Superbike: intervista a Vittorio Iannuzzo, neoacquisto del team Grillini

Iannuzzo

Vittorio Iannuzzo e il suo manager Ciro Troncone

Con il primo round fissato per la fine di febbraio, il 2013 del campionato Wsbk è ormai dietro l’angolo. Il lavoro in vista della prossima stagione è intenso e così, mentre alcune squadre hanno già avuto occasione di scendere in pista per dei test a Jerez de la Frontera, molti sono i team che sono andati definendosi solo nelle ultime settimane. Tra loro, anche il Grillini Racing Team che ha scelto la suggestiva cornice del Motor Show di Bologna per presentare la nuova BMW S1000RR: l’onore  e l’onere di fare da portacolori alla formazione di Andrea Grillini toccheranno al neoacquisto Vittorio Iannuzzo. Trent’anni a maggio, vincitore dell’Europeo Superstock nel 2002 in sella alla Suzuki del team Alstare, il pilota di Avellino torna in Superbike con la fermezza di chi vuole trarre il massimo da un’esperienza che, sulla carta, si presenta comunque assai impegnativa dato l’altissimo livello raggiunto dalla categoria.

Wakeupnews l’ha intervistato per scoprire quali sono le sue aspettative in vista del ritorno in Superbike dopo due stagioni e mezzo di militanza in Supersport. Veterano delle derivate di serie, Vittorio Iannuzzo si è raccontato, con estrema disponibilità, oscillando tra passato e futuro, tra realismo e determinazione, con un occhio di riguardo per i tifosi che lo seguono costantemente nelle sue avventure a due ruote.

Dopo l’annuncio del tuo ritorno in Superbike con il Grillini Racing Team, la prima domanda è quasi d’obbligo: che cosa ti aspetti dalla prossima stagione?

«Ti dico la verità, all’inizio credo potrà essere dura. Sono molto contento di essere tornato in Superbike e il mio impegno sarà massimo. Però il livello è molto alto e, con una moto privata, sarà difficile fare sin da subito risultato. In ogni caso io e la mia squadra lavoreremo sodo e conto che, maturando un po’ di esperienza nel corso della stagione, potremo toglierci qualche bella soddisfazione. L’obiettivo è quello di provare a giocarcela con gli altri privati e rimanere costantemente in zona punti».

Nonostante l’entusiasmo per la nuova avventura, possiamo dire che sei un veterano di questa categoria. Hai disputato vari campionati in Superbike prima di approdare in Supersport. Che idea ti sei fatto della crescita sportiva, ma anche mediatica, cui il mondiale Wsbk è andato incontro in queste ultime stagioni?

«Io vengo da due stagioni e mezzo in Supersport ma, in effetti, ho notato un grosso salto di qualità nella Superbike dell’ultimo periodo, sia per quel che riguarda l’aspetto sportivo sia in ambito mediatico. Le prestazioni e l’interesse sono cresciuti molto. C’è stato anche un grosso scambio di piloti con la MotoGP, si può dire che i campionati abbiano ormai quasi la stessa importanza. Nel 2013, poi, la Superbike sarà su Italia 1, quindi credo che il campionato avrà la fortuna di essere ancora più seguito».

Con l’entrata in scena di Dorna si fa un gran parlare della rivisitazione del regolamento tecnico. Per il 2013 non sono in realtà previsti grossi cambiamenti ma, in vista del 2014, che idea ti sei fatto? Ti piace l’attuale formula tecnica o sei tra i sostenitori del ritorno alle radici stradali?

«Sì, io sostengono quest’ultima idea perché credo che, oggi come oggi, la Superbike sia diventata davvero troppo costosa. Il livello tecnico è salito molto e, infatti, le prestazioni sono diventate quasi fotocopia di quelle della MotoGP.  Renderla più vicina alla Superstock sarebbe invece un ottimo modo per permettere anche alle squadre private di giocarsela con i team ufficiali e competere per il podio, per vincere le gare. Oggi, invece, il divario tecnico è tale che, bene o male, si sa già chi andrà a lottare per la vittoria. Quindi, penso che Dorna possa davvero fare un bel lavoro anche per aumentare la competitività».

I tifosi sono abituati a pensare che, per un pilota, l’inverno sia un periodo tranquillo. Il calendario dice però che il debutto a Phillip Island è vicino. Che mesi ti aspettano prima dell’Australia?

«Torno proprio ora dalla palestra (ride, ndr). In realtà, sto affrontando una preparazione atletica molto più dura e complessa proprio per prepararmi al meglio alla doppia gara della Superbike. Poi bisogna dire che per i piloti di team privati spesso è più dura, in quanto le squadre ufficiali tendono a chiudere i contratti prima della fine della stagione in corso e hanno più tempo per la pianificazione.  Noi, invece, dobbiamo lavorare un po’ più di corsa, avendo definitivamente chiuso il contratto solo due settimane e mezzo fa. Di vere vacanze in questo periodo dunque non ce ne sono, anzi si può dire che non mi sono mai davvero fermato da quando si è concluso il campionato Supersport. Ecco, forse per Natale mi riposerò finalmente per una decina di giorni. Ma si può dire che, per certi versi, questo periodo sia addirittura più faticoso di quello in cui sono impegnato con le gare».

