
Torino. Perché Barriera di Milano ha votato Chiara Appendino
Aggiunto da Alessia Telesca il 22/06/2016.
Tags della Galleria Opinioni, Politica, Primo piano
Tags: Barriera di Milano, Chiara Appendino, m5s, Piero Fassino, Torino
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Chiara Appendino è il nuovo sindaco di Torino ed è, quindi, il nuovo sindaco di Barriera di Milano, una delle periferie storiche di Torino dove l’esponente del Movimento 5 Stelle ha ottenuto il 62% delle preferenze al ballottaggio.
Barriera di Milano è una tra le periferie più complesse della città, a causa dell’animo eterogeneo in cui si evidenzia lo spirito popolare, sviluppato grazie all’incursione industriale degli anni Sessanta, e la cultura multietnica, influenzata dal grande numero di immigrati che abitano il quartiere. Negli anni le sfaccettate facce della periferia hanno cambiato aspetto più e più volte, nel tentativo di trovare un dialogo costruttivo tra generazioni, culture differenti e tra cittadini e amministrazione, per tentare di salvaguardare la bellezza e la ricchezza della zona, da tempo tra le più difficili della città.
Degrado e microcriminalità sono i problemi maggiori di Barriera di Milano che, nonostante alcuni progetti attuati per la rivalutazione della zona, non è riuscita a garantire un maggiore grado di servizio e sicurezza ai propri cittadini. Negli anni si sono susseguiti provvedimenti poco efficaci e incompleti, che hanno portato alla ghettizzazione di aree e strade nelle quali lo spaccio e la microcriminalità imperversano. La realizzazione di progetti vincenti come UrbanBarriera, programma di sviluppo urbano finanziato dalla Città di Torino, dalla Regione Piemonte e dalla Comunità Europea, sono contrapposti a dimenticanze strutturali, degrado estetico e morale e una rivalutazione culturale che stenta a decollare e che, troppo spesso, è affidata alla mano del singolo o del privato.
L’accusa di Chiara Appendino nei confronti del sindaco uscente Piero Fassino di «voler sostituire le aree industriali con i supermercati» e, comunque, di far passare la rivalutazione della zona attraverso la costruzione di centri commerciali, si è rivelata vera, per quel che riguarda soprattutto la percezione dei cittadini di periferia, in aree abbandonate tra via Cigna e corso Vigevano dove è stata creata un vero e proprio polo di supermercati. Stessa sorte è toccata ad importanti centri di cultura, come i cinema di zona, chiusi dalle diverse amministrazioni che si sono susseguite a Torino, per fare spazio a strutture commerciali: esempio lampante è stata la chiusura, nel 2008, del cinema Adua di Corso Giulio Cesare, storico punto di ritrovo costruito nel 1937, dove, attualmente, trova spazio un supermercato per animali.
Il poco convincente investimento nella periferia Barriera di Milano e la sensazione di una mancanza di stabilità e sicurezza, ha portato i cittadini di periferia a scegliere Chiara Appendino, un sindaco nuovo che, durante la campagna elettorale, ha speso parecchie parole a proposito della rivalutazione delle zone dimenticate, annunciando «a ottobre un patto per le periferie».
LA VOCE DEGLI ABITANTI DI BARRIERA DI MILANO - Per motivazioni differenti, il popolo di Barriera di Milano si è trovato coeso nella scelta di un volto nuovo. Passeggiando e dialogando tra le vie della periferia, sono numerosi i commenti raccolti su Chiara Appendino e Piero Fassino che, in piccola parte e proporzionale al campione raccolto, raccontano perché Movimento 5 Stelle abbia raggiunto un consenso così ampio nella Torino Nord.
Daniele, 28 anni, afferma come nel voto di giugno «abbia influito prevalentemente la narrazione periferie abbandonate vs centro-vetrina che Chiara Appendino è riuscita a portare avanti. Barriera di Milano è un quartiere storicamente rosso: per quanto il rosso sia poi sbiadito, la tendenza è sempre stata verso il centro-sinistra. L’immigrazione degli anni ’60-’70 (prevalentemente pugliese e lucana) ha assicurato nell’ultimo ventennio un dominio quasi assoluto del centro-sinistra, anche per la presenza di “ras” (candidati o semplici eminenze grigie) espressioni di quella fazione politica. Nell’ultimo anno ho notato una forte reazione contro l’ex sindaco, che ha comunque portato molti a scegliere in circoscrizione il PD (o le liste collegate), ma che, fin dal primo turno, ha comportato uno spostamento verso il M5S. Ritengo che la possibilità di essere quantomeno ascoltati da un candidato sindaco alternativo, giovane e donna, abbia sortito un forte effetto. Il fatto che l’amministrazione uscente si sia presentata in Barriera ed in altre periferie solo nel corso della campagna elettorale ha fatto il resto: nel momento in cui è stato possibile optare per un’alternativa credibile (o potenzialmente tale), molti hanno abbandonato Fassino».
