
Tumore al seno. Un test prevede la ricaduta
Dal 2016 potrebbe bastare un semplice prelievo di sangue per rilevare o meno tracce di tumore residuo
Basterà un semplice esame del sangue per prevedere eventuali ricadute di un tumore al seno. Attraverso le analisi, infatti, si potrà capire se il male ricomincerà a crescere una volta terminato il trattamento con ben otto mesi di anticipo rispetto alla sua eventuale individuazione tramite esami medici. Si tratta del risultato di uno studio portato avanti su 55 pazienti a rischio ricaduta dall’Institute of Cancer Research di Londra.
A FUTURA UTILITA’ – Per il momento, tutti i risultati derivanti da questo test sulle potenziali ricadute di un tumore al seno sono stati definiti “altamente promettenti”. Solo con l’avvio del 2016 si potrà disporre di test clinici ancora più ampi. Ad oggi, infatti, la sperimentazione è stata condotta solo su un numero limitato di casi, ma i risultati ottenuti permettono di costruire fin da ora una solida base sulla quale sviluppare i test a ben più ampio raggio previsti per l’anno prossimo. Se anche con i maggiori test i risultati saranno positivi, la certezza di veridicità delle analisi consentirà di introdurre il test nelle pratiche ospedaliere consentendo di ampliare le possibilità di cure oncologiche per una maggiore efficacia nella lotta al tumore.

Le analisi del sangue serviranno ad analizzare il DNA del paziente in cerca di tracce di tumore residuo (meteoweb.eu)
SOLUZIONI MENO INVASIVE – La chirurgia per rimuovere il tumore al seno è la pratica medica principale per le neoplastie. Ma se alcune metastasi sono già diffuse in altre parti del corpo o se il cancro non viene eliminato completamente, si rischia che quest’ultimo torni in circolazione. «È fondamentale trovare soluzioni meno invasive per diagnosticare e monitorare il cancro», sostiene Nick Peel del Cancer Research UK. «L’analisi sui campioni di sangue è un modo utile per raccogliere informazioni cruciali sulla malattia in questione, pescando frammenti di DNA tumorale rilasciati nel sangue dal paziente».
TRATTAMENTI RIVOLUZIONARI – «Il nuovo test potrebbe cambiare definitivamente le metodologie di trattamento del tumore al seno», conferma Mitch Dowsett, capo del Dipartimento Accademico di Biochimica dell’Institute of Cancer Research. «La paziente arriva in ospedale, viene sottoposta a chirurgia e noi le preleviamo un campione ematico. Se nel suo sangue non riscontriamo la presenza di DNA tumorale, possiamo dedurre che non è rimasta alcuna patologia residua e che almeno in quel momento sarebbero inutili ulteriori trattamenti».
Foto: salute.pourfemme.it / meteoweb.eu /
Stefano Gallone
@SteGallone