a razionalizzazioni e creazione di molti posti di lavoro oggi piu’ che mai invocati. Eppure in Italia non esiste un dibattito pubblico, si preferisce fare l’ennesimo talk show sull’art. 18, ormai sviscerato da tutti i punti di vista.

Bisogna aprire gli occhi e provare a guardare fuori. Cerchiamo le notizie e costruiamoci una coscienza europea. Ci aiuterà anche in occasione della prossima elezione europea per scegliere chi concorrerà di fatto a migliorare la nostra Europa.

Francesco Gnagni

@FraGnagni

VIDEO PRIMA LEZIONE

https://www.youtube.com/watch?v=jEMCYppdK6Q (1^ parte)
https://www.youtube.com/watch?v=yYtI-gqeNCs (2^ parte)
https://www.youtube.com/watch?v=A_l9HAuBZ74 (3^ parte)
https://www.youtube.com/watch?v=gSQmfOLWXqQ (4^ parte)

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