Continua poi affermando che una delle colpe attribuite all’amministrazione uscente è stato il «senso di abbandono: vuoi per la sicurezza, vuoi per l’emergenza abitativa, vuoi per il degrado, vuoi per la contrapposizione con il centro turistico e sempre più vetrina. Oltre per le ragioni di cui sopra – continua Daniele, che afferma di aver scelto M5S al ballottaggio – il peso preponderante nella scelta di non annullare la scheda anche al ballottaggio è stato dato dalla voglia di dare uno scossone a questa città. Un’amministrazione legata strettamente a certe società, cooperative e centri di potere, in generale, una “sinistra” che si è fatta destra (vedi l’appoggio compatto dei quartieri ricchi a Fassino) mi hanno portato a votare un candidato espressione di un movimento con cui ritengo di aver poco in comune, ma che rappresentava un valido strumento per dare una spallata al sistema Torino».
Lettura simile quella di Giovanni, 59 anni che afferma come la scelta di Barriera di Milano sia da «ricercarsi nella profonda crisi economica che attanaglia il paese e che, inevitabilmente, si ripercuote nelle città dove più alta è la vocazione industriale o post-industriale e di conseguenza in quelle aree cittadine dove più forte è la presenza operaia. Per anni gli operai di Torino si sono identificati nel PCI, poi nell’Ulivo e ora nel PD ma oggi le grandi lotte di classe che muovevano masse di operai chiamandoli a scioperare per “scala mobile, articolo 18 ecc.” non esistono più e la gente di quartiere avverte come urgenza la sicurezza pubblica, il verde, i trasporti, la sanità e, di conseguenza, se queste certezze vengono a mancare per le scelte del governo centrale, l’unico modo di protestare civilmente contro lo Stato è quello di voltare le spalle al sindaco uscente, essendo egli stesso dello stesso partito del premier.
Si sa che le “rivoluzioni” sono sempre partite dalle classi meno abbienti e in Barriera, purtroppo, la qualità della vita negli ultimi anni è calata parecchio a causa del numero crescente di disoccupati. Gli abitanti del quartiere imputano a Fassino il fatto che non abbia prestato abbastanza attenzione ai seri problemi delle periferie (degrado, micro delinquenza, spaccio, verde pubblico ecc.). Non si possono raccogliere consensi solo passeggiando fra i banchi del mercato negli ultimi 30 giorni di campagna elettorale o inaugurando qualche ufficio (caserma dei carabinieri) e lasciare, ad esempio, che il “trincerone” di via Sempione diventi una specie di foresta amazzonica, o che lo spaccio di stupefacenti nei giardini di via Montanaro avvenga alla luce del sole. Tutti pensano che il sindaco si sia dimenticato delle periferie. Il cittadino comune avverte come un’offesa e uno spreco di denaro pubblico il fatto che, ad esempio, quando si eseguono lavori per conto della città, questi non vengono effettuati a regola d’arte ma il lavoro viene regolarmente pagato. La gente si è stufata e la conseguenza è stata la protesta che, dopo 23 anni, ha consentito alla Appendino di intercettare la protesta e raccogliere il malumore diffuso».
Per Antonella, anni, il voto a Chiara Appendino è arrivata in buona parte da un elettorato di sinistra che «non ha più avuto voglia di “tapparsi il naso”. In Barriera e non solo lì c’è una dilagante povertà e grande disagio generale. La Sanità pubblica l’abbiamo persa e questo e solo l’inizio. Fassino paga il conto elettorale con questo voto che non è di protesta ma politico».
