Siria: inizia la distruzione delle armi chimiche di Assad

Dai droni allo smantellamento delle armi: solo la proposta della Russia ha evitato una guerra nella guerra in Siria

Dai droni allo smantellamento delle armi: solo la proposta della Russia ha evitato una guerra nella guerra in Siria

Damasco – Dopo un lungo periodo informativo, gli ispettori della Organisation for the Prohibition of Chimical Weapons arriveranno domani a Damasco, la capitale della Siria, per iniziare a catalogare le armi chimiche possedute dall’esercito regolare del regime di Bashar al-Assad. Si tratta di una ventina di ispettori, altamente qualificati, che dovranno stilare un report su installazioni militari, sostanze impiegate nella fabbricazione delle armi e sui prodotti finiti.

Si tratterà dell’ultima fase ispettiva dell’accordo approvato da Russia e Stati Uniti, e che di fatto ha scongiurato la possibilità di un sanguinoso intervento militare da parte statunitense. Entro il 1° novembre prossimo, infatti, dovranno essere distrutti tutti i mezzi attraverso i quali le armi chimiche vengono prodotte e riempite.

Entro il 30 giugno 2014, poi, tutti gli arsenali dovranno essere scomparsi, seguendo un procedimento a doppio binario: da un lato, la distruzione sul posto, e dall’altro l’esportazione all’estero, dove centri con tecnologie più adeguate provvederanno allo smantellamento definitivo.

Gli ispettori – chimici, ingegneri, ma anche personale sanitario – hanno confermato che le informazioni fornite dalla Siria sono giunte alla Opcw in maniera «fluida e corretta», e che il paese «si prepara alla data nella quale aderirà alla Convenzione per la distruzione delle armi chimiche». «Noi li aiuteremo in questo processo, affinché possano raggiungere tutti i requisiti previsti», hanno fatto sapere dall’Aja, dove ha sede l’organizzazione internazionale.

Le operazioni di distruzione delle armi chimiche dovrebbero, secondo informazioni primarie fornite dalla stessa Opcw, più rapide del previsto, e compiute attraverso unità mobili. «Quando Mosca o Washington hanno fissato i punti del processo, sapevano che si trattava di operazioni fattibili. L’arsenale chimico di un paese è sempre segreto, ma in caso di quantitativi enormi di materiali letali si costruiscono installazioni appropriate sopra il terreno. La Siria non appartiene a questa classe di paesi».

Alcune preoccupazioni, per contro, giungono sul livello di sicurezza che dovranno affrontare gli ispettori, che pure saranno coadiuvati da personale delle Nazioni Unite, come già accaduto in Libia e in Iraq, dove le operazioni di smantellamento delle armi chimiche ebbero luogo senza problemi rilevanti. «Se ci saranno problemi da risolvere, lo faremo nel corso dell’ispezione. Al momento, ci sono le condizioni per viaggiare in Siria, benché il contesto sia eccezionale».

Dei 188 paesi che fanno parte dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, nessuno ha ricevuto finora una precisa richiesta di supporto logistico ed economico, considerando inoltre che spetta all’esercito siriano, che detiene la maggior parte delle armi chimiche, fungere da scorta per gli ispettori internazionali, affinché possano operare con successo nella delicata missione che sono chiamati ad affrontare.

Stefano Maria Meconi

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