S&P taglia il rating della Spagna

Le preoccupazioni dei mercati e il recente incontro a Washington del Fmi, avevano già messo in guardia contro la situazione di instabilità dei Paesi dell’Unione europea, con particolare riguardo alla Spagna. Non si è fatta attendere la risposta di una delle principali società di rating americane, S&P che a mercati americani ormai chiusi ha dichiarato di aver tagliato il rating sul credito sovrano spagnolo portandolo al livello BBB+, rispecchiando le preoccupazioni dei mercati sulla situazione attuale della Spagna che molto probabilmente presto avrà bisogno di un supporto fiscale per il settore bancario vista la contrazione dell’intera economia.

I bond spagnoli a dieci anni sono aumentati di ben 70 punti base quest’anno, mentre il Primo ministro Rajoy cerca con tutti i mezzi di rassicurare gli investitori dichiarando che le politiche del suo governo terranno sotto controllo le finanze pubbliche e riusciranno a risolvere nel medio e lungo termine la disoccupazione, che è la più alta in Europa, oltre a contenere la contrazione economica. Ma le banche minacciano di vanificare gli sforzi del presidente Rajoy visto come i tassi sui bond hanno ormai raggiunto i più alti livelli negli ultimi vent’anni e questo sembra abbastanza per far perdere fiducia agli investitori.

S&P ha dichiarato che il budget spagnolo potrebbe deteriorarsi molto velocemente vista l’incalzante contrazione economica che sta subendo il Paese, con conseguente aggravio della situazione bancaria e finanziaria che presto potrebbe avere bisogno di ulteriori stimoli da parte del governo. La particolare congiuntura di eventi spagnoli che si inseriscono nel più ampio scenario europeo, oltre a far tremare gli investitori, hanno portato gli analisti a prevedere un probabile peggioramento del debito spagnolo nel breve periodo. Tale tendenza è già stata preannunciata dall’aumento ulteriore che in questi giorni sta subendo lo spread. Basti notare che i bond spagnoli a dieci anni hanno superato il 6 percento, aumentando le preoccupazioni sulla possibilità di un peggioramento della situazione che potrebbe portare il paese a chiedere i famigerati aiuti alla Bce e al Fmi come è già successo alla Grecia, all’Irlanda e il Portogallo.

Già il 23 aprile la banca centrale spagnola aveva dichiarato che la crescita del Paese si sarebbe ridotta dello 0,4 percento durante il primo quadrimestre di quest’anno, spingendo il Paese nella sua seconda recessione  consecutiva dopo quella del 2009. Rajoy ha dichiarato il 2 marzo che la Spagna non sarebbe riuscita a rispettare il target deciso con l’Europa di un livello di deficit del 4.4 percento, rinegoziando l’obiettivo al 5.3 percento.

Il debito di bilancio della Spagna raggiungerà il 6 percento quest’anno mentre si prevede che toccherà il 5,7 percento nel 2013, con il governo che sta spingendo sulle più dure misure negli ultimi trent’anni riguardanti tagli al budget statale e soprattutto ai servizi pubblici. Questo è quanto emerso anche dalle previsioni del Fmi pubblicate il 17 aprile. Il debito spagnolo toccherà l’84 percento del Pil il prossimo anno. Sebbene in termini relativi tale ammontare sia considerevolmente minore rispetto al rapporto deficit Pil della Francia e dell’Italia, prima del collasso del mercato immobiliare del 2008 tale rapporto per la Spagna era solo al 40 percento. Ciò significa che è più che raddoppiato durante gli ultimi anni segnati dalla crisi.

I timori degli organi internazionali vanno oltre i risultati negativi a breve termine, paventando la possibilità di una recessione in termini reali molto più profonda di quanto gli analisti abbiano previsto. S&P ha anche dichiarato di poter diminuire ulteriormente il rating della Spagna se non dovessero esserci segni di ripresa sulla competitività del Paese, fondamentale per la sostenibilità economica e la crescita.

Antonio Tiritiello

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