Vittorio Iannuzzo

Vittorio Iannuzzo

Che cosa ti lascia in eredità la tua ultima stagione in Supersport?

«Penso che la stagione sia stata molto positiva, pur avendo avuto di fatto a disposizione la moto meno competitiva del lotto. Siamo cresciuti molto ma, per varie ragioni, è mancato solo il guizzo finale che ci avrebbe portato sul podio. Sono comunque molto soddisfatto. Sono arrivato secondo tra gli italiani in classifica generale e sono convinto che la stagione mi abbia aiutato anche a mettermi in luce e abbia favorito il ritorno in Superbike».

Facciamo un passo indietro. Che ricordi hai dei tuoi esordi? Vieni da una terra, l’Irpinia, dove la passione per i motori non manca, ma forse la strada è più in salita che altrove…

«E’ stata durissima. Da bambino, ho imparato che dall’Emilia in giù è davvero molto più difficile. In confronto le strutture sono quasi zero.  I ragazzi del Nord hanno più semplicità a raggiungere le piste: io, ad esempio, per fare avanti e indietro da Misano dovevo fare 1000 Km. Altri ragazzi, invece, avevano la pista quasi dietro casa.  Ho dovuto fare molte rinunce, mollare gli amici e la scuola. Ma, soprattutto, devo ringraziare il papà per i sacrifici fatti».

Alla luce di tanto impegno, quando nel 2002 hai vinto il campionato Europeo Superstock con la Suzuki GSX 1000 R, cos’hai provato? Hai vissuto la vittoria come un punto d’arrivo o piuttosto come uno slancio verso nuovi traguardi?

«No, non è stato un punto di arrivo. Sicuramente, ho coronato il mio sogno e mi sentivo molto orgoglioso e fiero. Però quando ho vinto quel campionato ero molto giovane, avevo diciannove anni e sapevo che il difficile stava per arrivare. Da quel momento mi sono impegnato al massimo per rimanere sempre ad alti livelli, per poter continuare quel sogno. Posso dire con orgoglio di essere tra i piloti con più stagioni sulle spalle: questo fa sentire felice e fortunato ma mi rende anche più forte e mi aiuta ad affrontare più facilmente i sacrifici.

Di segno completamente diverso, ma comunque molto intensa, immagino sia stata la tua recente partecipazione al Sic Supermoto Day. Dall’esterno è sembrato un evento impegnativo sul fronte delle emozioni, ma anche divertente sotto il profilo agonistico…

«E’ stata una manifestazione molto particolare. E’ stato tutto organizzato al meglio per ricordare Marco e per aiutare la famiglia a portare avanti il progetto della Fondazione ma, una volta messo il casco, penso che per tutti i piloti presenti sia cominciata una vera sfida. Per molti di noi non era la solita categoria, il mezzo con cui siamo abituati a correre, ma tutti eravamo davvero intenzionati a fare bene, a essere competitivi. E’ stato un bel mix e sarebbe molto bello ripetere l’esperienza anche nei prossimi anni. Quello di Latina è un kartodromo, non si tratta di una pista molto grande, ma è stato emozionante vedere tanta gente, tanto pubblico partecipare così numeroso».

In chiusura una frivolezza: tanti tuoi illustri colleghi sono ormai dei veri social addicted. Tu che rapporto hai con Facebook e Twitter? Come cerchi di coltivare le relazioni con i tuoi tifosi?

«A me piace tantissimo l’idea di mantenere vivo il contatto con i tifosi. Aggiorno costantemente i miei stati, cerco sempre di rispondere a tutti. Credo che sia giusto ma, al di là di questo, mi piace davvero farlo. La sera, dopo la palestra, gli impegni, non esco più di tanto e mi diverte dedicare il mio tempo libero ai tifosi. Però uso più Facebook che Twitter perché in realtà non ho ancora capito benissimo come funziona!».

Tra l’altro, il tuo sito personale è davvero molto ben curato…

«Di questo devo ringraziare il mio gruppo di lavoro molto valido e, in particolare, il mio manager Ciro Troncone. L’idea è quella di essere sempre molto presenti, un po’ dappertutto, proprio per la gente, per instaurare un rapporto vicino con i miei tifosi».

Il prossimo appuntamento con il pubblico è fissato il 22 dicembre 2012, quando Vittorio Iannuzzo sarà premiato dalla sua città natale, Avellino, per il nono posto in classifica conquistato quest’anno in Supersport con la Triumph Daytona 675. L’occasione sarà ghiotta anche per conoscere da vicino la BMW che lo accompagnerà durante la prossima avventura in Superbike. Wakeupnews ci sarà, per fare al pilota un grosso in bocca al lupo per il suo 2013.

Mara Guarino

 

 

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