
Tumore al seno. In Italia si muore meno grazie alle nuove tecnologie

Dal 1996 a oggi, la mortalità maschile da tumore è scena del 18%, la femminile del 10% (meteoweb.eu)
Roma – Dati rassicuranti: secondo l’Aiom, Associazione italiana di oncologia medica, il tumore al seno è una patologia sempre meno mortale e penetrante nella popolazione femminile: negli ultimi vent’anni la morte causata dal tumore alla mammella è diminuita del 38%, la sopravvivenza tocca il 87%-90% dei casi e la diagnosi precoce è pratica sempre più frequente.
LE NUOVE TECNOLOGIE – Il resto lo spiegano Stefano Casciu e Carmine Pinto, presidente e presidente Eletto dell’Aiom, nella seconda giornata del XVI Congresso Nazionale di Roma, seguito dall’agenzia di stampa Tmnews: «La mammografia ha ridotto i decessi, ma il merito principale è sicuramente dei progressi terapeutici. L’innovazione prodotta dalla ricerca ha permesso di raggiungere risultati straordinari anche in altre neoplasie, come quelle della prostata o della cervicale».
I dati sono da definire. Dal 1996 a oggi la mortalità da tumore è scesa del 18% per gli uomini e del 10% per le donne. Tra queste date temporali, secondo gli esperti, si pongono gli enormi progressi dell’oncologia che ha fatto da spartiacque arricchendo le molecole tradizionali con nuove tecnologie di farmaci. Un mix che apre orizzonti tutti da scoprire per le cure di un male, una volta, incurabile.
IL TUMORE NEL PAESE – In Italia, stando ai numeri snocciolati al Congresso, ci sono 2,9 milioni di persone con una diagnosi di neoplastica. Il dato è in aumento in ragione dell’allungamento della vita e dell’abitudine a stili di vita scorretti. Però, si guarisce anche di più: a cinque anni dalla diagnosi, il 57% degli uomini e il 63% delle donne riesce a sopravvivere.
Poi c’è il tumore al seno. Nel 2014, l’Italia ha registrato 48 mila nuove diagnosi in più. Una spesa sia in termini sociali, perché la donna è parte assolutamente produttiva, sia economici perché la malattia prevede costi pari a sette miliardi di euro l’anno: 28.000 a paziente. Spiegano Casciu e Pinto: «È evidente che la parola d’ordine per tutte le patologie oncologiche deve essere appropriatezza. Significa fornire i farmaci giusti ai pazienti che ne possono trarre benefici, in modo mirato. Oggi possiamo prevedere come reagirà l’organismo del malato alla terapia, grazie ai test genetici. Con semplici esami è possibile conoscere in anticipo l’efficacia di un trattamento, evitando così somministrazioni inutili e dannose. Dobbiamo partire da qui, senza seguire politiche di tagli lineari che fanno soltanto male ai pazienti e al sistema. Ancora una volta, ricerca e innovazione mostrano la strada giusta da percorrere».
Buone nuove, insomma. Se non fosse per la burocrazia, il grave male incurabile – questo sì – del Paese. «L’accesso ai farmaci autorizzati a livello nazionale dall’ente regolatorio deve essere garantito a tutti i cittadini, rimuovendo le difformità che esistono ancora oggi a livello regionale. Rivediamo pertanto il ruolo dei Prontuari Terapeutici locali e rendiamo disponibili i trattamenti subito dopo la decisione di rimborsabilità da parte dell’Aifa».
Chantal Cresta
Foto || tantasalute.it; meteoweb.it