Michela, 28 anni, riflette sul voto della città di Torino, che evidenza come Piero Fassino, l’esponente di sinistra della città, abbia «tenuto nella Torino “bene” dei borghesi di collina, Crocetta, Borgo Po. Il PD a Torino è il partito dei poteri forti, delle banche. Probabilmente è questo è il motivo per cui le periferie lo hanno votato meno. Basta anche guardare cosa fisicamente è stato fatto nel centro e cosa nelle periferie, in tema di riqualificazione urbanistica ad esempio (es. Zone pedonali). La vittoria di Chiara Appendino può essere letta in chiave di un voto politico, legato ad una visione più generale e contro l’operato di Matteo Renzi, segretario del PD e, inoltre, come riconoscimento del lavoro fatto sul territorio dal M5S. Inoltre – continua Michela – è possibile ipotizzare che il voto della destra sia confluito verso il M5S, aumentandone la portata».
Di sicurezza parla ancora Claudio, 29 anni, che afferma come la vittoria di Chiara Appendino possa essere dovuta a «un generale malcontento dovuto dalla percezione d’insicurezza generata dalla alta densità di stranieri anche se – afferma Claudio – sarebbe interessante verificare se effettivamente ci sono più crimini qui rispetto altri quartieri. C’è la forte sensazione, inoltre, che Barriera di Milano sia una fetta dimenticata della città per quanto riguarda il lavoro. Immigrati e povertà portano ad altri immigrati e povertà. Le politiche dei palazzi sono troppo distanti a chi abita nei quartieri popolari. Inoltre da queste parti va di moda il voto di protesta e “di pancia”».
E dello stesso avviso è anche Erika, 25 anni, che parla di Barriera di Milano come una «zona poco sicura rispetto a 10 anni fa, a causa della forte immigrazione e del degrado sociale, dove si rincorrono disoccupazione e microcriminalità».
Per Alessandro, 31 anni, «Barriera di Milano, come altri quartieri periferici della città, è stata per troppi anni gestita sottovalutando quali fossero i problemi reali dei suoi cittadini. Pochi investimenti e oltretutto poco oculati non sono bastati a migliorare la qualità della vita nel quartiere. Anzi, la percezione sempre più acuta di insicurezza e di illegalità è stata, per me, fondamenta del cambio di rotta dei cittadini. Il PD rappresenta quell’ideologia da grande partito di sistema o della nazione che ormai ritengo finita, e che non è stata capace di risolvere quei problemi pragmatici dei quartieri che non hanno colore politico. Quindi, buona parte dei cittadini ha, probabilmente, deciso di dare il voto ad una proposta maggiormente legata al territorio, per lo meno sulla carta».
L’immigrazione e il reddito di cittadinanza sono stati, invece, per Morena, 27 anni, i punti che hanno portato alla vittoria di Chiara Appendino in Barriera di Milano: «parlando con molti abitanti della sesta circoscrizione, molti hanno affermato che con lei sarebbe sparito quello che loro definivano “problema rom”; molti, infatti, imputavano a Fassino una politica troppo permissiva nei loro confronti, lamentando una dimenticanza delle famiglie italiane. Un secondo fattore è stato il miraggio del reddito di cittadinanza e l’idea di poter percepire una quota mensile con la possibilità di essere chiamati per fare dei colloqui: in una periferia ricca di case popolari, di disoccupazione e poca scolarizzazione, questi due punti sono stati interpretati come “acqua nel deserto”».
Rosa, 40 anni, ha seguito Chiara Appendino anche nel suo lavoro come consigliera comunale per il Movimento 5 Stelle in cui ha dimostrato di essere «competente e appassionata, sempre presente nella città. La campagna elettorale è stata intensa e ha riguardato tutta la città, periferie comprese, e il sostegno dal basso si è rivelato vincente. A mio avviso – continua Rosa – hanno vinto i “giovani”, poiché stufi di un sistema vecchio, corrotto e non timorosi del cambiamento. Chiara Appendino ha rappresentato la rivoluzione culturale che i giovani della periferia vogliono intraprendere».
LA VOGLIA DI CAMBIAMENTO DELLA PERIFERIA - Voci eterogenee, provenienti da persone con lavori, età ed estrazioni differenti, che hanno commentato a caldo la vittoria di Chiara Appendino e, soprattutto, il grande consenso ottenuto nella periferia di Barriera di Milano. Con influenze politiche differenti e con idee eterogenee, ciò che è emerso da questo piccolo campione è che il voto ha rappresentato la voglia di rottura con un’amministrazione del passato che, per ragioni differenti, non è riuscita a rivalutare a pieno una delle zone storiche e culturalmente più ricche della città, in cui ogni giorno si incontrano e collaborano etnie e persone diverse.
Alessia Telesca